Con Dostoevskij i gemelli D'Innocenzo, distaccandosi in gran parte dalla prammatica della serialità televisiva, affidano a un'opera lunga cinque ore una riflessione che utilizza i codici del poliziesco per riflettere sulla pulsione di morte dell'individuo. In Berlinale Special e da giugno in sala prima di approdare su Sky. Leggi tutto
Invelle, in dialetto marchigiano “in nessun posto”, segna a cinquantatré anni l'esordio alla regia di un lungometraggio per l'animatore pergolese Simone Massi, che utilizzando tre momenti di passaggio fondamentali dell'Italia novecentesca orchestra uno struggente racconto famigliare di rara potenza politica ed efficacia estetica. Leggi tutto
Omaggio a Monica Vitti, studio di attrice, confronto/specchiamento con il cinema italiano degli anni d'oro. Tutto questo è Mi fanno male i capelli, ottavo lungometraggio di Roberta Torre: la regista è ancora alla ricerca di una sua strada, ma qui sembra trovare più felicemente che altrove una forte ispirazione. Leggi tutto
Anche il piccolo Edgardo Mortara, come Aldo Moro, viene rapito, ma stavolta a ordire la turpe azione non è il brigatismo, bensì lo Stato Pontificio che pretende che un bambino una volta battezzato debba essere educato nel nome di Gesù anche se è di famiglia ebraica. Leggi tutto
Con Il principe di Roma Edoardo Falcone prende la struttura narrativa di Canto di Natale di Charles Dickens e la immerge nell'humus culturale del marchese del Grillo. Ne viene fuori una commedia graziosa, più di scrittura che di regia e di messa in scena, dominata da un bravo Marco Giallini. Leggi tutto
Rapiniamo il Duce segna il ritorno alla regia di finzione per Renato De Maria a tre anni di distanza da Lo spietato. Anche qui il regista si muove nel campo del genere, orchestrando un heist movie ambientato a Milano nei giorni che portarono alla caduta del regime fascista. Leggi tutto
Tratto dal romanzo di Cognetti, il film di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch è una coproduzione franco-italo-belga scritta e diretta con piglio mainstream, a partire dalle scelte musicali, ma troppo distante dalle montagne che mette costantemente in scena. Leggi tutto
Un film dal sapore sciamanico e dal ritmo antico, quello di Leonor Caraballo, argentina, e Matteo Norzi, italo-uruguaiano, che attraverso il dispositivo della malattia riflette in realtà, in maniera talvolta confusa ma sempre stimolante, sulla natura intrinseca dell’immagine e del cinema come morte al lavoro. Leggi tutto