Kill Gil Vol. 1

Kill Gil Vol. 1

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In Kill Gil Vol. 1 il figlio “indiano” di Roberto Rossellini documenta la terribile malattia che l’ha colpito all’improvviso, senza mai scadere nella retorica o scegliere la via del patetismo. In Orizzonti, tra gli eventi speciali, a Venezia 2005.

The Fall and Rise of Gil Rossellini

Il regista e produttore Gil Rossellini, figlio di Roberto, ripercorre il calvario della malattia che lo ha colpito il 19 novembre 2004 e lo ha costretto sulla sedia a rotelle. Reduce dal successo veneziano di ‘La principessa del Monte Ledang’, da lui coprodotto, Rossellini si reca al Festival di Stoccolma per promuovere il film quando, improvvisamente, ha un malore e sviene. Ricoverato d’urgenza allo Swedish Hospital Karolinska, i medici per salvarlo lo sottopongono ad una ventina di operazioni. Dopo tre settimane di coma, si risveglia, ma solo il 23 luglio 2005, dopo un soggiorno in una clinica di riabilitazione, può fare ritorno in Italia. Il regista in una sorta di video-diario, con l’aiuto di sua sorella Isabella, racconta la sua odissea, come ha ricominciato a vivere e ha conosciuto nuovamente il mondo e le persone che gli sono vicine. [sinossi]

Gil Rossellini è il figlio “indiano” del Roberto nazionale, e siamo praticamente certi che senza la terribile disavventura che lo ha visto protagonista negli ultimi nove mesi difficilmente sarebbe salito agli altari delle cronache internazionali. Qualcuno potrebbe ricordarsi del suo documentario Bollywood-La donna indiana, a qualcun altro tornerà alla mente la sua passerella del 2004 verso la Sala Grande al Lido al seguito della delegazione di Puteri gunung Ledang, primo film malese presente al Festival del quale era coproduttore. Ma non molto di più; eppure, dopo la visione di Kill Gil Vol. 1 (Evento Speciale della sezione Orizzonti di Venezia 2005) sarà difficile scrollarsi di dosso il suo volto e la sua esperienza. Che si ricollega, fin dall’incipit, proprio ai fasti lagunari dell’anno scorso: in seguito al successo dell’action malese Gil inizia un’interminabile tournée di presentazione del film. Il 19 Novembre, a Stoccolma, sviene ed entra in coma. Da qui inizia il calvario ospedaliero, fatto di operazioni su operazioni nel tentativo disperato di ridare vita agli arti superiori e inferiori. Un viaggio all’inferno che avrebbe distrutto chiunque, e dal quale Rossellini esce aggrappandosi all’apparecchio elettronico che meglio può tenere desto il suo rapporto con la vita normale, con la prassi quotidiana di sempre: la videocamera. Ne viene fuori dunque un imperdibile diario personale che esamina, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, la reazione del corpo del regista agli stimoli della riabilitazione. Filmino familiare – altri operatori improvvisati sono le sorelle Ingrid e Isabella – che acquista una profondità cinematografica unica, documento visivo che sopperisce alla durezza dell’impatto sullo spettatore (si sta comunque esaminando il corpo semi-vivo di un uomo uscito da un coma) grazie alla sorprendente verve dell’intera genia dei Rossellini. Quando Isabella, appena entrata nella stanza d’ospedale che ospita il fratellino, nota le strisce senza pelle sulle gambe, regalo di una delle operazioni, lo apostrofa dicendo “Se in questo momento stessi a New York lanceresti una nuova moda”. E lo stesso protagonista ride di sé e della propria condizione di paraplegico – l’uso delle braccia è stato riacquistato con una certa velocità, discorso ben diverso per quanto riguarda le gambe.

E non che ci sia la volontà di svilire una tematica dolorosa come questa, non ci devono essere fraintendimenti su questo: semplicemente si ha l’impressione che l’intero senso dell’opera di Gil si sviluppi sulla casualità dell’esistenza e sull’accettazione dei meccanismi oscuri della stessa, senza remissività ma anche senza inutili e tronfi patetismi. Dopotutto è la voce narrante dello stesso regista ad affermare alla fine, dopo essere arrivato nell’amata Roma, “Nevermind…I’m Alive!”, ed è questo quello che realmente conta, probabilmente. Ciò che rimane, alla fine della proiezione di Kill Gil Vol. 1 (oltre al geniale titolo) è l’immagine di un uomo coraggioso, intelligente, forte, attorniato da una famiglia unita – il rapporto tra i fratelli e sorelle è (apparentemente) splendido – che ha affrontato la tragedia con l’impudenza e l’autoironia necessaria per non venire travolto dagli eventi. Il suo racconto, al risveglio dal coma, si sofferma a un certo punto su questo: “Che delusione: non ci sono angeli, non ci sono tunnel, non ci sono luci scintillanti…”. E allora chapéau!

Info
Kill Gil Vol. 1, il trailer.

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