Dorme

Dorme, l’esordio low-budget del romano Eros Puglielli è una delle gemme nascoste del cinema italiano degli anni Novanta, destinato fin dalla sua nascita a un culto duraturo, non solo tra le mura capitoline.

Il cinema è come una bella donna…

Ruggero, diciottenne della periferia romana lasciato dalla fidanzata Anna perché troppo basso, non si rassegna e continua a telefonarle. Ogni volta gli viene risposto: “Anna dorme”. Decide allora di andare con l’amico Michele ad aspettarla sotto casa, ma deve inoltrarsi nella zona delle Case popolari presidiato dai famigerati fratelli Riccio. In realtà si tratta di un unico teppista psicopatico sdoppiato in due gemelli sanguinari e che è l’attuale fidanzato di Anna. Dopo vari tentativi andati a vuoto Ruggero si crede vinto, ma l’amico Michele gli fa assumere alcune dosi di uno psicofarmaco, il Monaco 2, che appare ai giovani e li aiuta a superare i propri complessi. [sinossi]
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Giovani in mezzo ai giovani
crescere vogliamo crescere
tutti amici tra noi
in un mondo più libero
siamo un fiume di atomi
tutti pronti ad esplodere
ma c’è nascosta in noi
musica elettronica per voi
Mario Tessuto, Teen-agers concerto (1966)
Come osi incrociare il tuo sguardo con quello dei sacri occhi della giustizia?
Sono venuto a estirpare il male dalle piaghe eterne del mondo,
e dagli oceani del dolore silente
mi accingo a suonare l’arpa dell’equilibrio cosmico.
E allora apritevi, o cieli, scorrete, fiumi,
finché il sole della speranza non sarà in grado di scaldare le membra
del fanciullo preposto alla veglia di draghi di fuoco.
Monologo di Ruggero

Tra i tanti meriti attribuibili a Distribuzione Indipendente in questi primi mesi di vita non c’è solo quello di aver creduto in progetti ai quali nessun altro sembrava voler dare fiducia, ma anche quello di aver donato nuova vita cinematografica a piccoli grandi cult-movie nostrani, dimenticati nel corso degli anni negli angoli più bui della memoria cinefila e a molti completamente sconosciuti. Titoli come Il magico Natale di Rupert di Flavio Moretti, riesumato in concomitanza con il solstizio d’inverno dopo sette anni di esilio forzato dalle sale – e senza nessuna edizione in dvd, ça va sans dire –, meritano di ottenere una nuova chance con il pubblico che all’epoca li snobbò. È questo anche il caso, per lo meno in parte, di Dorme di Eros Puglielli.

Tra tutti gli esordi del cinema italiano contemporaneo, quello di Puglielli, vero e proprio enfant prodige della regia, merita un approfondimento a parte: la maggior parte del pubblico (e della critica) considera Dorme un film del 2000, al punto che Puglielli fu inserito nell’elenco della retrospettiva “La meglio gioventù – Esordi italiani 2000-2006”, curata da Vito Zagarrio per il Festival del Nuovo Cinema di Pesaro. In quell’occasione venne presentato al pubblico marchigiano Tutta la conoscenza del mondo (2001), prima incursione nel cinema industriale del cineasta capitolino. In realtà Dorme è stato girato nel corso del 1993, e il montaggio è stato terminato l’anno successivo: per i sei anni successivi a Roma si è parlato di questo piccolo, curioso film, creando una vera e propria leggenda, alimentata anche dagli eccellenti cortometraggi diretti da Puglielli in quel periodo, quindi (grazie anche all’intervento della Indigo Film) nel 2000 è arrivato il trasferimento dal supporto vhs su cui era stato girato alla pellicola 35mm, e di conseguenza anche l’approdo in sala, ristretto alla sola città di Roma. La vidigrafia l’avrebbero meritata anche i molti corti già citati in precedenza, indispensabili tra l’altro per riuscire a circoscrivere al meglio un’operazione come Dorme: in opere brevi come Lo specchio della vita riflette la pancia (1990), diretto da un Puglielli diciassettenne, il geniale Amicizia (1992), il divertissement fantascientifico e apocalittico Armageddon (1995), il regista capitolino dimostra in maniera inequivocabile la propria poetica espressiva, lontana dai dogmi del cinema autoriale eppure carica di una originalità e di una personalità perfettamente riconoscibili. Tutti lavori sulla corta distanza che Puglielli porta a termine in maniera completamente autonoma, girando in video e arrangiandosi in vari ruoli della produzione, a partire ovviamente da quello di operatore: dopo l’ingresso al Centro Sperimentale (dove rimarrà una sorta di mosca bianca) arriverà anche il momento di dedicarsi alla pellicola, con gioielli come Assunta e lo splendido Il pranzo onirico – che riprendono ambientazioni e tipi non dissimili da quelli che animano Dorme –, Effetto placebo e I racconti di Baldassarre, ma anche in quel caso non verranno meno la forte componente popolare del cinema di Puglielli e il suo amore per l’artigianato di qualità.

E ora, dunque, Dorme torna nelle sale grazie all’intervento provvidenziale di Distribuzione Indipendente. Una scelta quasi obbligata, perché il film preconizza gran parte della (ri)nascita digitale che sta attraversando in lungo e in largo la produzione indipendente italiana: poco meno di venti anni fa, in un panorama desertificato dalla crisi industriale degli anni Ottanta, un ragazzo poco più che maggiorenne, con l’aiuto dei suoi amici e armato appena di una videocamera vhs (il film è stato girato interamente con luce naturale, e il suono è registrato direttamente in macchina in fase di ripresa) prende la periferia romana, tanto cara alle incursioni nel “reale” dei ragazzi di vita pasoliniani, degli “imperatori” di Nico D’Alessandria o degli eroinomani sbandati immortalati da Claudio Caligari, e la trasforma in un mondo a parte, terreno terribile e fatato in cui un eroe senza macchia e senza paura deve affrontare nemici mortali – i terribili fratelli Riccio, un teppista che ama sgommare sul suo motorino e crede di essere due gemelli – per riconquistare l’amore della bella che lo ha lasciato in quanto “troppo basso”. Questa è la storia di Ruggero, protagonista di una fiaba moderna in cui la landa desolata è rappresentata dalle case popolari e il luogo di ritrovo per i ragazzi del quartiere è la discarica: la volontà di Puglielli e di Cristiano Callegaro – attore feticcio dei primi lavori del regista, qui al lavoro insieme anche sulla sceneggiatura – di non sclerotizzare la messa in scena su una ripresa pedissequa del reale è così forte da far sì che la sagoma dei palazzi di Torrevecchia, quartiere a nord della capitale, irrompa in dissolvenza incrociata sul celeberrimo skyline di New York. La borgata in cui è ambientato il film non è diversa dal teatro (di guerra) di alcune opere che all’interno del cosiddetto neo-neorealismo degli anni Novanta cercarono il successo al botteghino: se registi come Giulio Base e Claudio Fragasso si fermano però a una fotografia, discutibile e piuttosto ruffiana, del degrado della periferia, Puglielli approfitta dei palazzoni, dei grandi parchi, degli spazi enormi e assolati per accentuare in maniera ancor più deflagrante il nanismo del protagonista.

Una scelta estetica che al di là dell’ironico riferimento iconoclasta delinea con una certa precisione anche l’indole del film: giocando abilmente con i generi, con un utilizzo sempre lungimirante dell’autoironia, Puglielli prende a modello i folli e ondivaghi movimenti di macchina che il Sam Raimi degli esordi insegnò anche ai fratelli Coen e li mescola tanto al beat e alla psichedelia degli anni Sessanta – non è casuale la ripresa di Teen-agers concerto di Mario Tessuto, vero e proprio inno della naiveté, né lo sono i nomi del protagonista Ruggero Acque e del suo amico Michele Campovecchio, traduzioni dall’inglese di Roger Waters e Mike Oldfield – quanto alle deformità della commedia surreale. Sequenze come quella che apre il film, o intuizioni quella della soggettiva “nana” nella scena della festa liceale rendono alla perfezione l’idea di una messa in scena consapevole, del tutto inusuale in un ragazzo di appena diciannove anni. Anche incursioni nel demenziale, come il duello in stile anime tra Ruggero e i fratelli Riccio, non si lasciano prendere la mano dalla pura boutade, ma si inseriscono con intelligenza e acutezza nel contesto del film.

A diciannove anni dalle riprese, Dorme appare ancora un film genuino, di una sincerità dalla quale è impossibile non farsi conquistare, e per questo merita di tornare di nuovo a dire la sua in sala. Perché se all’epoca riuscire a fare l’ingresso nell’ingranaggio industriale era impresa a dir poco ardua la situazione non ha fatto altro che peggiorare nei due decenni successivi: per colpa della televisione, che ha omogeneizzato lo sguardo infiltrandosi anche nelle giunture della Settima Arte; dei produttori, incapaci di guardare al di là del “tutto e subito”; dei registi stessi, troppo spesso anchilosati in posture anti-popolari; degli spettatori, impigriti e adagiati sulle proprie certezze. Come Angela nel film, anche il  nostro cinema (senza considerare splendide eccezioni) non fa altro che dormire, incapace di prendere in mano il proprio destino e di cercare di proporre qualcosa di nuovo, di distante dagli schemi predefiniti. Anche per questo motivo Puglielli, dopo essere stato bocciato con troppa facilità per il diseguale ma a larghi tratti entusiasmante Tutta la conoscenza del mondo e il cupo thriller neo-gotico Occhi di cristallo (AD Project, uscito direttamente per il mercato home video e prodotto con la formula dei Coproducers, non ha subito una sorte poi così diversa), è stato ingiustamente relegato al piccolo schermo, impegnato in fiction impossibilitate a dare la doverosa libertà espressiva a uno dei più ispirati visionari dell’Italia contemporanea.

Chiunque volesse trovare in sala un film in grado di sovvertire qualsiasi schema, divertendo il proprio pubblico fino alle lacrime (molte gag sono francamente irresistibili) e ribadendo, soprattutto, l’importanza dell’Idea e dell’Ingegno al di sopra di qualsiasi speculazione industriale, non si facesse scappare l’occasione di recuperare uno dei più scintillanti esordi della storia del cinema italiano, oggetto di culto per tutti i cineasti e gli attori che si stanno facendo strada nell’indipendenza. Perché per dirigere un film che affonda le proprie radici nell’immaginario fantastico non c’è bisogno necessariamente di contare su milioni di euro, né di un divo che creda nel progetto: bastano, per dirla alla romana “du’ pinze e ‘na tenaglia”. O forse anche solo un paio di pasticche di “Monaco 2”. Provare per credere…

Info
Dorme, il trailer di Distribuzione Indipendente.
Dorme, una clip.
 
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