Intervista a Nikolay Viktorov

Intervista a Nikolay Viktorov

Custode del lavoro del padre, il regista sovietico Richard Viktorov, Nikolay Viktorov è più volte intervenuto in operazioni di restauro, inizialmente non con criteri filologici, del classico della fantascienza targata URSS, Per aspera ad astra del 1981. Space opera esistenzialista con echi tanto di Solaris quanto di 2001: Odissea nello spazio, il film ha rappresentato un mito pop nei paesi dell’Est. Ora Nikolay ha completato un nuovo restauro fedele all’originale, che ha presentato al Trieste Science+Fiction – Festival della fantascienza, dove lo abbiamo incontrato.
[I credits della foto sono di ©Be360images]

La versione proiettata qui, al Trieste Science+Fiction – Festival della fantascienza di Per aspera ad astra, è dunque quella originale?

Nikolay Viktorov: È la versione fedele a quella che era uscita all’epoca. Questo è il valore di questo restauro.

Mentre nel precedente restauro, sempre curato da te, avevate operato dei tagli. Come mai?

Nikolay Viktorov: I primi tagli erano stati fatti per tagliare i pezzi ormai distrutti sulla pellicola originale. Avevamo poi tagliato anche due episodi piccoli perché pensavamo stupidamente che fossero di troppo. Al posto di questi due episodi tagliati erano stati messi dei pezzi realizzati con la nuova tecnica della CGI. C’è un episodio dove Nijja si spoglia e rimane nuda. Ed era stato fatto in modo molto castigato, puritano, secondo la morale dell’epoca. La questione principale era che lei non dovesse avere l’ombelico in quanto umanoide clonata. E nella versione originale era stata inquadrata in modo da nascondere l’ombelico, allora noi avevamo preso la decisione di tagliarlo. Ora invece mi rendo conto che è importante lei nel suo insieme anziché il solo suo ombelico. Sono cresciuto anch’io, man mano, come tutti e questa consapevolezza mi è arrivata tardi. Ci sono due storie riguardanti questo ombelico. Una è di natura politica. I ministri dell’epoca dicevano che non si può far vedere una donna sovietica che non ha l’ombelico. La seconda è che proprio a livello di trucco, non si riusciva a nasconderlo bene. La seconda di queste due versioni mi sembra quella più verosimile perché mi ricordo che mio padre discuteva con i truccatori e si arrabbiava con loro perché non riuscivano a realizzare questo effetto. Lui era molto meticoloso sui dettagli e quindi poteva decidere di togliere questa immagine di Nijja senza ombelico se non riusciva a farla bene.

E avevate anche fatto tagli in modo da togliere le parti più palesi di propaganda sovietica?

Nikolay Viktorov: Sì, perché il film fu pesantemente condizionato dal sistema politico dell’epoca. La censura c’era in Unione Sovietica, tutta la cultura era basata sulla censura. C’erano tanti problemi riguardanti la storia dei cosmonauti che tornano dopo aver salvato un pianeta, perché ricordava la situazione dell’Afghanistan, visto che proprio in quel momento era iniziata la guerra. Vennero perciò tagliati degli episodi già nella fase di pre-produzione. Impedirono a mio padre di inserire scene in cui si potesse osservare il lavoro dei cosmonauti, che era un lavoro impegnativo, importante e serio. Ma per l’appunto gli astronauti somigliavano troppo ai soldati sovietici in missione in Afghanistan e facevano anche operazioni umanitarie perciò non andava bene. La censura può essere molto stupida. Mio padre non pensava assolutamente a questo, dato che quando venne scritta la sceneggiatura non c’era ancora la guerra in Afghanistan. Mi ricordo bene quando iniziò, sentimmo la notizia alla radio americana, Voice of America, perché in Russia non se ne parlava. Quindi mio padre si incontrò con lo scrittore Kir Bulychev, l’autore del romanzo, e gli disse: “Adesso il nostro film non si farà più, si bloccherà tutto”. Aveva poi organizzato incontri con i ministri che si occupavano di cinema, per assicurarsi che comunque, nonostante la guerra, si potesse fare il film. C’è un altro episodio a me caro, che non è entrato in Per aspera ad astra, e che secondo me è molto importante e che è il momento del sacrificio di Nijja, dal momento che l’idea di Nijja è tutta dedicata all’auto-sacrificio per la sua patria. Si tratta dunque di un momento in cui Nijja ha una specie di memoria genetica, storica in cui vede le piramidi dei Maya e assiste al sacrificio di una donna. Doveva essere un episodio molto emotivo, molto importante. Ma questo non è stato fatto proprio per motivi economici. Non c’erano i fondi per andare a girare in Messico. Sarebbe costato meno ricostruire la scena che andarci, ma mio padre decise a quel punto di non farla.

Info
Il sito ufficiale russo di Per aspera ad astra.
La pagina Wikipedia inglese dedicata a Per aspera ad astra.

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