Hindle Wakes

Hindle Wakes

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Presentato come Evento del mercoledì alle Giornate del Cinema Muto 2023, Hindle Wakes di Maurice Elvey, del 1927, è un dramma sociale con risvolti femministi ambientato in un distretto industriale di cotonifici nel Lancashire durante le vacanze. A far da sfondo alla storia di due innamorati, il potere visivo delle immagini industriali, fornaci e ingranaggi, e quello del luna park, un turbinio di giostre e montagne russe sotto le luci della città.

Cos’è, cos’è che fa andare la filanda?

Ogni anno, per una settimana, i lavoratori di Hindle, cittadina del Lancashire, interrompono la fatica quotidiana nei cotonifici e si abbandonano a una sfrenata vacanza. Fanny e Mary, due amiche, trascorrono quelle ferie a Blackpool, dove si imbattono in Alan, il figlio del proprietario dello stabilimento in cui lavorano. Tra Jenny e il rampollo nasce un flirt e i due trascorrono il resto della vacanza a Llandudno. A seguito di un incidente mortale che coinvolge Mary, i genitori di Jenny scoprono la tresca e propongono un matrimonio riparatore ai genitori del ragazzo. Con sorpresa, e non senza riluttanza, questi ultimi accettano, mandando in fumo il matrimonio combinato del figlio con la figlia del sindaco. Ma, di fronte ai preparativi delle nozze, Jenny si ribella e annuncia che non ha alcun interesse a sposare Alan e che per entrambi è stata solo una piccola avventura. [sinossi]

Immaginiamo una versione alternativa di Romeo e Giulietta, dove i due amanti di Verona convincono tanto i Montecchi quanto i Capuleti a fare la pace e riconoscere la loro unione. Ma, di fronte a ciò, Giulietta si ribella e lascia Romeo con cui aveva avuto solo una scappatella. Sovvertire un archetipo dell’umanità e giocare, eludendole, con le attese spettatoriali in tal senso, è il meccanismo che conduce il regista britannico Maurice Elvey con Hindle Wakes, film del 1927 proposto come Evento del mercoledì alla 42ª edizione delle Giornate del Cinema Muto. Ambientato in un distretto cotonifero, a Hindle, nel Lancashire, il film vede una struttura sociale più complessa delle famiglie nobili veronesi. Ci sono i Jeffcote, la dinastia dei padroni, proprietari di una filanda, che vogliono fondere il loro impero con quello dei Farrar, il cui patriarca è anche il sindaco della città. Diventerebbe così anche un’unione indissolubile tra poteri, pubblico e privato. Poi ci sono due famiglie subalterne, quelle degli Hawthorne e degli Hollin. Ma tra queste c’è una differenza: se i secondi sono una pura famiglia di operai, con il padre che accende e spegne le lanterne nelle vie della città, il capofamiglia dei primi è molto vicino al padrone, come il suo vice. Entrambi, padrone e vice, sono uniti nel rigore del lavoro, nel portare avanti l’attività produttiva e nell’evitare quelle vacanze pur così sentite da tutto il resto della popolazione. Il signor Hawthorne trova della sporcizia tra i filari della filanda deserta, e lo dice al signor Jeffcote. Sembra che i due avrebbero potuto addirittura essere soci, sono amici da una vita, ma nella scalata sociale solo il secondo è arrivato fino in fondo. Gli Hawthorne sono dunque dei Jeffcote che non ce l’hanno fatta.

L’unione interclassista avviene così tra la figlia degli Hawthorne con il figlio dei Jeffcote, tutto sommato divise da un mezzo gradino sociale, mentre alla figlia degli Hollin spetta una brutta fine. La morte di Mary non getta neanche tanto scompiglio nel film ed è anzi solo un meccanismo narrativo per far scoprire la scappatella di Fanny e Alan, i Giulietta e Romeo che, come si è detto, non vengono ostacolati più di tanto. Alla mentalità di classe sopravviene quella patriarcale e il signor Jeffcote, pur rimpiangendo il fallimento del suo progetto di fusione industriale dinastica, sostiene il figlio, nel suo potere maschile di prendersi la donna che più gli aggrada, come un suo legittimo capriccio. Non a caso è la matriarca, la signora Jeffcote, a ribellarsi, non sentendo quello spirito machista. Il messaggio della lotta di classe si mescola a quello femminista: Fanny scapperà da quel nuovo matrimonio, comunque, tutto pianificato dagli uomini. Le classi sociali non si mescoleranno e lei tornerà al duro lavoro di operaia tra i fusi di cotone, mentre il principino potrà rimettersi insieme con la figlia del sindaco.

Hindle Wakes è tratto da un testo teatrale di Stanley Houghton che Maurice Elvey iscrive in un contesto fotografico modernista. Il film si apre con due fornaci, che hanno anche un nome, Alice e Sally, che torneranno alla fine, al ritorno delle attività produttive dopo le vacanze. E quindi si dà grande enfasi visiva a ciminiere, ingranaggi, al paesaggio industriale, a un ritmo incessante del lavoro e della produttività. L’estetica meccanica prosegue anche nel viaggio per le vacanze, nel parallelo tra la locomotiva, veicolo per le classi subalterne, e l’automobile dei rampolli delle classi agiate, con la quale raggiungono l’albergo di lusso. Ricorrenti sono anche le inquadrature di scarpe, ancora in chiave sociale. Ci sono quelle della camera di Fanny che si contrappongono al ricco guardaroba di calzature lucide che traboccano dallo scaffale di Alan. E le scarpe tornano anche nell’immagine delle operaie che se le tolgono alla fine del turno di lavoro. La parte più strepitosa del film è quella centrale, il tripudio orgiastico della città dei balocchi, dal divertimentificio rappresentato dalla località di Blackpool, l’equivalente del newyorkese Coney Island, dove si assapora la libertà delle ferie, lontani da quell’opprimente lavoro. Ruote panoramiche, casinò illuminati di notte, montagne russe, anche rese con ardite riprese soggettive da macchine da presa messe sui sedili dei relativi trenini. E poi sale da ballo affollate da centinaia di persone danzanti al ritmo di orchestrine. L’equivalente all’ennesima potenza della notte nella città dei due umani del coevo Aurora.

Il finale, come si è detto, segna la fine delle vacanze, la fine di quella storia vacanziera e il ritorno ai rispettivi ranghi sociali. Fanny, alla catena di montaggio tessile, viene approcciata da un suo collega operaio, che le propone di uscire insieme per il cinema. Tassello di chiusura della civiltà meccanica rappresentata nel film e momento autoriflessivo: la fabbrica dei sogni generata e prodotta da cineprese e proiettori. E la ragazza risponde con un “Ci penso”.

Info
Hindle Wakes sul sito delle Giornate del Cinema Muto 2023.

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