Bloom

Presentato in concorso alla 59° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, Bloom della coppia ‘pan-spagnola’ Helena Girón e Samuel M. Delgado, è un cortometraggio e un cortocircuito tra mitologia e oceanografia, tra illustrazione fantastica e fotografia scientifica, tra digitale e analogico. Il tutto a partire da un’isola che forse non c’è o non c’è più.

L’isola che non c’è

Secondo una leggenda popolare c’è un’isola mitica, San Borondón, che da molti secoli appare e scompare in mezzo al mare. La forza del mito ha spinto a organizzare, fra il Cinquecento e il Settecento, spedizioni alla sua scoperta, tanto che è stata registrata in diverse mappe dell’epoca. I registi Girón e Delgado si sono imbarcati a loro volta per una poetica esplorazione a caccia dell’isola, armati di pellicola in 16mm, videocamera digitale e ROV (Remotely Operated Vehicle), il quale non si limita a “rubare immagini” degli enigmatici abissi ma asporta campioni di flora e rocce subacquee dal monte sottomarino Tropico. Che sia la sua vetta, situata a 970 metri sotto il livello del mare, la mitica isola che riaffiorava dai flutti? [sinossi]

Quarant’anni fa Michelangelo Antonioni realizzava Ritorno a Lisca Bianca, tornando ai luoghi della scomparsa misteriosa di Anna ne L’avventura, fotografando, insieme a Carlo Di Palma, il fantasmatico isolotto delle Eolie con il video televisivo, appena dopo la sua sperimentazione video de Il mistero di Oberwald. Con Bloom, presentato in concorso alla 59° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, i registi ‘pan-spagnoli’ (lui dalle Canarie, lei galiziana, già autori del lungometraggio Eles transportan a morte, visto nel 2021 alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia) Helena Girón e Samuel M. Delgado usano ancora una sperimentazione di formati per trattare della scomparsa di un’intera isola, ovvero la leggendaria San Borondón, nell’arcipelago vulcanico delle Canarie. Isola che compare nella cartografia medievale ma che non sembra esistere veramente. La spiegazione più comune fa riferimento a un fenomeno ottico, per il quale la visione dell’isola sarebbe dovuta alla rifrazione luminosa: sarebbe semplicemente il riflesso dell’isola La Palma, come un effetto fotografico al cinema. In Bloom si arriverà a un’altra possibile interpretazione razionale.

Un’isola che appare e scompare, di cui si ha testimonianza nelle antiche carte geografiche ma che nessuno trova, ha tutto un portato fantastico, mitologico. Ci riporta alle teorie pseudoscientifiche dell’archeologia misteriosa in voga negli anni Settanta, ai leggendari continenti scomparsi, o sommersi, di Atlantide, Mu e Lemuria che tanto spazio hanno avuto anche nel cinema di genere. Helena Girón e Samuel M. Delgado eseguono una propria esplorazione di quel tratto dell’Atlantico, muniti di diverse apparecchiature di ripresa, una cinepresa in 16mm, una videocamera digitale e un ROV (remotely operated vehicle) ovvero un’apparecchiatura sottomarina comandata da remoto, in grado di filmare e anche di prelevare dei campioni. Come a dire passato, presente e futuro della tecnologia per catturare immagini in movimento. Sulla base delle rilevazioni di quell’ultimo mezzo si può quindi arrivare a una seconda possibile spiegazione scientifica, dopo quella del miraggio, ovvero l’emersione del monte sottomarino Tropico.

Con Helena Girón e Samuel M. Delgado la riflessione sul mezzo di ripresa e proiezione, su pellicola e video, porta a ragionare su verità e fantasia, su una possibile evoluzione tecnologica che guadagna in termini di veridicità e realismo, quanto perde come fascinazione cinematografica. Il mistero è risolto grazie a nuovi mezzi di visione scientifici. Ma quelle immagini dell’isola in pellicola, con la sua tipica grana, la sua definizione con quei colori virati, con quei pennacchi di vegetazione, con quei riverberi luminosi, sembrano in tutto e per tutto delle raffigurazioni in chiaroscuro delle illustrazioni fantastiche come dei fumetti. Con Bloom i due cineasti realizzano un trip visivo tra luce e buio, profondità oceaniche e superfici emerse, razionalità e mistero, mitologia e oceanografia, illustrazione fantastica e fotografia scientifica, visibile e nascosto, digitale e analogico. Se Antonioni avesse avuto a disposizione un ROV avrebbe trovato subito Anna e la storia del cinema avrebbe seguito un altro corso.

Info
Bloom sul sito di Pesaro 2023.

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