Scritti sul cinema

Scritti sul cinema

Gli scritti sul cinema di Yasujirō Ozu, raccolti a cura di Franco Picollo e Hiromi Yagi; testi fondamentali per entrare nel mondo di uno dei più grandi registi della storia del cinema.

“Il fatto che io sia diventato membro dell’Accademia delle arti mi fa dire che forse lo Stato ha finalmente riconosciuto che il cinema è un’arte. Cose da matti, ho finito per diventare un’istituzione.”
Inaugura con queste parole Yasujirō Ozu un articolo pubblicato in Tōkyō Shinbun [1] il 14 dicembre del 1962, praticamente a un anno esatto dalla sua morte, che priverà il mondo della sua arte il 12 dicembre del 1963; l’articolo si intitola “Un film è fatto delle impressioni che rimangono dopo”, e contiene al proprio interno tutto il senso della scrittura, dell’etica e (perché no) del giornalismo di Ozu. In queste due paginette il regista di Viaggio a Tokyo parla del cambiamento, di come è mutato il cinema, dei nuovi formati che stanno prendendo il sopravvento, come il 70mm («Ma io ho intenzione di continuare a girare per lo schermo standard e di riprendere ciò che con lo schermo gigante non si può riprendere», afferma convinto), per approdare poi alla morte della madre, solo pochi mesi prima. Dal particolare si raggiunge l’universale, esattamente come nei suoi film; l’universale è superfluo, se non riesce a parlare dell’uomo, della sua natura, dei suoi drammi e delle sue gioie. Ozu conclude l’articolo citando in modo fuggevole «il prossimo film», quel Daikon to ninjin che non potrà dirigere e verrà affidato poi alle cure di Minoru Shibuya, e quelle tre parole, “il prossimo film”, riecheggiano a lungo nella mente del lettore di Scritti sul cinema, il sapiente collage di articoli, scritti e interviste curato da Franco Picollo e Hiromi Yagi, ed edito da Donzelli Editore.

Regista scoperto tardivamente in Europa, dato condiviso con gli altri grandi della sua generazione (Kenji Mizoguchi e Mikio Naruse, ma anche gli assai più sconosciuti Yasujirō Shimazu, Teinosuke Kinugasa, Hiroshi Shimizu, Kajiro Yamamoto, Daisuke Itō, Heinosuke Gosho, Tomu Uchida, Hiroshi Inagaki, lo sfortunato Sadao Yamanaka, che morì in Manciuria, inviato al fronte), Ozu sta vivendo in Italia una sorta di nuova primavera; lo sforzo della Tucker Film, braccio distributivo del Far East Film Festival di Udine, ha riportato in sala, in eccellenti versioni restaurate, alcuni dei suoi titoli più conosciuti e apprezzati a livello critico. Nella stessa direzione si muove dunque Scritti sul cinema, tutto teso al tentativo di aprire gli occhi dei cinefili italiani su un regista con troppa facilità cristallizzato nel tempo e in realtà sempre attuale, di una modernità sconvolgente, sia nel linguaggio cinematografico che nelle tematiche.
Picollo e Yagi, da cultori della materia, istradano il lettore attraverso un percorso ramificato, limpido e rigoroso come lo stile di Ozu: gli scritti sono incasellati in quattro macrocategorie (Chiacchiere sul mio mestiere, Qualche parola sui miei film, Vado un attimo in guerra e torno e Un’arte ricca di varietà), in modo da formare un tracciato lineare, logico, all’interno del quale (ri)scoprire la poetica e la visione del mondo di un uomo gentile ma mai prono, sarcastisco eppur giusto, misurato ma sempre deciso a esprimere la propria opinione. Si passa da una riflessione sui propri film all’amore per il cinema in quanto tale, ma il discorso si allarga in maniera inevitabile, lasciando fluire sulle pagine lo sguardo sull’umanità, sulla società giapponese – sia quella della dittatura militare, sia quella del dopoguerra –, sul modus operandi dell’industria cinematografica nipponica. Ogni pagina è un piccolo capitolo a parte nella mente di uno dei più grandi registi della Settima Arte. Ogni pagina permette di conoscere un frammento in più dell’indole di Ozu, del suo approccio alle cose.

Non è così bizzarro che la parte più emozionante di Scritti sul cinema sia la terza, in cui viene pubblicata la corrispondenza di Ozu dal fronte. Non è agile, per l’Italia, rintracciare pagine dedicate allo sforzo bellico giapponese in Manciuria, e tantomeno posare gli occhi su narrazione di prima mano. A volte di una secchezza disarmante, a volte più armoniose, a volte decise in maniera spudorata a tener fuori la guerra dalla punta della penna, le lettere che Ozu inviò in Giappone dalla Cina conquistata dovrebbero essere lette e studiate, e forse imparate a memoria. Le parole traboccano di una commozione sincera, metà utopia metà disillusione, che sarà cifra stilistica di notevole peso nei suoi film successivi. Quando deve scrivere a Kinema Junpō il 20 ottobre del 1938 si sofferma sulla già citata morte di Sadao Yamanaka, ricordando con affetto l’ultimo incontro, avvenuto mesi prima nei pressi di alcune latrine. Senza mai cedere alla retorica, Ozu tratteggia con garbo un ritratto vivido del collega e amico, cercando di colmare con la normalità di alcuni gesti (l’accensione di una pipa, una cartolina scritta per gli amici rimasti in patria) l’abnorme mostruosità del conflitto, l’ingiustizia di una morte prematura. Se Ozu non avesse scelto la via del cinema sarebbe stato un eccellente romanziere, e il volume lo esemplifica con chiarezza.

Arricchito da una preziosa prefazione di Dario Tomasi (in realtà un saggio in sei mosse), e corredato con puntualità da filmografia e bibliografia, Scritti sul cinema è un volume indispensabile per ogni cinefilo degno di questo nome, ma parla a chiunque, anche a chi del cinema ha una percezione minima; perché nelle sue pagine si respira il pensiero libero di un grande intellettuale e di un umanista convinto, che nel 1960 scrisse questa memoria dell’immediato dopoguerra, subito a ridosso dell’annuncio della resa da parte dell’imperatore Hirohito, e quando in molti nell’ambiente militare parlavano di mettere in atto il seppuku, il suicidio rituale in occidente noto come harakiri: «Tagliarmi il ventre non mi andava, ma neanche potevo rimanere in vita soltanto io. Non avendo perciò altra scelta, mi procurai il sonnifero di produzione tedesca Veronal e pensai di prenderlo mescolato al sakè, così, se fossi morto allegramente da ubriaco, sarebbe stato proprio nel mio stile.»

NOTE
1. Quotidiano giapponese pubblicato dal gruppo editoriale Chunichi Shimbun Co.

Yasujirō Ozu
Scritti sul cinema
A cura di Franco Picollo e Hiromi Yagi
Donzelli Editore
Roma, 2016
Prezzo di copertina: 26 euro

 
Info
Il sito internet di Donzelli Editore.

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