A2

Mori continua la sua esplorazione del mondo della setta Aum Shinrikyō, già affrontata nel suo precedente film A, spostando con A2 l’attenzione sul modo in cui questo gruppo religioso viene descritto e trattato dai media e dalla società giapponese in generale. Tra i titoli della retrospettiva Made in Japan, Yamagata 1989 – 2021.

Nella casa del male

Dopo tre anni dal precedente documentario, e a sei anni dall’attacco alla metropolitana di Tokyo, il regista giapponese torna a filmare i resti della setta Aum Shinrikyō, ora Aleph, e come la rabbia verso la presenza delle varie sedi del gruppo sparse nell’Arcipelago sia ancora molto presente… [sinossi]

In tutta la sua carriera di documentarista e scrittore, Tatsuya Mori ha sempre mostrato un certo interesse verso il modo in cui l’apparato mediatico, televisioni e giornali su tutti, contribuiscono a costruire la realtà percepita dal cittadino medio [1]. I suoi due ultimi lavori, Fake (2016) su un compositore che per anni ha spacciato come sue, opere scritte da un altro, e i: Documentary of the Journalist (2019) che segue la giornalista Isoko Mochiguchi, proseguono in questo senso il percorso iniziato con A (1997 e 1998). Per la realizzazione di questo film Mori seguì per due anni Hiroshi Araki, uno dei portavoce della setta Aum Shinrikyō, dopo che alcuni adepti del gruppo, sotto la guida del leader Shōkō Asahara, rilasciarono del gas sarin nella metropolitana di Tokyo il 20 marzo 1995, causando 13 morti e migliaia di intossicati che soffrono di problemi ancora oggi. In A2 Mori torna a filmare i membri della setta, ma questa volta amplia il suo sguardo, non si focalizza più solo su uno degli adepti – Araki, tra l’altro, ritorna protagonista in uno dei documentari più interessanti sul tema usciti negli ultimi anni nell’Arcipelago, Me and the Cult Leader (2020) diretto da Atsushi Sakahara, una delle vittime. A2 mostra come le varie sedi della setta, che nel corso delle riprese cambia il suo nome in Aleph, vengano fortemente ostracizzate dalle varie comunità locali in cui si trovano e come le persone comuni si relazionino, in modo molto diverso, ai membri del gruppo.

Ciò che colpisce fin dalle prime battute è che si tratta di una visione dall’interno, quasi dalla parte della setta verrebbe da dire: probabilmente grazie al precedente lavoro, Mori gode di fiducia presso gli adepti ed è quindi abbastanza libero di filmare le loro pratiche quotidiane e i vari incontri con la stampa e le comunità di cittadini che vengono organizzate. Nella maggior parte dei casi, nei gruppi di cittadini che si oppongono alla permanenza e all’esistenza delle sedi della setta c’è una forte paura e una volontà di cacciare il male, Aum, dalla propria terra. Nel film, però, viene dato ampio spazio anche a una comunità che con alcuni membri giovani del gruppo religioso instaura quasi un dialogo e un senso di comunanza così forte che spesso li si vede conversare e scherzare insieme. Addirittura nel momento in cui viene deciso di smontare le tende che questi gruppi di cittadini avevano eretto per protesta contro la setta, c’è quasi un senso di tristezza che accomuna le due fazioni che finiscono per farsi fotografare insieme e si scambiano piccoli regali. L’enorme punto di domanda che rappresenta l’esistenza di questo gruppo religioso e l’attacco alla metropolitana del 1995, vero e proprio spartiacque nella storia recente del Sol Levante, è reso ancora più difficile da comprendere in quanto in alcune dichiarazioni i membri della setta ne escono come degli invasati che credono ciecamente ai dettami del loro leader Asahara, al momento delle riprese ancora vivo e in prigione, ma che in altre occasioni si dimostrano semplici ragazzi che discorrono di cose banali e che sembrano solo cercare di dedicare la loro vita a un ideale.

A2, come si scriveva in apertura, è anche un impietoso ritratto dei modi in cui i media tradizionali come la televisione e i giornali semplificano le notizie spesso forzando letture dettate da pregiudizi o da fini già definiti. Un esempio lampante di questo comportamento quasi sistematico è dato da una cerimonia di scuse fra alcuni membri del gruppo e una vittima dell’attacco alla metropolitana, con televisioni e giornalisti, che si rivela quasi un fallimento, ma che i giornalisti presenti spiegano che verrà poi organizzata dalle televisioni e dai giornali per sembrare più sincera e ordinata.
Quando un gruppo di estrema destra si scontra con la polizia, in quanto non viene permesso loro di incontrare Jōyū Fumihiro, uno dei portavoce della setta e colui che dal 1999 al 2006 ha praticamente agito come il capo dell’organizzazione, Mori sposta momentaneamente la sua attenzione su questo gruppo di ultranazionalisti. Salendo su uno dei furgoncini neri che periodicamente sparano la loro voce tonante a ogni angolo delle città giapponesi, anche qui Mori si pone dalla parte di chi, secondo quanto dichiarato da questi estremisti, non viene rappresentato sui media generalisti in modo equilibrato e veritiero. Questo per chi scrive è uno dei difetti, ma molti spettatori lo considereranno forse un pregio, che si riscontra spesso anche in altri lavori del regista. Lo spingersi troppo in là nel voler dar voce a tutti, infatti, rende i suoi documentari origine di controversie e non sempre apprezzabili in tutto e per tutto, anche perché esteticamente rimangono delle opere abbastanza blande. Detto questo, uno degli indubbi meriti di A2 è di saper fornire allo spettatore una lettura o un’interpretazione diversa degli ultimi decenni della storia giapponese, collegare cioè i fatti del 1995 con il presente, che secondo Mori stesso sarebbero la colpa dello stato in cui si trova il Giappone oggigiorno. «Dobbiamo ragionare su quello che l’attacco alla metropolitana del 1995 ha significato per la società giapponese. Nessuno è riuscito a capirne il significato, questa domanda va via via spegnendosi e questo mi preoccupa molto» sono le parole pronunciate verso la fine del documentario, quasi a sintetizzarne il significato, dal regista stesso.

Note 1.
Mori è infatti anche autore di libri di saggistica e forse più giornalista indipendente che filmmaker.
Info
La scheda di A2 sul sito dello YIDFF.
A2 su DAfilms.com.

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