When You’re Strange

When You’re Strange

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La patina didascalica di When You’re Strange, film dedicato ai Doors e in particolare a Jim Morrison, viene scalfita dall’ottimo e inedito materiale di repertorio. Alla regia, uno dei nomi di rilievo dell’indie americano, Tom DiCillo.

This is the End

Il primo film documentario che ripercorre la storia dei Doors, e in particolare quella di Jim Morrison, dal suo incontro con il tastierista Ray Manzarek nei corridoi della UCLA fino alla sua morte tragica avvenuta a Parigi nel 1971. Per il suo racconto, Tom DiCillo utilizza immagini inedite della band e, per la prima volta, il film girato da Morrison stesso ai tempi del corso alla UCLA… [sinossi]
You know that it would be untrue
You know that I would be a liar
If I was to say to you
Girl, we couldn’t get much higher
The Doors, Light My Fire

Da un lato Jim Morrison, il “lizard king”, l’eroe decadente del rock a stelle e strisce degli anni Sessanta, con gli eccessi, le incongruenze, la ribollente rabbia contro l’ipocrisia e il bigottismo del sistema capitalista. Dall’altro Tom DiCillo, figura tra le più sincere dell’ondata indie della seconda metà degli anni Ottanta, prima direttore della fotografia per la meglio gioventù di New York e dintorni (su tutti ovviamente Jim Jarmusch, alle cui dipendenze lavora per Permanent Vacation, Stranger Than Paradise e il corto Coffee and Cigarettes, ma anche Eric Mitchell e Howard Brookner) e in seconda battuta cineasta mai allineato, capace di sfornare piccoli gioielli quali Johnny Suede, Living in Oblivion – ribattezzato dalle nostre parti con il descrittivo e banale titolo Si gira a Manhattan – e Box of Moon Light. All’apparenza tra questi due personaggi i punti in comune potrebbero sembrare pochi: cosa ha infatti a che spartire l’esuberante egocentrismo proprio dell’etica “live fast, die young” del rock con l’intimidito minimalismo che rappresenta il principale codice estetico dell’indipendenza USA da trent’anni a questa parte?

Eppure il pregio principale di When You’re Strange – il titolo riprende uno dei passaggi più celebri di People Are Strange, singolo di punta del secondo album in studio dei Doors, anno domini 1967 – risiede proprio nell’appassionata sincerità con cui DiCillo si avvicina al mondo della band capitanata da Jim Morrison: già nell’incipit, che invita in maniera implicita il pubblico a viaggiare per le strade aperte, sconfinate e libere (?) d’America, si riesce a cogliere in pieno il senso di un’operazione così estranea, almeno a prima vista, al mondo del cineasta italo-americano. When You’re Strange è in effetti il primo documentario della sua carriera di cineasta, e questo aspetto lo si può scorgere senza troppa difficoltà andando a studiare da vicino la struttura narrativa architettata per riportare in vita sullo schermo l’esistenza di uno dei simboli della cultura rock d’oltreoceano: partendo dall’iscrizione di Morrison alla facoltà di cinema dell’UCLA – University of California, Los Angeles – per arrivare fino alla fatidica notte del 3 luglio 1971 in cui l’istrionico cantante perse la vita nel bagno della sua casa di Parigi, il documentario si sviluppa seguendo un percorso lineare e cronologico.

Le prime prove nel garage, le discussioni di Morrison con i genitori (in particolare con il padre, militare che non approvava la vita del figlio, da lui considerata dissoluta e inutile), il successo improvviso che porta la band sotto le luci della ribalta, i problemi con le droghe, le tensioni all’interno del gruppo, il crollo del leader carismatico. Tutte tappe fondamentali ma forse fin troppo risapute, e non solo per gli amanti dei Doors: l’impressione di un’opera forse fin troppo smaccatamente divulgativa viene vivificata dall’utilizzo della voce fuori campo – nella versione doppiata affidata, in maniera a dir poco improvvida, a Marco “Morgan” Castoldi, che non ha possibilità alcuna di competere con l’originale di Johnny Depp – che aggiunge una patina didascalica al tutto. Ma questo difetto, proprio dell’inesperienza di DiCillo con il documentario, viene perfettamente controbilanciato dall’ottimo e inedito materiale di repertorio che il film propone, a partire dall’unico cortometraggio portato a termine da Morrison durante gli anni di studio universitario: quello che si compone nell’ora e mezzo (o poco meno) durante la quale si dipana il film non è solo il ritratto sentito e umano di una delle intramontabili celebrità del rock ma anche la panoramica su una nazione irrequieta, nel pieno della ribellione verso se stessa. Un’America forse immatura eppure vitale, pronta a urlare la propria inadeguatezza senza vergognarsi. Perché, parafrasando William Blake, solo quando le porte della percezione sono spalancate, ogni cosa può apparire all’uomo come realmente è: infinita.

Info
Il trailer italiano di When You’re Strange.
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