Venezia omaggia Kiarostami

Venezia omaggia Kiarostami

La Mostra di Venezia ha organizzato un doveroso omaggio ad Abbas Kiarostami, maestro del cinema iraniano scomparso di recente. Oltre a due cortometraggi inediti è stato presentato al pubblico del Lido il documentario sul regista diretto dal suo braccio destro, Samadian Seifollah.

Un bambino con una tuta da calcio torna a casa, appoggia il pallone vicino alla porta ma questo irrimediabilmente cade dalle scalinate e dalle stradine di borghi antichi. È il primo cortometraggio inedito, Take Me Home, del compianto Abbas Kiarostami, presentato in un apposito omaggio della Mostra del Cinema di Venezia. Un concentrato dello sguardo sull’infanzia del Maestro iraniano, il gioco, ma anche la sua visione del paesaggio che già lo aveva fatto approdare a quello toscano, la campagna ordinata dai filari di cipressi che formano giochi prospettici. Ora siamo in ambiente di borghi mediterranei, che probabilmente si abbarbicano su dei colli, un paesaggio verticale come evidenziato dal movimento del pallone che cade inesorabilmente verso il basso. Un bianco e nero estremamente contrastato che fa risaltare i muri consumati e incrostati, di muschi e licheni, le scalinate, i vicoletti stretti, i caruggi con gli inevitabili gatti accovacciati. Immagini provenienti da diversi paesi, dalle stesse tipiche architetture, a quanto dicono le risicate informazioni sul film. Ma che l’artificio cinematografico mette insieme in un collage nell’illusione di essere nello stesso luogo dominato dalla stessa forza di gravità e con le stesse pendenze. Così infatti risulta dalla discesa del bambino che recupera il pallone. Fotografie usate come sfondi e rese animate dal pallone costruito in computergrafica, tranne ovviamente le sequenze con il bambino. Ancora il cinema come gioco, di un pallone che non vuole stare fermo, di immagini in movimento.

Cinema, fotografia, con l’aggiunta della poesia tornano nel documentario 76 Minutes and 15 Seconds with Kiarostami, opera di Samadian Seifollah, braccio destro del regista, che raccoglie il suo lavoro, la sua attività quotidiana di raccolta e ricerca di immagini, anche fotografiche, che sviluppa nella vecchia camera oscura (e il cui apparire graduale rivela l’oggetto finora inedito del suo sguardo). Kiarostami in macchina, secondo una situazione tipica del suo cinema, tra paesaggi brulli, distese innevate tagliate da stradine sterrate e interrotte da cespugli che sbucano dalla coltre algida o popolate di animali. Kiarostami è ossessionato dall’albero da fotografare, l’albero che si erge solitario e che spunta da un paesaggio uniforme (sono le tipiche vedute de Il sapore della ciliegia e Il vento ci porterà via). Alberi che ricrea in una installazione che parte dal modello di sigarette poste in piedi su un tavolo. Tubi in verticale rivestiti da uno strato che ricrea un’immagine rugosa, che riproduce il disegno della corteccia degli alberi. E nel workshop di regia che il Maestro tiene con giovani studenti di cinema, come in un picnic in un parco in mezzo agli immancabili alberi, questi ultimi lo ringraziano per aver appreso il minimalismo per aver capito come tanti dialoghi o elementi dei loro lavori precedenti fossero superflui.

Si chiude con 24 Frames, il progetto del regista di una serie di corti, che prende il titolo dal numero di fotogrammi al secondo che ricreano il movimento del cinema, incentrati sull’introduzione del movimento temporale in un’immagine fissa, come del resto quelle dei paesaggi verticali del primo corto in cui scende il pallone. Presentato il numero 16 della serie, un gioco di piccioni e passerotti visti da una finestra, uno dei quali in ombra dietro al lembo di tenda nell’inquadratura – quest’ultimo evidentemente in computer grafica – con l’accompagnamento dell’Ave Maria. Un frammento di cinema rarefatto, come poesia, minimalista come un haiku.
Quali migliori epitaffi per il grande cineasta recentemente scomparso se non due poesie da un libro che legge nel documentario: “Sulla mia tomba siediti con il vino e il menestrello e io uscirò danzando”, e “Soffia nell’erba la brezza del paradiso”.

Info
Abbas Kiarostami tiene una master class.

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