Ciompi

Con un parallelismo calzante quanto vorticoso, la regista/videoartista francese Agnès Perrais, dilatando in un lungo la sua capacità di dare forma poetica alla successione di immagini attraverso collage e rayografie, con Ciompi permette, in particolar modo al pubblico italiano, il ricordo e la riappropriazione di un’importante rivolta nella Firenze del XIV secolo. Nel Concorso Nuovo Cinema della Mostra Internazionale di Pesaro 2023.

La persistenza del passato

Un film che con Super 8 e 16mm scorre sulla Firenze antica, senza troppo preoccuparsi di quella moderna che a volte vi si sovrappone; sugli affreschi, sugli arazzi, sui particolari, iconografici e materici. Due voci narranti si alternano portandoci, come in una favola senza lieto fine, alla rivolta dei Ciompi, una vera rivoluzione che si è svolta proprio qui, fra le pietre e i vicoli e le chiese che vediamo. Ma alla protesta del popolo minuto del Trecento fa da contraltare una vicenda contemporanea straordinariamente somigliante. [sinossi]

Posizionato in chiusura delle proiezioni dedicate al Concorso Nuovo Cinema della Mostra Internazionale di Pesaro, Ciompi di Agnès Perrais rimane, o per meglio dire persiste, nella memoria soprattutto per il modo ucronico di attraversare il Tempo, manipolandone la percezione grazie agli eterogenei materiali utilizzati, sia dal lato della documentazione storica che da quello dei supporti fotografici. L’idea nasce all’interno di un seminario di avviamento all’utilizzo della pellicola Super 8mm seguito dalla regista insieme ad altre cineaste transalpine: riprendere il presente con inquadrature lunghe e studiate, con la grana tipica di quel formato, e sovrapporvi il racconto di eventi storici avvenuti nel 1378 a Firenze, quando la corporazione dei Ciompi, nome che indicava i lavoratori impegnati nelle più umili mansioni al di fuori della varie Arti (in special modo quelli che lavoravano la lana grezza per trasformarla in filamenti per i tessuti), si rivoltò per rivendicare maggiore autonomia contro le angherie padronali e per la costituzione di un proprio corpo armato per autodifendersi. Forse la prima in assoluto o di sicuro una delle prime rivolte cittadine di matrice proto operaia della Storia, per il senso delle rivendicazioni e il formarsi di una coscienza di gruppo.

L’escamotage tecnico funziona, e i palazzi fiorentini sembrano perdere completamente lo strato visibile del presente (persone, auto, mezzi pubblici, biciclette) per ritornare ad un mondo più giovane e violento, del quale rappresentano ancora la continuità e la memoria storica. Parallelamente, riprese questa volta con pellicola 16mm e cavalletto, assistiamo alle rivendicazioni degli operai del tessile della zona di Prato, per lo più (ma non solo) provenienti dal Sud-Est asiatico, ai nostri giorni. La loro lotta per ottenere cinque giorni lavorativi e quaranta ore settimanali in luogo dei sei per sessanta ore attuali dovrebbe essere un anacronismo, e invece è ancora drammaticamente presente in un tessuto industriale di settecento anni successivo a quello dei Ciompi: l’apparentamento funziona e invita alla riflessione, seppur tra le due vicende ci sia poco in comune oltre alla zona geografica e al tipo di mansione dei coinvolti.

In un’opera politica per definizione, a questi due poli si aggiungono ulteriori elementi: il narratore principale fuori campo della storia della rivolta Trecentesca, Alessandro Stella, presente anche fisicamente mentre viene intervistato, legge brani dal suo stesso libro “Le révolte des Ciompi: les hommes, les lieux, le travail” (Ed. Ehess, 1993), in francese perché lì riparò all’inizio degli anni Ottanta in quanto esponente della lotta politica armata, prima della cosiddetta “dottrina Mitterrand” che nel 1985 legittimò la presenza sua e di tanti suoi ex compagni sul territorio francese, negando l’estradizione in seguito ad una sorta di pentimento/sconfessione della violenza perpetrata in passato. La sua biografia aggiunge di per sé stessa ulteriori elementi al discorso, incastonando il concetto stesso di rivolta in un quadro più ampio e (forse troppo) sfaccettato. Anche l’autrice Perrais approfitta del momento dell’intervista a Stella per entrare in campo, intenta a preparare l’audio e a sistemare i microfoni, compiendo un’ulteriore scelta di appropriazione del punto di vista, primo momento di utilizzo del 16mm e del suo punto di vista su cavalletto.

L’uso dei due formati di pellicola contribuisce a schiacciare (più che contribuire è l’architrave stessa del progetto visivo) e a deformare il passato sul presente, la persistenza delle ingiustizie, il potere di denaro e forze di repressione/conservazione egualmente vivo e presente. Speriamo non rappresenti un (involontario, s’intende) vaticinio nefasto per le rivendicazioni attuali visto che la rivolta dei Ciompi, dopo alcuni successi iniziali, subì tradimenti continui e finì soffocata nel sangue circa tre anni e mezzo dopo lo scoppio, tra esili ed impiccagioni. Per i tempi, ad ogni modo, un risultato straordinario.

Un ulteriore tema scorre sotto pelle lungo tutti gli ottanta minuti di durata, quello della presenza delle donne nella narrazione in un unico tragico momento, quando le mogli dei rivoltosi vengono picchiate e violentate a mo’ di repressione indiretta per ricondurre i mariti “alla ragione”. Senza nome, e seviziate solo ed esclusivamente per il loro ruolo familiare: con una crew composta prevalentemente da donne, con almeno la montatrice e curatrice del sound della pellicola Marie Bottois da nominare e segnalare, questo aspetto non dovrebbe essere trascurato o lasciato in secondo piano. Le immagini riescono sempre ad accompagnare la narrazione? No, ed è forse il principale difetto del film: a tutte le buonissime idee teoriche qui sopra enunciate spesso non è accompagnata la corrispondenza di immagini, che a volte sembrano solo appoggiate a commento. In un progetto del genere tutto questo magari è inevitabile, ma non aiuta la fruizione, già complicata per il pubblico di lingua italiana dalla dizione “faticosa” di Stella. In sintesi, una buonissima idea sul piano visivo (quando esperita per frammenti, mostrando forse una natura espositiva più adatta a quella della proiezione) e contenutistico, ma che restituisce la sensazione di girare un pochino a vuoto nelle scene ambientate a Prato, dove una minima percentuale della ricercatezza d’immagine sciorinata nel segmento fiorentino avrebbe reso l’opera più stilisticamente omogenea.

Info
Ciompi sul sito di Pesaro 2023.

  • ciompi-2023-agnes-perrais-01.jpg

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