Intervista a Eros Puglielli

Intervista a Eros Puglielli

Uno scambio di battute con Eros Puglielli dopo l’uscita, direttamente per il mercato home video, del thriller fantascientifico AD Project. Gli esordi, i problemi produttivi, il genere e molto altro.

Non è la prima volta che ho l’occasione di parlare con Eros Puglielli del suo cinema: partecipai anni fa, nel 1999, alla visione con dibattito di Dorme all’arena del Nuovo Sacher organizzata da Nanni Moretti, poi lo rincontrai a Barbarano Romano, nelle vicinanze di Viterbo, nell’estate del 2004 (lui presentò a noi studenti del corso di regia e sceneggiatura diretto da Marco Müller Tutta la conoscenza del mondo e Il pranzo onirico) dove disse che aveva praticamente finito il montaggio di Occhi di cristallo. Fu quindi la volta di un’intervista pubblicata su kalporz e dell’organizzazione di una serata al Cineclub Spazio Comune con lui presente e la programmazione dei suoi cortometraggi e di Dorme.
Non ho quindi dovuto neanche pensarci troppo all’idea di contattarlo per un’intervista in concomitanza con l’uscita in vendita di AD Project, il suo ultimo film pensato direttamente per il mercato Home Video. Dopo alcuni giorni di appuntamenti rimandati lo inchiodo al telefono per una buona ora…

Iniziamo parlando del progetto alle spalle di AD Project, i The Coproducers.

Eros Puglielli: Beh, diciamo che prima è nata l’idea di fare qualcosa e poi è subentrata la necessità di trovare una forma legale che corrispondesse a ciò che avevamo fatto, ovvero una libera aggregazione di persone che creano un progetto: a quel punto il film era quasi finito e nasceva il problema delle percentuali da ripartire, e tutto il resto. Insomma, dovevamo cercare di capire quale fosse il progetto produttivo migliore per portare a termine questo film. Il principio con il quale ci siamo mossi credo sia trasparente: semplicemente si basa sulla proporzione tra la autovalutazione di coloro che lavoravano sul progetto e l’apporto finale dato. Una volta che questa proporzione viene fatta si crea il budget finale. In rapporto al budget si dà la percentuale. Apparentemente sembra un meccanismo che comporta poche conseguenze e invece no, perchè obbliga i participanti a una gestione psicologica notevole: c’è libertà ma c’è anche la necessità di un autocontrollo totale. È un sistema che per funzionare ha bisogno di trasparenza, perhé tutto deve tornare. Non che questo voglia dire che il sistema debba essere necessariamente low budget, ma ci vuole consapevolezza professionale e psicologica. Funziona se funzionano le persone che vi sono coinvolte. Tutto assume un peso specifico maggiore, anche rispetto alla produzione normale perché c’è una condivisione assoluta di ogni aspetto della produzione. Prima ancora che il film venga realizzato sei già consapevole completamente del tuo ruolo e del tuo ritorno su quanto investi. I sistemi classici che si basano sulle percentuali e quindi determinano se un film deve essere più o meno low budget sono fallaci perché un film low budget oltre che produttivamente instabile lo diventa anche distrubitivamente. Quando si lavora come abbiamo lavorato noi tenere i costi bassi è nell’interesse di tutti per avere più facilità di rientro, ma io sono sicuro che questo sistema produttivo possa essere allargato anche alle grandi produzioni.

L’utilizzo del video per te non è una novità, ma vi ritorni dopo l’esperienza in 35 mm dei tuoi ultimi lungometraggi: in che modo il lavoro su Tutta la conoscenza del mondo e soprattutto Occhi di cristallo ha influito esteticamente su AD Project?

Eros Puglielli: Beh, Occhi di cristallo per niente, perché AD Project è stato girato tra i due lunghi…

Ah, ecco una cosa che ignoravo…

Eros Puglielli: Vabbè, credo la ignorino tutti… Per me questo film segna un cambiamento a 180° rispetto a quanto fatto in precedenza per quanto riguarda le modalità narrative, ed è stato meraviglioso poterlo sperimentare con un atteggiamento collaboratoriale, con attori che volessero confrontarsi con un progetto poeticamente diverso basato più sull’inconscio. Formalmente è stato un esperimento di sottrazione dal punto di vista della gestione delle immagini, anche se paradossalmente ho dato più importanza alle immagini o comunque gli ho dato un’importanza diversa rispetto a operazioni precedenti, cercando di costruire immagini semplici che nascondessero una complessità molteplice…

Può ricordare Lynch…

Eros Puglielli: Certo, è indubbiamente vero. Mentre Tutta la conoscenza del mondo proponeva un approccio ironico verso l’ignoto, AD Project è puramente emozionale, la sua è una spinta istintiva verso l’ignoto. Per tutta la durata del film non sappiamo bene quali sono le regole del gioco e se ci fossero sono sarebbero definibili. Essere dentro una cosa senza conoscerne le regole. In sostanza si può dire questo.

Come già in Occhi di cristallo la fotografia vira verso tonalità fredde, come il blu, ponendosi in antitesi nei confronti sia degli esordi autoprodotti sia di Tutta la conoscenza del mondo. Pensi di proseguire su questa via?

Eros Puglielli: Io credo che siano tutte esperienze valide, ognuna permette di portarsi dietro qualcosa di duraturo, si stia parlando di Dorme o Occhi di cristallo. L’unica motivazione vera che mi ha spinto verso un’illuminazione rispetto a un’altra era la creazione del mood: il discorso fotografico segue perfettamente il progetto. Non sono partito a priori con l’idea di avere quel tipo di fotografia, semplicemente era la più adatta. In questo momento Occhi di cristallo e AD Project segnano un momento oscuro anche personale, entrambi fanno parte di un vissuto che mi porto dietro e che ultimamente vira più facilmente verso tinte scure. I miei film sono sempre la registrazione di alcuni stati d’animo, così adesso predominano i toni scuri come erano sentiti i colori della fase precedente. Mi piacerebbe tornare ai colori, a una forma più vitale ed esplosiva, ma sempre con la consapevolezza del lato oscuro. Sarebbe molto interessante.

In AD Project torni a collaborare con Cristiano Callegaro, il tuo attore feticcio degli esordi; com’è avvenuto questo “ritorno alle origini”?

Eros Puglielli: Guarda, devo dire che è stata una cosa che ho fortemente voluto, sentivo di doverlo fare per questo progetto. È stato comunque molto divertente. È un tipo di cosa che avevo piacere di rifare. Poi, sai, le cose della vita sono così…

Tu hai lavorato in tutti i campi…

Eros Puglielli: Bè, mi mancano ancora gli spot pubblicitari.

È vero, ma hai comunque lavorato per il cinema, per la televisione e ora approdi all’home video: quali sono, per la tua esperienza, le differenze principali tra questi settori dello spettacolo? Qual è la modalità per approcciarvisi?

Eros Puglielli: Credo che la crisi in atto in questo paese sarebbe superabile con veri leggi ad hoc che permettano di snellire la produzione cinematografica. C’è bisogno di una snellezza produttiva che consenta una cinematografia a tutto tondo, meno vincolata da questi limiti tematici, stilistici, contenutistici. Credo che potrebbe essere un aiuto forte anche all’economia. Sono però altrettanto convinto che il cinema lo facciano le persone e il movimento lo si debba creare dal basso. Molti girano film in digitale ma pochi di questi vedono la luce. Sono sempre i progetti a contare alla fine, c’è bisogno di scelleratezza, un buon grado di megalomania e di essere in perenne attività cerebrale. La produzione è un atto creativo e ha bisogno di un principio di base al di là del mezzo che si usa. Il dvd per alcune opere può essere l’ideale perché può permettere un’uscita più mirata, precisa, efficace. Ma come tutte le cose è bipolare, può essere positiva o negativa a seconda dell’uso che se ne fa. Dobbiamo abituare il pubblico a vedere tutto il cinema possibile, la ricchezza e la diversità delle immagini possono aiutare a costruire le nuove forme espressive. Per un autore la diffusione in dvd rende possibile percorrere strade diverse. Un’opera cinematografica ti porta via almeno tre anni e prevede un coinvolgimento emotivo e psicologico enorme. Allora, per una serie di motivi, questa snellezza che può venire da un mercato ancora fuori dal controllo può consentire una libertà estetica maggiore, si può forse tornare a quella leggerezza degli anni ’70 in cui c’era tanta fruizione cinematografica, si richiedevano più film e c’era magari quella naturalezza, quella semplicità che manca a chi è costretto ad affidare tutto ciò che deve dire a un singolo film.

Insomma, una cinematografia meno ragionata, più istintiva…

Eros Puglielli: Esatto… Ma noi non abbiamo neanche la cinematografia ragionata, figuriamoci se possiamo pensare di andare oltre.

Quindi bisogna sperare che si inizi a sfruttare la nuova tecnologia per far sì che possano uscire prodotti più vari, anche attraverso l’autoproduzione?

Eros Puglielli: Sarebbe l’ideale, perché con i mezzi odierni tutti possono fare film a casa propria. Ma attenzione, bisogna vedere anche dove si va a finire, se il discorso estetico è valido, se si è capaci di farli i film. Io posso anche girare un film in casa mia, ma se poi prendo come elettricista il vicino di casa e come attrice la portiera…certo, se sono Pasolini non c’è differenza, ma che fine faccio se non sono Pasolini?

Non vai molto lontano…

Eros Puglielli: Bè, direi proprio di no…

Con Occhi di cristallo hai sposato in maniera più diretta il genere, e AD Project prosegue sulla stessa linea; eppure ho avuto più volte durante la visione l’impressione di trovarmi di fronte al “dark side” di Armageddon, il tuo corto. Tu vedi relazioni tra questi film oppure è stato tutto frutto della mia fantasia malata?

Eros Puglielli: Guarda, hai detto una cosa che pochi possono permettersi di dire, perché Armageddon è tra i miei corti meno visti, ma è abbastanza giusto: magari non proprio per il riferimento ad Armageddon che non era pensato, ma sono film più simili di quanto non sembrino. C’è un desiderio di raccontare le altre dimensioni, che è un tema che mi ha sempre affascinato a dire il vero. Tutti quelli che hanno visto Tutta la conoscenza del mondo pensando che si distaccasse notevolmente dal resto delle mie opere non ci ha capito molto. Credo che Armageddon abbia sei spettatori in tutto il mondo, ma sono molto motivati come spettatori… A parte le battute, effettivamente c’è una vicinanza tra le due opere, entrambe mostrano un tentativo di approccio più emozionale che cerebrale. E c’è sicuramente la somiglianza tematica…

L’uscita del tuo film in home video coincide con quella di H2Odio di Alex Infascelli. Hai avuto modo di vederlo? Molti si sono sprecati in similitudini tra le due opere: tu ce le vedi?

Eros Puglielli: La similitudine è effettiva perché escono nello stesso momento, ma credo che si fermi lì. AD Project ha un termine cronologico non effettivo in realtà, considerando che è stato girato nel corso degli anni, ma in un certo senso l’operazione può sembrare la stessa, vista dall’esterno. Eppure il film di Infascelli ha scelto la strada dell’uscita in edicola, del riscontro economico immediato, una vendita lampo, mentre il mio ha scelto la strada classica del noleggio e della vendita nelle videoteche. Però ben vengano queste forme diverse di produzione e distribuzione. È un modo per uscire dalla logica, va bene…

Vabbè, ora mi ero scritto una domanda ma forse in realtà mi hai già risposto…

Eros Puglielli: Cosa volevi chiedermi?

È che trovo sia interessante notare come i due registi sempre citati quando si passa in rassegna il cinema di genere italiano contemporaneo abbiano evitato l’uscita in sala: tu che interpretazione dai a questo, considerando che anche un grande vecchio come Dario Argento con Ti piace Hitchcock? è approdato direttamente nelle videoteche? Non credi sia in parte una sconfitta della cosiddetta rinascita del cinema italiano?

Eros Puglielli: In realtà no, il mercato home video è un mondo a parte, non credo si possa fare un’equazione perfetta su questo tema. In un certo senso la tristezza vera e propria è l’inerzia del nostro mercato. Non si può produrre nient’altro che quel cinema là… Che va bene che esista, non ci devono essere fraintendimenti su questo, deve esistere ed è giusto che esista, ma dovrebbe esistere anche quest’altro… Anche gli spettatori sono poco attenti, vogliono il nuovo ma poi sono diffidenti quando glielo si propone… I produttori sapendo questo non ci si buttano e se lo fanno mantengono i piedi in due staffe, stanno sempre sulla scialuppa di salvataggio; insomma, il distributore in realtà non ci crede. Forse bisogna cercare di muoversi in maniera diversa, anche come autori: noto sempre più spesso come quello che io faccio alla mia generazione e a quelle successive arrivi, ma da qui a farlo diventare mercato ce ne vuole, e per adesso è difficile riuscirci.

Eppure, tutti si riempiono la bocca con il cinema di genere…

Eros Puglielli: Sì, ma poi non fanno nulla per farlo crescere sano… Vedi, per ammazzare qualcuno non devi fare più di tanto, basta l’omissione di soccorso. Basta che non fai niente e crolla. Poi in realtà a questo discorso facile sul cinema di genere sono contrario; io sono per la libertà totale di espressione… Se il cinema di genere deve diventare un’ulteriore gabbia in cui inserire tutti quelli che non fanno l’altro cinema non ha senso che esista. Ci vuole grande movimento, mobilità di idee, scambi culturali e forse agendo così anche il cinema d’autore potrebbe diventare più ricco, meno standardizzato, più fantasioso.

Cosa che poi a ben vedere accade un po’ ovunque si produca molto cinema: Stati Uniti, Spagna, Giappone…

Eros Puglielli: Esatto, ma da noi tutto questo non esiste, dobbiamo ripartire da Adamo ed Eva perché non abbiamo memoria storica di questo tipo di produzione cinematografica. Concludendo, parlare tanto del genere non fa che aumentare il dualismo tra un cinema d’autore che fa finta di esistere e un cinema di genere che continua a non esistere… E questo è lo strumento attraverso il quale non ci sarà un cinema di genere perché viene strumentalizzato esclusivamente come opposizione a quello d’autore, senza capire che parliamo di un unico mezzo espressivo. Il cinema deve esistere in tutte le forme. Il cinema è uno strumento per svelare ogni realtà, e deve poterla svelare come meglio ritiene opportuno.

Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo futuro? Stai già lavorando a qualcosa?

Eros Puglielli: In questo momento sto scrivendo, una cosa che cercavo di fare già durante la lunga post-produzione di 48 ore. Ma, sai benissimo che questo non significa che girerò quello che sto scrivendo.

Ma a parte questo?

Eros Puglielli: Dipende, al momento i miei movimenti futuri sono abbastanza top secret anche e soprattutto per me.

Ora devo farti una domanda che va a scavare in qualcosa di doloroso.

Eros Puglielli: Spara pure.

Come stai reagendo alla delusione per la maniera in cui è stato distribuito Occhi di cristallo nei cinema?

Eros Puglielli: Ah, bè…

So che il film si è ripreso con la vendita dei dvd…

Eros Puglielli: Effettivamente il dvd non è andato male, anche se sinceramente non ti saprei dire con esattezza quanto ha guadagnato. All’estero è andato benissimo, è considerato un cult movie: esiste una bella versione inglese che è stata curata da Alan Jones che ha fatto al film una presentazione pazzesca. Il dvd lo trovi su play.com, basta che digiti Eyes of Crystal e ti appare.

Buono a sapersi… Io ho la versione italiana che… Beh…

Eros Puglielli: È terribile, non ha praticamente alcun extra… Mentre la versione di cui ti parlavo prima ha il trailer, un documentario, interviste… Questo per dirti che è un tipo di film che vive molto di home video e all’estero.

Bè, quindi ti sei ripreso dallo scotto per Occhi di cristallo

Eros Puglielli: Beh, direi proprio di no…

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