Fango e gloria

Fango e gloria

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In occasione del Centenario della Prima Guerra Mondiale e dei 90 anni dell’Archivio Storico Luce arriva nelle sale Fango e Gloria, un esperimento riuscito di contaminazione tra finzione e documentario firmato da Leonardo Tiberi.

L’amore al tempo della guerra

Fango e gloria è la storia di Mario, dei suoi amici e della sua fidanzata. Ragazzi qualunque della piccola borghesia di provincia, entusiasti e pieni di progetti per un futuro che a molti di loro verrà negato. Mario rappresenta i cinque milioni di suoi coetanei che nei tre anni del primo conflitto mondiale vennero chiamati alle armi: venivano dalla Sicilia, dal Piemonte, dalla Sardegna, dal Veneto, da ogni regione di quella giovane Italia e fu proprio nel fango delle trincee che impararono a conoscersi e, secondo alcuni storici, anche a completare concretamente l’unità della Nazione. [sinossi]

In attesa di ammirare il prossimo novembre l’ultima fatica dietro la macchina da presa di Ermanno Olmi dal titolo Torneranno i prati e a una manciata di giorni dalla breve apparizione sugli schermi del documentario Stelvio – Crocevia della Pace di Alessandro Melazzini, continuano a susseguirsi nelle sale nostrane opere dedicate al Centenario della Prima Guerra Mondiale, ai suoi protagonisti e ai luoghi che ne furono teatro. Il 16 ottobre è il turno di Fango e gloria di Leonardo Tiberi, chiamato a un secolo di distanza a rendere il giusto tributo alle tante giovani vittime del primo conflitto mondiale, ma anche a celebrare i 90 anni dalla fondazione dell’Archivio Storico Luce. Un doppio impegno al quale il film risponde positivamente, visti i più che pregevoli esiti ottenuti.

A differenza di capolavori indiscussi della Settima Arte come Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick, Uomini contro di Francesco Rosi o La grande guerra di Mario Monicelli, tutti animati da un profondo spirito antimilitarista che emergeva attraverso traiettorie e registri differenti, quella firmata da Tiberi è un’opera che preferisce concentrarsi sulle vittime e sul loro ricordo, rievocandone il coraggio e lo spirito di sacrificio che li ha guidati in battaglia. Una scelta drammaturgica, questa, simile per certi versi a quella voluta da Christian Carion per il suo emozionante Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia, dove il regista, dopo aver fatto una panoramica sulla vita in trincea fatta di polvere da sparo, sudore, fango e paura, racconta un fatto commovente romanzandolo ma evitando la trappola del buonismo a buon mercato. Allo stesso modo, il collega italiano ci restituisce il controcampo umano, contestualizzandolo all’interno di un fatto epocale che ha lasciato cicatrici, morte e devastazione.

Il grande merito di Tiberi è quello di avere raccontato una pagina così importante di Storia in una maniera semplice e diretta, evitando un approccio alla materia di tipo didascalico, nozionistico e accademico. Ciò consente alle nuove generazioni, solitamente abituate lungo il percorso scolastico ad affrontare quel dato periodo in maniera poco esaustiva, a trovare chiavi di lettura più interessanti e stimolanti, capaci di avvicinarle invece di respingerle. Un approccio di natura storiografica che passa attraverso la compenetrazione narrativa senza soluzione di continuità di due trame che convergono in una struttura ciclica: da una parte una romanzata che racconta una vicenda privata, ossia l’amore tra un uomo e una donna messo in discussione dal succedersi degli eventi bellici, dall’altra l’evolversi del conflitto e delle sue fasi principali, rievocati attraverso una molteplicità di documenti video pre-esistenti provenienti dall’Archivio Luce che catapultano lo spettatore diritto nella realtà delle trincee e delle montagne innevate, a bordo di navi, treni corazzati, aerei e dirigibili. In questo modo, gli opposti si attraggono con una serie di incontri ravvicinati tra il presente e il passato, l’artigianato e le moderne tecnologie audiovisive, il cinema del reale e quello narrativo, la storia privata e quella collettiva con la “S” maiuscola. Il segreto sta proprio nella chirurgica e perfetta fusione tra le suddette trame, rispettivamente restituite sul grande schermo da scene di fiction inedite e da straordinari materiali d’archivio (cinegiornali, brani di film, reportage sul campo di grandi cineoperatori come il milanese Luca Comerio, ricostruzione d’epoca…), quest’ultimi sottoposti a complessi procedimenti di colorazione e sonorizzazione che hanno cambiato loro veste e dato nuova linfa vitale. Il tutto reso possibile da un certosino e accurato lavoro di documentazione, che ha spianato la strada a un ottimo lavoro di scrittura, messa in scena, messa in quadro e montaggio.

Il risultato è un docu-film che, in maniera originale e sperimentale, offre allo spettatore una fruizione assolutamente coinvolgente e mai noiosa, che ha il potere di riportare la mente del cinefilo a un altro esempio di grande cinema storiografico, vale a dire Su tutte le vette è pace di Yervant Gianikian ed Angela Ricci Lucchi, con il quale Fango e gloria condivide il paziente e puntiglioso lavoro filologico sulle immagini di repertorio che ha spesso esiti di poetica raffinatezza formale, a tratti persino astratta.

INFO
Il promo di Fango e gloria.
Il trailer breve di Fango e gloria.
Fango e gloria su cinecittaluce.it.
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