The Night Owl

The Night Owl

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Presentato al Far East Film Festival 2023, The Night Owl di An Tae-jin è un kolossal storico sudcoreano dove la stucchevole scenografia è a servizio di un thriller medievale, come un’Agatha Christie durante la dinastia Joseon. Gli intrighi di corte di un paese che soffre l’ingerenza della Cina/Manciuria di era Qing possono essere smascherati solo grazie alla figura dell’agopuntore di corte Gyeong-su, il testimone cieco.

Della dinastia dei Qing

Siamo nel 1645, e sul regno Joseon troneggia re Injo. Il principe Sohyeon, erede al trono, sta per tornare in Corea dopo essere stato ostaggio dei Qing per otto anni. Gyeong-su, un talentuoso agopuntore originario di un villaggio rurale, è stato scelto per vivere a palazzo e servire la famiglia reale. Gyeong-su è cieco, o almeno tutti lo credono tale. In realtà è affetto da una malattia che si chiama emeralopia (cecità diurna) per la quale è completamente incapace di vedere alla luce diurna, ma conserva una discreta visione notturna. Ma gli capita di assistere a un crimine, qualcosa che non avrebbe mai dovuto vedere. Per proteggere sé stesso deve tacere, ma ciò che sa è troppo dirompente per tenerlo per sé. [sinossi]

Non c’è miglior cieco di chi finge di non vedere. Questo ribaltamento della nota massima calza a pennello sulla figura di Gyeong-su, il medico di corte nella monarchia coreana, che proviene dai villaggi rurali ed è stato promosso nell’entourage del re per la sua grande abilità nella pratica dell’agopuntura. Gyeong-su si finge cieco, in realtà la sua cecità è solo diurna, perché affetto da una rara malattia che gli permette la vista solo di notte. La peculiarità di questo personaggio costituisce il centro drammaturgico di The Night Owl (il titolo originale coreano è Olppaemi 올빼미), kolossal in costume presentato al 25° Far East Film Festival di Udine. Il film rappresenta l’opera prima di An Tae-jin, promosso alla regia dopo essere stato assistente di Lee Joon-ik per l’altro blockbuster in costume King and the Clown. La figura di Gyeong-su, come si diceva, è peculiare: è il cieco che ha visto tutto, che è stato testimone dell’omicidio dell’erede al trono Sohyeon, ma se rivelasse quello che sa, oltre che a esporsi a rischi, cadrebbe la sua copertura di finto cieco. «La gente non vuole che un cieco veda», non può accettare una situazione dove non ci sia una separazione netta, o si è ciechi o si è vedenti, nessuna via di mezzo. Sarebbe dirompente contestare questo manicheismo, e il saggio, nonché abilissimo agopuntore, Gyeong-su non può che simulare di essere cieco sempre. Il suo è uno struggimento che ricorda quello di padre Michael di Io confesso.

The Night Owl è un romanzo storico che si incentra sulla misteriosa morte del principe Sohyeon, primogenito del re Injo, avvenuta nel 1645, poco dopo il suo ritorno dalla sua detenzione a Shenyang, la capitale della dinastia dei Qing, e poi Pechino, trattenuto come ostaggio. All’epoca il regno Joseon si trovava a fronteggiare l’ingerenza manciuriana/cinese. Come spesso succede in questo tipo di racconti, al cinema e non, questa peculiare situazione storica può richiamare la condizione contemporanea di un paese ormai del tutto e per tutto assoggettato al sistema occidentale. Nella corte di re Injo, nella conoscenza dell’epoca del globo terrestre come vista in un mappamondo, gli odiati Qing sono visti come portatori di una pervasiva cultura occidentale cui quella locale rischia di essere omologata. L’erede al trono in effetti, nel periodo della sua detenzione nella corte Manciù, era entrato in contatto con dei gesuiti tedeschi. Per questo il suo essere filoccidentale era visto con sospetto dal padre.

An Tae-jin costruisce un film elegante e sontuoso, nella ricostruzione dello sfarzo di corte, dove ancora possiamo trovare echi storariani da L’ultimo imperatore. E in questo splendore estetico iscrive una storia di intrighi di corte, un giallo alla Agatha Christie nel palazzo reale Joseon, un’opera dove la giustizia confligge con la corruzione come nei classici drammi pansori della tradizione coreana. E il film è anche debitore dei più riusciti jidaigeki nipponici, si pensi alle somiglianze, l’avvelenamento, la cecità, la fedeltà al signore, con Love and Honour di Yōji Yamada. E dove il samurai del caso, con la classica menomazione fisica alla Zatoichi, non impugna la katana bensì, con la stessa precisione estrema, gli aghi di quella medicina tradizionale orientale riconosciuta anche oggi in occidente.

Info
The Night Owl sul sito del Far East.

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