Ice Merchants

Ice Merchants

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Vincitore della Genziana d’argento – Miglior contributo tecnico-artistico all’ultimo Trento Film Festival, Ice Merchants del portoghese João Gonzalez è un cortometraggio animato che racconta di un padre con il figlio che vivono in una casetta a strapiombo su un dirupo, produttori e venditori di ghiaccio. Il racconto di un’umanità in bilico, di un mondo sospeso e fragilissimo, che può precipitare con l’innalzamento di appena mezzo grado della temperatura.

Ti sorridono i monti

Ogni giorno, padre e figlio si lanciano con un paracadute dalla loro vertiginosa casa appesa a una montagna, per recarsi al villaggio, molto lontano sotto di loro, dove vendono il ghiaccio che producono. [sinossi]

Cosa c’è di più precario del ghiaccio nella nostra Terra in via di surriscaldamento? I ghiacciai alpini si stanno riducendo e sciogliendo, così come gli iceberg polari. Se esistessero ancora quei venditori di ghiaccio dell’epoca pre-frigorifero, sarebbero la prima categoria a rischio. La metafora del ghiaccio è ben giocata dal corto d’animazione Ice Merchants di João Gonzalez, regista, animatore, illustratore e musicista portoghese, film vincitore della Genziana d’argento – Miglior contributo tecnico-artistico all’ultimo Trento Film Festival, cui è arrivato con un lungo percorso festivaliero partito dalla Semaine de la Critique di Cannes 2022, comprensivo della candidatura all’Oscar. Su di un’altalena a strapiombo su un precipizio, gioca il bambino, in una casetta appoggiata su una parte verticale di una montagna. Guardando al villaggio di sotto, di poche case da cui si dipartono stradine. Il termometro indica una temperatura sempre abbondantemente sotto lo zero. Da una vasca d’acqua ghiacciata, il padre ricava dei cubetti di ghiaccio che andrà a vendere nel villaggio sottostante, insieme al figlio, per raggiungere il quale i due si buttano con paracadute, per poi risalire su motociclette issate da funi di carrucole. La vita scorre all’interno di quella casetta, reso graficamente a grandangolo, dove si sente la mancanza della mamma, di cui è rimasta la tazza che non si usa.

Un mondo verticale, come il personaggio del padre deformato per il lungo, vertiginoso come nello stile dello Studio Ghibli o di Escher, con disegni a mano stilizzati, giocato su pochi colori, rosso, marroncino, giallo, azzurro. Con questo stile João Gonzalez racconta un’umanità precaria, in bilico, appesa a un filo, che non si accorge di questa sua instabilità e, incoscientemente, continua a portare avanti le sue attività. L’immagine del bambino sull’altalena su un precipizio è indicativa. A breve i monti non gli sorrideranno più, come per Heidi. Basta un mezzo grado in più per sconvolgere le attività umane, per far sparire quelle materie prime su cui funziona l’economia. La vasca riflette sempre il viso del padre ma non si è ghiacciata, è solo acqua. Parimenti l’umanità viene sommersa dai suoi stessi rifiuti, da quelle discariche di cappelli che i protagonisti perdevano lanciandosi. Simbolo di uno scarso attaccamento consumistico alle proprie cose, facilmente rimpiazzabili acquistandone altre. In un quarto d’ora João Gonzalez riesce a rappresentare la crisi ecologica del pianeta.

Info
La scheda di Ice Merchants sul sito del Trento Film Festival.

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