Leurs enfants après eux

Leurs enfants après eux

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Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, Leurs enfants après eux di Ludovic e Zoran Boukherma intreccia i turbamenti dell’adolescenza al contesto socio-economico delle aree périurbaine del nord-est della Francia, il disfacimento familiare alla deindustrializzazione, l’amour fou a immigrazione e integrazione. Un fluviale film d’amore, un melodramma che non teme di sovraccaricarsi, uno sguardo via via sempre più a fuoco sui tanti cambiamenti degli anni Novanta.

Je t’aimais, je t’aime, je t’aimerai

Agosto 1992. Un pomeriggio di un caldo soffocante in una valle sperduta da qualche parte nell’est della Francia, col suo lago e i suoi altiforni ormai spenti. Il quattordicenne Anthony e suo cugino ammazzano il tempo in riva al lago insieme a Steph e Clem. Per Anthony sarà l’estate del primo amore, quello che dà un senso a ogni cosa. Il momento agrodolce della vita che segna la fine dell’infanzia e il passaggio alla maturità. Ma c’è anche Hacine, un giovane ribelle del quartiere. E una motocicletta che ruba ad Anthony, sconvolgendo la vita di tutti. Nel corso di quattro estati cruciali, i destini di Anthony, Steph e Hacine si attraversano, si scontrano e s’intrecciano. E in mezzo a tutto questo tumulto, l’amore cercherà di trovare la propria strada… [sinossi – labiennale.org]
Le monde a tellement de regrets
Tellement de choses qu’on promet
Une seule pour laquelle je suis fait
Je t’aimais, je t’aime et je t’aimerai
– Francis Cabrel, Je t’aimais, je t’aime, je t’aimerai

La scelta di Samedi soir sur la Terre di Francis Cabrel per il lento – finalmente – ballato da Anthony e Steph, coppia evidentemente bellissima di un amour fou (o ouf) tipicamente francese, è l’emblema di una playlist fin troppo perfettina. Un collante furbetto ma sagace che a suo modo cerca di dettare i tempi di un film, Leurs enfants après eux di Ludovic e Zoran Boukherma, programmaticamente slabbrato, fluviale, nipotino illegittimo dei melodrammi familiari statunitensi degli anni Cinquanta. Ci sono i Red Hot Chili Peppers, i Metallica, ovviamente Springsteen (e, sì, Born to Run funziona sempre, soprattutto quando riassume e riavvolge la cifra narrativa), c’è lo scontro generazionale, la provincia industriale e abbandonata, la differenza di classe, i destini già scritti, il subbuglio dell’immigrazione. Tanto, troppo? Forse sì, ma c’è freschezza, vitalità, uno sguardo ampio e non banale sugli anni Novanta. We’ll run ‘til we drop, baby, we’ll never go back

Imbocca più di un sentiero Leurs enfants après eux, tratto dall’omonimo romanzo di Nicolas Mathieu e poggiato sulle giovani spalle di Paul Kircher\Anthony, quattordicenne folgorato dalla bellezza apparentemente irraggiungibile di Steph\Angelina Woreth, ragazza non solo un po’ più grande, più matura, ma soprattutto destinata verso altri lidi, dall’università a opportunità pronte a essere sfogliate come petali. Al contrario di Steph, Anthony è cresciuto in una famiglia operaia, pronta a implodere, portata alla rovina da un padre alcolizzato, violento, problematico – e qui è notevole la performance di Gilles Lellouche, affiancato (non per molto) da Ludivine Sagnier. La questione di classe, il complicato rapporto col padre, la desertificazione umana e sociale della regione sono solo alcune delle direttrici che i gemelli Boukherma riescono a tenere a bada danzando costantemente sul filo dell’ipermelodramma, neutralizzato paradossalmente proprio dalla sovrabbondanza ormonale offerta dall’adolescenza, dalla passione travolgente, da quel Born to run che è una necessità fisica, inevitabile, musicale.

È un manifesto generazionale Leurs enfants après eux, la fotografia volutamente intensa, emotiva, trascinante degli anni de L’odio ma anche della storica vittoria transalpina ai mondiali di calcio, del romanticismo cabreliano ma anche di un amaro passaggio di consegne tra padre e figlio. Nei mai banali snodi narrativi, nei detour che aprono a possibilità inattese (si veda tutta la parabola della moto e soprattutto la sua chiusura), possiamo rintracciare l’altro collante che tiene insieme il film, un po’ fou come la cotta fulminante di un quattordicenne che deve crescere troppo in fretta. Un film di destini forse segnati e di nuove possibilità, di gesti brutali e di profondi atti d’amore. Et mes doigts pris sur tes poignets

Info
La scheda di Leurs enfants après eux sul sito della Biennale.

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