Key of Life

Key of Life

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Irresistibile black comedy, sia pur non esente da qualche difetto, Key of Life di Kenji Uchida parte dal classico schema comico dello scambio d’identità per costruire una spassosa serie di gag slapstick. Alla 15esima edizione del Far East.

Una saponetta per due

Quale piega può prendere la vita di un attore squattrinato se ruba l’identità a un gangster che ha perso la memoria? E se il criminale si innamorasse di una donna ossessionata dalla pianificazione persino quella del suo matrimonio senza sposo? Quali inaspettate strade riserverà il destino? [sinossi]

La quindicesima edizione del Far East Film Festival regala una delle visioni più esilaranti con Key of Life, la black comedy diretta dal giapponese Kenji Uchida (A Stranger of Mine, After School), capace di strappare al pubblico risate fino alle lacrime. Si parte da una storia poco originale come lo scambio di identità tra persone che più diverse di così non si può. Sakurai, un attore disoccupato da tempo sull’orlo del suicidio, e Kondo, sicario professionista che non lascia nulla al caso: due poli opposti, yin e yang, bianco e nero. Lo scambio avviene durante la sequenza più incredibilmente irresistibile di Key of Life, ovvero dopo la rocambolesca caduta di Kondo nel bagno pubblico dove entrambi si trovano. Sequenza che poggia sulla più classica delle gag, quella dello scivolone sulla buccia di banana che fin dalle comiche degli anni ‘20 in stile slapstick non smette di suscitare il divertimento sguaiato e anche un po’ sadico delle platee.
La perfezione dei tempi, l’incredibile gioco di sponda della saponetta che viene a trovarsi con diabolica precisione sotto al piede del malcapitato proprio nel momento esatto in cui ci finisce con il piede sopra e l’inevitabile volo ripreso da più angolazioni esaltato dal ralenti non lasciano scampo. E il risultato è deflagrante. Dopo l’atterraggio che costerà a Kondo la perdita della memoria, Sakurai scambierà le chiavi dei loro armadietti costringendo i personaggi a impossessarsi della vita dell’altro, affrontandone conseguentemente le difficoltà e andando incontro a una lunga serie di situazioni dal forte impatto comico favorite dalla fisicità degli interpreti e dalla loro irresistibile mimica facciale, in special modo quella di Teruyuki Kagawa nel ruolo di Kondo che con le sue espressioni granitiche pare l’incarnazione asiatica del grande Buster Keaton.

Il nucleo centrale del racconto è sostenuto da un terzo filone narrativo, un po’ più debole, nel quale si inserisce un personaggio femminile a fungere da spalla: la redattrice di una rivista ossessionata dal desiderio di sposarsi che potrebbe trovare nell’improbabile Kondo (inconsapevolmente nei panni di Sakurai) una preda potenziale.
Nonostante i notevoli pregi della sceneggiatura, scritta dallo stesso Uchida, il livello della tensione comica non è sempre costante, soprattutto nella seconda parte del film in cui l’energia dell’inizio va lievemente in calare. Allo stesso modo il personaggio femminile risulta decisamente meno interessante rispetto ai protagonisti, ma è perfettamente comprensibile che la sua presenza nell’economia del racconto sia funzionale alla risoluzione di alcuni snodi narrativi.

Questa classica screwball comedy offre tuttavia ulteriori elementi di interesse: non è la prima volta infatti che Uchida gioca con il concetto di identità e si diverte a ingannare lo spettatore disseminando false piste e colpi di scena, ma in Key of Life un’altra carta vincente è rappresentata dal riuscito accostamento del genere comico alle tinte noir dei film sulla yakuza. Il risultato è una black comedy irresistibile e facilmente apprezzabile dal pubblico di qualsiasi provenienza.

Info
La scheda di Key of Life sul sito del Far East.
Il trailer di Key of Life su Youtube.
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