L’animazione di Jannik Hastrup
Animatore, produttore, sceneggiatore, regista. Il danese Jannik Hastrup può vantare una filmografia e una carriera di tutto rispetto, nonostante alcuni macroscopici limiti produttivi.
Oggetto un po’ misterioso questo Jannik Hastrup. Autore decisamente altalenante: è sufficiente, infatti, la visione delle sue due opere probabilmente più rappresentative, l’interessante mediometraggio Benny’s Bathtub (Bennys badekar, 1970) e il quasi impresentabile lungometraggio Hans Christian Andersen and the long shadow (H.C. Andersen og Den Skæve Skygge, 1998), per intuire una certa schizofrenia tecnico-artistica. Pericolosamente altalenante persino all’interno di un singolo lungometraggio: si prendano, ad esempio, gli ispirati colori di Subway to Paradise (Strit og Stumme, 1987) e si faccia un confronto con l’insensatezza della trama. Per non parlare di quei topi giganti che continuano a correre senza sosta, senza senso, senza proporzioni, senza fluidità.
Il Future Film Festival 2006 ha riservato un ampio omaggio a questo animatore danese, presentando una corposa selezione dei suoi lavori: dall’esordio, datato 1964, di Concerto erotico, cortometraggio realizzato in collaborazione con Flemming Quist Møller, fino alle pellicole più recenti, come l’evitabile Little big mouse (Cirkeline og verdens mindset superhelt, 2004) e il discreto The boy who wanted to be a bear (Drengen der ville gøre det umulige, 2002). Non mancano, in ogni caso, degli spunti d’interesse nei lavori di Hastrup, autore criticabile ma con una chiara poetica: interessante, per esempio, l’approccio ai temi “forti” (vita, morte, dolore e via discorrendo), spesso accuratamente evitatati o banalmente minimizzati dall’animazione commerciale americana ed europea. In questo senso, risultano efficaci gli sforzi didattici di pellicole come Samson e Sally – Le avventure della piccola balena bianca (Samson og Sally, 1984), storia di una piccola balena e amara riflessione sulla violenta intrusione dell’uomo nell’ecosistema marino, e The boy who wanted to be a bear, lungometraggio che propone degli scandalosi inserti 3D ma che cerca, ancora una volta, di analizzare il rapporto uomo-natura. Hastrup, con crudezza inattesa, seppur mitigata da una vena comica surreale, non sfugge alla drammatica rappresentazione dei nefasti effetti dell’inquinamento sugli animali: la sequenza del disfacimento e della morte dei due leoni marini nel suddetto Samson e Sally è molto efficace e lascia il segno.
L’animazione e i film dell’autore danese offrono, con quasi matematica alternanza, motivi d’interesse e momenti da dimenticare: oltre ai già accennati inserti 3D di The boy who wanted to be a bear (un utilizzo maldestro e fuori luogo della computer grafica: perché insistere su una sequenza fuori contesto grafico, mal realizzata e senza una reale utilità narrativa?), ai giganteschi e sproporzionati e stolti topi di Subway to Paradise e alle discutibili animazioni di Cirkeline e Hans Christian Andersen, si aggiungono le bizzarrie narrative di alcuni personaggi ricorrenti, come l’invadente gabbiano, che attraversa molte pellicole, fino a risultare superfluo e indigesto nel sopraccitato The boy who wanted to be a bear.
Meglio segnalare e consigliare (caldamente) le fantasie cromatiche con siparietti canterini del godibilissimo e coloratissimo Benny’s Bathtub, avventura subacquea di un ragazzino dotato di fervida immaginazione: colori sgargianti, scheletri di pirati, squali, sirene, polipi, granchi controllori e molto altro. Quarantacinque minuti di sfrenata fantasia, ben supportata da una fluida animazione e da colori di rara vivacità. Questo piccolo gioiello è stato proiettato, durante la kermesse bolognese, in coppia con Song Of The Sea (Havets sang, 1993), altro buon lavoro di Hastrup: tratti semplici e colori acquerello per un’altra favola marina dal convincente tocco poetico.
Animatore, produttore, sceneggiatore, regista… Jannik Hastrup può vantare una filmografia e una carriera di tutto rispetto, nonostante alcuni macroscopici limiti produttivi: peccato che i suoi lavori, ad eccezione del suddetto Samson e Sally (uscito in dvd grazie alla sempre attenta Dolmen), non abbiano visibilità nel nostro paese. Il materiale per qualche altra uscita in dvd ci sarebbe.