Soñar, soñar

Soñar, soñar

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Presentato al Cinema Ritrovato, per la sezione Un’altra storia del cinema argentino, Soñar, soñar è il film maledetto di Leonardo Favio, uscito subito dopo il colpo di stato militare del 1976 e inghiottito, con il regista, in un lungo oblio.

La via di Carlito

Carlos conduce una vita tranquilla in una piccola città, quando incontra l’affabulatore Miguel, un artista che lo convince a liberarsi e a andare nella grande città a cercare fortuna. Una volta lì i due cercano il successo da artisti, che credono essere dietro l’angolo. [sinossi]

L’insicuro Sam di Provaci ancora, Sam, oltre al faro di Humphrey Bogart, si vanta di tenere come modello Carlos Monzón quando fa l’amore, per darsi la carica. Uno dei più grandi campioni di pugilato di sempre, dalla vita maledetta, diventa, in Soñar, soñar, un efebo, fragile e ingenuo ragazzo, che insegue sogni che crede siano a portata di mano. Il pugile invincibile realizza un ritratto bellissimo di un ragazzo che avvisa la sua comunità che sta partendo per Buenos Aires per fare l’artista, che vive nel ricordo della madre nel delicato passaggio della sua mancanza, nella perdita dell’innocenza.

Sulla palese inversione negli interpreti, tra il loro ruolo pubblico e quello del film, si gioca Soñar, soñar, il film maledetto di Leonardo Favio, passato alla trentesima edizione del Cinema Ritrovato. Così è anche il co-protagonista, Mario ‘El Rulo’ interpretato da Gian Franco Pagliaro, autore di canzoni di protesta, di origine napoletana. Così sono i personaggi del film, pronti a reinventarsi in cerca di un’identità, sessuale e nella società, così è lo stesso regista, che dopo l’oblio di questo film del 1976, si deve riciclare come cantante di musica latina e rimanere lontano dalle scene cinematografiche per più di quindici anni.
Soñar, soñar è prima di tutto la storia, in parte come road movie, di un’amicizia virile o di un amore omosessuale incognito o latente. È una storia da film western, di Skyles e Thorton o di Bishop e Dutch in Il mucchio selvaggio, è la storia di Juan e John “Sean Sean” di Giù la testa con una simile situazione di coinvolgimento, che si rivelerà una sorta di fregatura, dell’uno rispetto all’altro. La storia di due marginali, di artisti di strada in cerca di successo, interpretati, come si è detto, da attori tutt’altro che marginali. Carlos e Miguel giocano con la loro identità anche paragonandosi a grandi attori internazionali come Charles Bronson e Omar Sharif. Devono poi darsi un nome d’arte. E, nel mondo circense o da luna park, Samuel ha fatto anche il ventriloquo, quasi il ruolo metaforico che ora sta avendo con Carlos. Arriveranno al mondo del cinema vero e proprio, al cinema nel cinema, recitando un copione, facendo provini e approdando su un set.

Quella tra Carlos e Miguel è una storia d’amore velata raccontata in un contesto sociale dove l’omosessualità è un forte tabù, che disprezza i ‘maricon’, i gay. La storia che comincia con i bigodini, che Miguel usa per tenere la chioma riccia, mostrandosi a Carlos, da ospite nella sua casa, nella messa in piega. Subito imitato da quest’ultimo, in uno dei tanti raccordi di elissi che Leonardo Favio usa per portare avanti la narrazione, che abbandona così la sua pettinatura rigida di gel. E tutto ciò avviene sotto un crocifisso appeso al muro.
I giochi sui generi sessuali tornano spesso fino ad arrivare all’ambiguo personaggio di Carmen, il nano. E la storia dei due protagonisti passa tra liti e riconciliazioni suggellate da un “Certo che ti amo”. Mentre quando Carlos accenna alle ragazze, Miguel lo mette in guardia per il fatto che le donne sono un ostacolo alla carriera artistica.

E Leonardo Favio cosparge il film anche di sottotesti politici. L’amicizia tra Carlos e Miguel è quella tra un indio e un europeo, in quell’America Latina che discende da uno stupro della Storia, quello della colonizzazione europea. Miguel che rinnega il suo passato comunista. Fino ad arrivare al momento finale, un “Venghino siori” che riecheggia quello agghiacciante del finale di La donna scimmia. Siamo in un carcere e l’Argentina stessa della junta militare è diventata tutta un grande carcere.

Info
La scheda di Soñar, soñar sul sito del Cinema Ritrovato.

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