Intervista ad Antonella Sudasassi Furniss e Sol Carballo
Antonella Sudasassi Furniss è una scrittrice, regista e produttrice costaricana. Il suo primo film lungo, El despertar de las hormigas, è stato presentato alla Berlinale 2019, e poi selezionato come rappresentate del Costa Rica per l’Oscar, è stato il primo film centramericano a ricevere una nomitation per i Goya, ed è stato presentato a 65 festival internazionali ricevendo numerosi premi. Come regista e scrittrice è interessata a raccontare personaggi femminili nel loro rapporto con la sessualità, in diversi stadi della vita. Il suo secondo lungometraggio, Memorias de un cuerpo que arde, si concentra sulla fase senile. Presentato a Panorama della Berlinale, sta avendo un successo festivaliero pari a quello del film precedente. In occasione della presentazione del film al Bari International Gender Festival, proponiamo l’intervista fatta alla regista durante la Berlinale. All’incontro era presente la protagonista Sol Carballo.
All’inizio del film, mostri la troupe impegnata alla lavorazione del film stesso. Perché questo inizio?
Antonella Sudasassi Furniss: Per me era molto importante dire al pubblico che quello che stavano per vedere sarebbe stata una messa in scena, esattamente come una “puesta en escena”. Era molto importante perché volevo che ricordassero sempre che le voci sono reali ma che quello che stavano vedendo non era necessariamente lo era. Doveva essere un modo di unire questi due mondi, le loro voci che sono reali e gli attori che non lo sono. Era solo questa idea di mostrare l’artificio del cinema.
Mostri anche una proiezione, con tanto di fascio luminoso, dove si assiste a una scena di erotismo in un film. Perché inserire quella scena?
Antonella Sudasassi Furniss: Il film che viene mostrato è il primo film di finzione costaricano con un bacio sullo schermo, Elvira del 1955. Possiamo immaginare l’effetto che ebbe. E fu raccontato sui giornali: c’è un bacio, c’è questa attrice che si bacia sullo schermo! Era per fare un piccolo occhiolini, per raccontare un po’ di storia del cinema, della storia della Costa Rica.
[A Sol Carballo] Cosa puoi dirmi del tuo personaggio e come hai lavorato per costruirlo?
Sol Carballo: Ho sentito le storie delle donne e mi toccato davvero. Ho trovato certe cose che condivido con loro, certi giorni, giorni difficili. Sono stata in grado di sentire, semplicemente sentire. Perché loro parlavano e io ero come se avessi quel ricordo sul mio corpo ed è così che l’ho fatto. Voglio dire, ho solo ascoltato, ho cercato di essere nei loro panni e sentirlo. E ho davvero la sensazione di essermi mossa su ciò che dicevano, sul modo in cui vivevano. E ho pensato alle donne, a come continuiamo a fare cose solo perché siamo donne. Forse non lo vogliamo essere lì, ma dobbiamo esserci perché siamo donne.
Antonella Sudasassi Furniss: Credo anche che tu abbia avuto certe esperienze nella tua vita che ti hanno aiutato ad arrivare fin lì.
Qual è stato il momento iniziale del progetto del film?
Antonella Sudasassi Furniss: Sono partita da delle domande che avrei voluto fare alle mie nonne ma che non sono riuscita a fare. Una nonna non c’era più, la mia nonna paterna invece è ancora viva ma ha problemi di memoria. Quindi non sono riuscita a parlare con loro, ma ero davvero curiosa di sapere come andavano le cose per loro. Avevano molti figli e ci si aspettava che vivessero in un certo modo. Sapevo che doveva essere stato difficile per loro, ma non sono mai riuscita a parlargliene, a chiedere loro: «Hai avuto un orgasmo? Hai vissuto la tua sessualità? Sei riuscita a far capire al tuo uomo che anche tu hai i tuoi desideri?». Così ho iniziato a parlare con altre donne e da quelle conversazioni è nata la storia del film.
La sessualità delle persone anziane, soprattutto delle donne, è un grande tabù. Secondo te, perché lo è, e perché è importante parlarne al cinema?
Antonella Sudasassi Furniss: Sì, è decisamente un tabù. Penso che a una certa età, le donne in particolare tendano a scomparire in qualche modo. Iniziano dopo, diciamo, i 40, 45, 60, 50 anni. Le donne non sono più considerate sessuali. Anche noi, quando cresciamo e quando siamo bambini, tendiamo a vedere le nostre nonne come se fossero delle sante. E le sante sono vergini. Quindi non immagineremmo mai che le nostre nonne facessero sesso. È impossibile. Parlarne con queste donne è stato, per loro, molto difficile, così difficile che hanno preferito l’anonimato. Sono state estremamente coraggiose a raccontare le loro storie per il film. E penso che sia un argomento universale.
Ma c’è qualcosa di specifico del tuo paese, della tua cultura, o in generale delle culture di forte tradizione cattolica?
Antonella Sudasassi Furniss: Credo che tutto sia tanto locale quanto universale allo stesso tempo. Queste sono le loro storie e hanno vissuto in Costa Rica per tutta la vita. È molto costaricano in questo senso. Ed è un paese cattolico, che era molto conservatore. E credo che questo possa avere risonanza in altri paesi che hanno vissuto un’esperienza simile. Il loro umorismo è molto costaricano.
Una cosa intrigante del film è stata mettere insieme i personaggi a età diverse, a diversi livelli di tempo.
Antonella Sudasassi Furniss: È stata una sfida anche avere tutti gli attori sul set, sai. Volevo davvero avere questa sensazione che il tempo non fosse lineare, che i ricordi abitassero i loro corpi, le loro vite, il loro spazio. Ecco perché la scelta di avere tutto nello stesso posto in un unico luogo, quel luogo è diventato come la mente collettiva di queste donne. È stata una sfida, ma è stato molto divertente e molto interessante lavorarci. Ha anche dato loro un’idea giocosa.
Hai imparato qualcosa dopo il tuo primo lungometraggio El despertar de las hormigas?
Antonella Sudasassi Furniss: Dopo quel film, che ha debuttato alla Berlinale nel 2019, ho iniziato a parlare con un sacco di persone che sono andate a vedere il film e mi hanno raccontato le loro storie. Sapevo che c’era qualcosa di cui parlare. E che la sessualità dopo una certa età diventava sempre più un tabù. Era importante per me dare voce a queste donne, dare loro una piattaforma per raccontare le loro storie, che di solito sono tenute invisibili.
[A Sol Carballo] Sei un’attrice professionista o no?
Sol Carballo: Sono una ballerina, ballavo. E questa è la mia prima esperienza. Ma la regista è brava, mi diceva cosa fare.
[A Sol Carballo] È interessante il modo in cui mostri la vita, la vita di tutti i giorni, in casa, sistemare le cose, cucinare, dormire. Le cose comuni di un uomo, di una donna. Ma anche l’idea di sottomissione.
Sol Carballo: Si basava davvero su quello che mi avevano detto quelle signore che facevano in un solo giorno. Una delle protagoniste amava davvero lavare i vestiti del marito. Mi ha raccontato che lavando ogni capo di vestiario, un sacco di ricordi sono diventati vivi. Quel genere di frasi, quel genere di idee hanno effettivamente aiutato a dare vita al personaggio.