Ce n’est qu’un au revoir
di Guillaume Brac
Presentato nella sezione parallela e non competitiva ACID del Festival di Cannes 2024, Ce n’est qu’un au revoir è il nuovo tassello dell’ispirata filmografia di Guillaume Brac, cineasta dal tocco leggiadro, quasi invisibile, romantico, capace di slittare dal documentario alla finzione senza smarrire quella sensazione di vita vera, autentica, cristallina.
Junge Liebe
Le amicizie del liceo possono durare tutta la vita? Una cosa è certa, tra breve Aurore, Nours, Jeanne, Diane e gli altri diranno addio alla loro stanza del collegio, ai bagni nella Drôme, alle feste in montagna. Louison si taglierà i dread e la piccola famiglia si scioglierà. Per alcuni di loro non è la prima volta e fa ancora più male… [sinossi – lacid.org]
Ti ascolterò.
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Un monde sans femmes (2012), Tonnerre (2013), Contes de juillet (2017), L’Île au trésor (2018), À l’abordage (2020) e adesso Ce n’est qu’un au revoir, senza contare i cortometraggi. Andrebbe recuperato pezzo per pezzo il cinema di Guillaume Brac. Quello di finzione e quello documentario, parenti comunque strettissimi. Si vedano, ad esempio, Un monde sans femmes e Tonnerre e il loro afflato così vitale e realistico. In entrambi c’è Vincent Macaigne, col suo consueto lavoro di sottrazione – ed è quasi ovvio trovarlo in un film di Brac. Ecco, i documentari di Guillaume Brac sembrano abitati e percorsi da tanti giovani Macaigne, eppure non recitano. Un mistero, una magia. Il segreto del cinema di Brac è probabilmente nella distanza, nella giusta angolazione, nella misura.
La naturalezza di Ce n’est qu’un au revoir si manifesta chiaramente di fronte a noi, sul grande schermo, ed è il riflesso del lavoro di Brac prima, durante e dopo le riprese. C’è fiducia negli occhi dei ragazzi seguiti nel documentario, come c’è fiducia negli occhi di quelli presenti alla proiezione di ACID. Ed è lì, nella costruzione del rapporto tra Brac e gli studenti del Lycée Collège du Diois, che prende forma un’idea di cinema, di sguardo, di rispetto. L’avvicinamento di Brac al gruppo di ragazzi passa poi attraverso le scelte di regia, i punti di ripresa. L’impressione è di non invasività, una sorta di invisibilità della macchina da presa, piazzata per documentare e mai spiare, per cogliere e mai rubare. Il senso di Ce n’est qu’un au revoir è nel cercare di dare una forma, quantomeno di illustrare un attimo fuggente, l’età che non tornerà più, le amicizie che forse finiranno – quella via di mezzo tra consapevolezza e illusione.
Aurore, Nours, Jeanne e Diane. Quattro capitoli. Brac si concentra su quattro studentesse, sulle loro storie, anche sui lutti, sulle paure, sull’elaborazione del passato e quindi del futuro prossimo: le separazioni di ieri e quelle di oggi, a loro modo dolorose. Tra Brac e i suoi studenti è un continuo dare e avere, uno scambio alla pari. Ce n’est qu’un au revoir si immerge nei loro ritmi, nelle passioni, persino nelle lotte, in primis quella per l’ambiente e contro i megabassini (serbatoi di acqua artificiale per l’irrigazione agricola). Un ritratto di una delle tante possibili declinazioni dei ragazzi di oggi, in questo caso liberi, militanti, inclusivi, riflessivi.
La complicità tra il regista e i ragazzi è figlia di una distanza azzerata sul piano umano ma preservata nelle scelte di regia, con inquadrature fisse sempre rispettose dello spazio vitale, dell’intimità, con voci in campo o fuori campo e intermezzi colorati a sottolineare la luminosità di questo affresco generazionale. Ce n’est qu’un au revoir prosegue il percorso iniziato col mediometraggio Un pincement au coeur, con chiacchiere e confidenze, balli liberatori, dread tagliati (perché tutto finisce e tutto comincia), silenzi, sguardi e quella dimensione sospesa che è l’adolescenza, quel tempo che sembra potenzialmente infinito. Eppure finisce.
Info
La scheda di Ce n’est qu’un au revoir sul sito di ACID.
Una sequenza tratta da Ce n’est qu’un au revoir.
- Genere: documentario
- Titolo originale: Ce n'est qu'un au revoir
- Paese/Anno: Francia | 2024
- Regia: Guillaume Brac
- Sceneggiatura: Guillaume Brac
- Fotografia: Alan Guichaoua
- Montaggio: Paola Termine
- Produzione: Bathysphère productions
- Durata: 66'