Mutiny in Heaven: The Birthday Party. Nick Cave – La prima fila non è per i fragili
di Ian White
Arriva in sala per tre giorni Mutiny in Heaven: The Birthday Party, il documentario di Ian White dedicato alla seminale band australiana che ha per sottotitolo in Italia Nick Cave – La prima fila non è per i fragili; un viaggio in un’estetica musicale brutale, dalla violenza primigenia, che non ha molti eguali nella scena dell’epoca.
I ragazzi della porta accanto
Mutiny in Heaven: The Birthday Party. Nick Cave – La prima fila non è per i fragili racconta la storia di uno dei gruppi post-punk più selvaggi di sempre, risucchiato nel caos vorticoso dei locali fumosi di Londra e Berlino. La determinazione e la volontà di non cedere mai a compromessi sono la partenza per affrontare con uno sguardo crudo l’intreccio tra ispirazione artistica e dipendenze, tra fama e conflitti interpersonali, il tutto sostenuto dall’umorismo cupo e ironico dei singoli membri della band. [sinossi]
Il 7 novembre del 1986, neanche trentenne, il bassista Tracy Pew moriva per un’emorragia cerebrale provocata da una rovinosa caduta a terra a seguito di un attacco epilettico; il 30 dicembre del 2009 un cancro si portava via il cinquantenne Rowland S. Howard, chitarrista. Sono gli unici due membri dei Birthday Party che nel documentario di Ian White Mutiny in Heaven: The Birthday Party, già visto in Italia al festival torinese Seeyousound la scorsa primavera e ora in sala per tre giorni con Nexo Digital (dal 2 al 4 dicembre), non possono intervenire al giorno d’oggi per ricordare il tempo che fu, la scintilla di un’apocalisse musicale che partì dalla Caulfield Grammar School di Melbourne per incendiare il vecchio mondo, da Londra ancora frastornata dopo la sbornia punk alla Berlino che ancora era divisa a metà dal muro. Se di Howard persiste nel montaggio qualche dichiarazione d’epoca, in stralci di interviste video, Pew è una presenza muta e selvaggia, che in una certa qual misura contiene in sé la quintessenza di una band dalla violenza primigenia, quasi ancestrale, angoscioso gorgoglio post-punk che attraversò per un pugno di anni l’Europa – e l’Australia, dove i cinque membri si rifugiarono sempre, magari dopo una fuga dalla Londra imbruttita e già in piena era Thatcher. Se in pochi, eccezion fatta per i cultori della materia, hanno probabilmente memoria di Pew e Howard, il discorso cambia quando si sposta lo sguardo sugli altri componenti dei Birthday Party, che furono poi i fondatori fin dai tempi del liceo: non tanto il “povero” Phil Calvert, batterista che venne estromesso nel 1982, un anno prima dello scioglimento definitivo, ma senza dubbio Mick Harvey e ancor più Nick Cave, tuttora impegnati insieme con i Bad Seeds. Ecco dunque spiegato il lunghissimo sottotitolo scelto per l’uscita italiana del documentario, vale a dire Nick Cave – La prima fila non è per i fragili.
Ed è sempre il carismatico leader, frontman tra i più magnetici del rock dell’ultimo cinquantennio, a pronunciare all’inizio del film, dal palco, la fatidica frase “la prima fila non è per i fragili”. Come potrebbe non essere così, d’altronde, con gli spettacoli dei Birthday Party che già all’epoca dei Boys Next Door – questo il primo nome del gruppo – fungevano da sfogatoio barbarico di ogni pulsione, di ogni repressione? Mutiny in Heaven si articola attraverso una struttura di prammatica, abbastanza convenzionale: interviste a fungere da trait d’union per un viaggio temporale che segue una progressione cronologica e va dagli esordi a Melbourne, quando i cinque erano già dei ragazzi perduti, diciassettenni che salivano sui treni per finirsi una bottiglia di liquore, e arriva al tour finale proprio nella natia Australia. Eppure c’è una oscurità malsana che si fa largo tra le pieghe del racconto, e che riesce a descrivere un momento irripetibile della storia della musica e della cultura, quando le generazioni più giovani si lasciarono affascinare dall’introspezione violenta, dalla rappresentazione del trauma, dalla distruzione ideale di ogni totem e di ogni tabù. Questo è il punto di forza del lavoro, che costringe lo spettatore odierno in traiettorie che non potrà che trovare disgustose, e dunque intimamente rivoluzionarie perché in grado di frammentare le certezze dell’ovvio (in questo grazie anche alla sincerità disarmante di Cave e Harvey, che si lanciano in un’aneddotica spiazzante, assurda, che descrive una vita vissuta ben oltre i limiti del sostenibile). Se poi si aggiunge l’inventivo montaggio lavorato da Aaron J. March, che mette insieme riprese d’archivio, inserti animati, interviste frontali e via discorrendo, ci si ritrova di fronte a un’operazione sicuramente “commerciale” (il film funge anche da lancio del nuovo tour dei Bad Seeds) ma tutt’altro che banale, che potrebbe spingere qualche spettatore a riscoprire i Birthday Party, tra le band più sgradevoli del pantheon post-punk, violente e deicide, intimamente autodistruttive. Impresa lodevole.
Info
Mutiny in Heaven: The Birthday Party. Nick Cave – La prima fila non è per i fragili, il trailer.
Mutiny in Heaven: The Birthday Party. Nick Cave – La prima fila non è per i fragili, il sito ufficiale.
- Genere: documentario, musicale
- Titolo originale: Mutiny in Heaven: The Birthday Party
- Paese/Anno: Australia | 2023
- Regia: Ian White
- Sceneggiatura: Ian White
- Fotografia: Craig Johnston
- Montaggio: Aaron J. March
- Interpreti: Mick Harvey, Nick Cave, Phil Calvert
- Colonna sonora: J.P. Shilo
- Produzione: Beyond TNC, BMG, Eyewhite
- Distribuzione: Nexo Digital
- Durata: 98'
- Data di uscita: 02/12/2024