Mauro Bonanni è morto

Mauro Bonanni è morto

La scorsa notte è venuto a mancare il montatore Mauro Bonanni; aveva 73 anni, e nel corso della sua carriera aveva avuto modo di lavorare tra gli altri con Marco Ferreri, Alejandro Jodorowsky, Claudio Caligari e soprattutto con Orson Welles, con cui lavorò per un anno al Don Chisciotte.

“Ah, vuoi sapere proprio come è nata la mia passione per il montaggio? Mia cugina, Marisa Letti, che faceva l’assistente al montaggio, mi aveva tenuto a battesimo. Lei non aveva figli e quindi aveva un particolare affetto per me. Mi ha un po’ cresciuto lei. E io, che da bambino ero molto cagionevole e dovevo passare le giornate all’aria aperta, andavo tutti i giorni al Centro Safa Palatino. La mattina mi accompagnava mia madre e la sera mia cugina mi riportava a casa. Lì c’erano dei giardini pieni di ghiaia e per farmi giocare mi costruivano dei pupazzi con i nuclei con cui in moviola si arrotolava la pellicola. Questi nuclei erano di diverse dimensioni e, per esempio, per fare un cagnolino, mia cugina prendeva quelli verdi, che erano più grandi, e li usava per il corpo del cane, mentre quelli più piccoli, che erano gialli a bordi bianchi, li usava per le zampe e per la testa. Insomma, mi faceva dei pupazzi in questo modo qua. E io correvo per il giardino con questo giocattolo. Perciò in qualche modo, il contatto con il mondo della moviola e del montaggio ce l’ho sempre avuto”. Così nel giugno 2015, esattamente sette anni fa, Mauro Bonanni rispondeva alla nostra domanda su quali fossero stati i primi contatti in assoluto col mondo del cinema. Nonostante la morte, avvenuta stanotte a seguito di una malattia, lo abbia colto ancora giovane, appena settantatreenne, Mauro aveva alle spalle una carriera di più di cinquant’anni. Aveva infatti esordito con Pino Zac all’adattamento – un po’ live action, un po’ animazione – de Il cavaliere inesistente, che uscì nelle sale nel 1969 ma il cui lavoro fu portato a termine nel 1968, quando Bonanni era appena ventenne.

Poi arrivò quasi subito il lavoro con Welles per il Don Chisciotte, e di lì in avanti una carriera ricchissima, che annovera tra i vari passaggi la collaborazione con Alejandro Jodorowsky (Santa sangre, Il ladro dell’arcobaleno), Marco Ferreri (Chiedo asilo), Claudio Caligari (sia L’odore della notte che Non essere cattivo), Eros Puglielli (anche in televisione, ma per il cinema Occhi di cristallo), e via discorrendo. Oltre centocinquanta film montati nel corso dei decenni, attraversando le varie epoche della produzione italiana, passando dall’amata moviola in pellicola al montaggio digitale – il primo film che montò in digitale fu Camerieri di Leone Pompucci -, sempre con uno sguardo lucido tanto sul cinema quanto sulla società. Con Mauro Bonanni se ne va un altro pezzo di storia del cinema italiano, in grado di comprenderne in profondità il senso, e dunque il valore: al di là dei lustrini, delle serata di gala, dell’apparenza. Ciao Mauro, e grazie.

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