50 Km all’ora

50 Km all’ora

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A un anno di distanza da Tre di troppo Fabio De Luigi torna alla regia con 50 Km all’ora, e si confronta per la prima volta con la sua terra d’origine: è l’Emilia Romagna infatti la vera protagonista di questa commedia “su strada” con protagonisti lo stesso De Luigi e Stefano Accorsi. Il loro duetto è il valore aggiunto di un lavoro per il resto abbastanza canonico e prevedibile, che soffre la medietà del prodotto popolare italiano contemporaneo.

Emilia Romagna coast to coast

Due fratelli si ritrovano dopo tanti anni al funerale del padre. Tra rancori passati e affetto sopito, i due affrontano un viaggio per portare le ceneri del loro genitore accanto alla moglie, seguendo le sue ultime volontà. A bordo di due motorini scassati, costruiti anni fa quando erano due ragazzini, percorreranno un viaggio attraverso l’Emilia Romagna e attraverso i loro sentimenti per scoprire che c’è sempre tempo per litigare ed amarsi di nuovo. [sinossi]

A esattamente un anno di distanza da Tre di troppo torna alla regia Fabio De Luigi, forse convinto in tale scelta dal discreto successo di pubblico ottenuto dodici mesi fa; la commedia che lo vedeva dividere la scena con Virginia Raffaele ottenne infatti quasi cinque milioni di euro al botteghino, cifre che nel gennaio 2024, con la rinnovata fiducia ottenuta dal cinema italiano dopo il clamoroso trionfo di C’è ancora domani di Paola Cortellesi, possono sembrare misere ma che solo pochi mesi or sono facevano gridare al miracolo, o giù di lì, In realtà l’esito cui sta andando incontro 50 Km all’ora, il terzo lungometraggio di De Luigi in veste da regista – oltre a Tre di troppo c’è il dimenticabile esordio Tiramisù, “vecchio” di otto anni –, non è dei più incoraggianti visto e considerato che in una decina di giorni non sono stati ancora raggiunti i due milioni di euro, in una competizione dove a ben altre velocità corrono Alessandro Siani con Succede anche nelle migliori famiglie (che ha superato i cinque milioni di euro, cifra vicina a quella raggranellata da Ficarra e Picone con Santocielo di Francesco Amato) e Pio e Amedeo con Come può uno scoglio di Gennaro Nunziante, a un passo dai quattro milioni. È probabile che la veste cinematografica indossata da De Luigi per questa sua nuova sortita dietro la macchina da presa non attiri frotte di spettatori, già spiazzate con ogni probabilità da un titolo che non sembra neanche indirizzare verso la risata: e sì che se c’è un pregio che ha 50 Km all’ora è proprio quello di riuscire a far ridere con naturalezza, grazie in particolar modo all’affiatamento di De Luigi con Stefano Accorsi, il co-protagonista di questa vicenda che si muove esattamente nei limiti di velocità imposti dal codice stradale per gli scassatissimi motocicli con cui i fratelli in lutto Rocco e Guido affrontano la morte del padre. Ed è interessante notare come Accorsi sembri quasi liberarsi dei legacci che altrove lo avvincono nella recitazione ogni qual volta ha l’occasione di confrontarsi con la parlata delle sue origini – era già così in Veloce come il vento di Matteo Rovere, altro film basato sulla velocità, seppur di ben altro calibro.

Anche per De Luigi il film segna una sorta di ritorno a casa, lui che è nato e cresciuto a Sant’Arcangelo di Romagna per poi laurearsi a Bologna; se Rocco e Guido hanno la necessità di ritrovarsi per accettare o almeno cercare di comprendere un’esistenza che li vede ancora immaturi – elemento centrale per ora nei lavori diretti dall’attore –, ora che tale esistenza li ha posti di fronte all’ineluttabilità della morte, 50 Km all’ora è l’occasione che De Luigi sfrutta per riappropriarsi delle proprie radici, in un film che termina nella stazione di Lido di Savio, nell’immensa area urbana di Ravenna. Un road movie a scartamento ridotto, a velocità compassata, che elabora il lutto della morte come quello della vita, dell’invecchiamento, dell’impossibilità di mettere davvero a frutto i propri desideri. Da questo punto di vista il personaggio più centrato e forse anche più centrale è di certo il Guido interpretato da Accorsi, che ha abbandonato di punto in bianco la famiglia e soprattutto il fratello per andarsene per mare, impiegato sulle navi da crociera. Un espatriato, senza patria e famiglia a tal punto da non aver neanche mai conosciuto il figlio avuto dopo un’avventura passeggera con una donna milanese. Il vero viaggio, oltre a quello che serve dopo aver attraversato in lungo e in largo l’Emilia Romagna, per spargere le ceneri del padre dei due sulla tomba della moglie a Cervia, è dunque proprio quello di Guido, ben diverso dal borghese Rocco (figura che ben si addice a De Luigi), tutto casa e lavoro, senza svaghi.

Se la prevedibilità è senza dubbio il nemico giurato di 50 Km all’ora, che in effetti non trova mai uno spunto che possa mettere in discussione le certezze edificatesi nello sguardo del pubblico durante la visione – e in tal senso sarebbe stato lecito chiedere di più alla sceneggiatura scritta a quattro mani da De Luigi con Giovanni Bognetti –, e la regia mostra una certa canonicità nelle scelte, l’alchimia che viene a crearsi tra i due attori è portatrice di un’immedesimazione salvifica, credibile, che riscatta parte della mediocrità del prodotto, che non possiede il coraggio per scartare soluzioni abusate, e corrive, come ad esempio un utilizzo enfatico e ben poco interessante della colonna sonora, o la solita sequela di bozzetti “da viaggio” che fanno puntualmente capolino all’interno delle commedie agrodolci italiane fin dai tempi delle prime regie di Gabriele Salvatores: in tal senso la partita di calcio con il figlio di Guido – il rapper capitolino conosciuto come “Biondo”, che qui firma la presenza con il suo vero nome, Simone Baldasseroni – appare pleonastica, quasi quanto la sensazione di giovinezza perduta che dovrebbe portare ai fratelli il prender parte a una festa dove ancora gira la “droga”. Debolezze endemiche del cinema italiano commerciale d’oggi (un oggi che si sta protraendo da troppo tempo) ma che vengono smussate almeno dalla sincerità nel racconto di due solitudini e dalla capacità di rendere un contesto, gesto d’amore verso una regione enorme e centrale – non solo geograficamente – nello scacchiere culturale italiano. Come sempre c’è bisogno di sapersi accontentare in attesa che De Luigi, alla stregua dei personaggi che ama portare in scena, maturi finalmente anche come regista.

Info
Il trailer di 50 Km all’ora.

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