Uscite in sala 05 settembre 2024

Uscite in sala 05 settembre 2024

Come da tradizione mentre si attende di scoprire a chi verrà assegnato il Leone d’Oro le uscite principali della settimana provengono direttamente dal Lido, tra la nuova commedia di Ciro De Caro e Michael Keaton che torna a vestire per Tim Burton i panni di Beetlejuice. Spazio per Gianni Amelio ma anche per due film meno “recenti” come l’animazione di Malta e Laudenbach e l’adattamento di Kirill Serebrennikov dal best seller di Carrère.

TAXI MONAMOUR
di Ciro De Caro

A tre anni di distanza dal già ottimo Giulia Ciro De Caro torna con un lavoro che pur muovendosi nel medesimo solco di umori e riflessioni si dimostra ancor più maturo, stratificato, e complesso. Una commedia amara e divertente, che sa come mettere al centro l’umano e le sue pulsioni, nel racconto di un’amicizia femminile fragile e fortissima. Un lavoro libero, che merita di essere visto e scoperto sul grande schermo. Ottime le interpretazioni di tutto il cast, a partire dalle protagoniste Rosa Palasciano (anche co-sceneggiatrice) e Yeva Sai.

Il film racconta l’incontro tra due donne all’apparenza diverse ma che in fondo si assomigliano molto. Anna è in conflitto con se stessa e la propria famiglia e affronta in solitudine la sua malattia; Cristi fugge da una guerra che la tiene lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo compagno in un viaggio di lavoro e a Cristi di restare al sicuro in Italia. L’incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà. [sinossi]

BEETLEJUICE, BEETLEJUICE
di Tim Burton

Dopo molti anni di opere anodine, prive del tutto o quasi di ispirazione, Tim Burton decide di tornare al passato, e di ripescare dagli anfratti della memoria uno dei suoi film più memorabili, con il vantaggio di poter contare ancora su parte del cast originale (a partire ovviamente da Michael Keaton e Winona Ryder, entrambi ottimi). Il risultato è divertente, e per quanto imparagonabile all’ispirazione dei tempi d’oro mostra un piccolo barlume di speranza per il futuro. Splendido, come sempre, Willem Dafoe, esornativa Monica Bellucci.

Trentasei anni dopo gli eventi del primo film, la famiglia Deetz torna a casa a Winter River dopo l’inaspettata morte di Charles Deetz. La vita di Lydia viene sconvolta quando la figlia adolescente ribelle, Astrid, scopre il misterioso modello della città in soffitta e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto, liberando Beetlejuice. [sinossi]

CAMPO DI BATTAGLIA
di Gianni Amelio

Amelio torna alla regia immergendosi nella fanghiglia della Prima guerra mondiale, e cercando di rintracciare traiettorie del presente tra discorsi sul conflitto armato e accenni di pandemia (la Spagnola, per l’esattezza); peccato che la seconda metà del film appaia pretestuosa, inconclusa, anche un pochino sciatta, e vanifichi qualche interessante intuizione presente all’inizio.

Sul finire della Prima guerra mondiale. Due ufficiali medici, amici d’infanzia lavorano nello stesso ospedale militare, dove ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi. Molti di loro però si sono procurati da soli le ferite, sono dei simulatori, che farebbero di tutto per non tornare a combattere. Stefano, di famiglia altoborghese, con un padre che sogna per lui un avvenire in politica, è ossessionato da questi autolesionisti e, oltre che il medico, fa a suo modo lo sbirro. Giulio, apparentemente più comprensivo e tollerante, non si trova a proprio agio alla vista del sangue, è più portato verso la ricerca, avrebbe voluto diventare un biologo. Anna, amica di entrambi dai tempi dell’università, sconta il fatto di essere donna. A quei tempi, senza una famiglia influente alle spalle, era difficile arrivare a una laurea in medicina. Ma lei affronta con grinta un lavoro duro e volontario alla Croce Rossa. Qualcosa di strano accade intanto tra i malati: molti si aggravano misteriosamente. Forse c’è qualcuno che provoca di proposito delle complicazioni alle loro ferite, perché i soldati vengano mandati a casa, anche storpi, anche mutilati, purché non tornino in battaglia. [sinossi]

LINDA E IL POLLO
di Chiara Malta, Sébastien Laudenbach

Chiara Malta si lancia per la prima volta nell’animazione con un lavoro divertente, scritto in punta di penna e in grado di smuovere anche verso una commozione sincera; il merito la regista italiana lo deve condividere con il talento di Sébastien Laudenbach (La Jeune fille sans mains, tanto per citare un titolo), che con i suoi tratti disegnati apre le porte dell’immaginazione.

Linda non ha preso l’anello di sua madre! Non meritava di essere punita! Che ingiustizia! E ora Paulette, la mamma di Linda, farà di tutto per farsi perdonare dalla figlia, anche se questo significa preparare il pollo con i peperoni, nonostante non sappia cucinare. Ma come si fa a comprare un pollo durante uno sciopero generale? Dal pollaio al camioncino dei cocomeri, dalla polizia dal grilletto facile al camionista allergico, dalla nonna alle inondazioni, Paulette e sua figlia si imbarcano alla ricerca del pollo, coinvolgendo la “banda di Linda” e, alla fine, l’intero quartiere. All’insaputa di Linda, il delizioso piatto di pollo che suo padre era solito preparare è la chiave della memoria. [sinossi]

LIMONOV
di Kirill Serebrennikov

Il libro di Emmanuel Carrère è un trattato dialettico, lo studio di una personalità debordante, fortissima, di grande spessore – riconoscimento che non equivale a un’adesione al suo pensiero, ovviamente. Serebrennikov ne coglie solo la superfice, il derma più evidente, e si limita a una storia d’amore poco appassionante e che non rende merito a un folle avventuriero come non se ne trovano più. Didascalico, abbastanza dimenticabile.

Eduard Limonov, dissidente comunque mai allineato neppure con la dissidenza, lascia l’Unione Sovietica per vivere a New York dove, continuando a scrivere, vive prima da homeless per poi diventare maggiordomo di un ricco intellettuale. [sinossi]

QUASI A CASA
di Carolina Pavone

Carolina Pavone esordisce con un racconto di formazione al femminile che si muove (con agilità qua e là rivedibile) nel mondo del rock; un lavoro semplice ma sincero, un po’ ingenuo ma anche conscio della sua dimensione, che può contare sulla bella presenza scenica di Lou Doillon.

Arriva un momento nella vita di tutti, tra la giovinezza e l’età adulta, in cui bisogna cominciare a capire cosa fare, e quale sia il posto che si vuole occupare nel mondo. Caterina ha vent’anni e potrebbe averlo scoperto. Vuole fare la musicista, ma è paralizzata dalla paura e dall’insicurezza. Un’estate le accade qualcosa di incredibile: incontra il suo idolo, la cantante francese Mia, e la conosce. È l’inizio di un rapporto complesso che accompagnerà Caterina negli anni e le permetterà finalmente di tornare a casa. [sinossi]

Questa settimana escono anche La sindrome degli amori passati (2023) di Ann Sirot e Raphaël Balboni, Sottocoperta (2024) di Simona Cocozza. Da lunedì 9 settembre è in sala Cyborg 009 vs Devilman (2024) di Jun Kawagoe. Buone visioni!

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