Madri

Al dolore di una, di dieci, di cento, di milioni di donne, segnate dalla morte di un figlio che la regista Barbara Cupisti dedica il più straziante degli omaggi nel suo Madri, in concorso nella sezioni Orizzonti della 64a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Cicatrici

Attraverso le testimonianze delle madri che vivono nella terra dilaniata dalla guerra infinita, con il terrore di non veder rientrare a casa i propri figli, vengono mostrati i conflitti e i drammi privati che raccontano la Storia. Il dolore per la perdita di un figlio, che sia vittima o carnefice, è il più profondo e straziante, ingiusto e incomprensibile. La sofferenza per la perdita di un familiare è universale, non esistono differenze di razza né di credo. Attraverso il riconoscersi in questo dolore è possibile iniziare un nuovo cammino che porti alla comprensione. Madri israeliane e palestinesi che hanno vissuto questo dramma ci aiuteranno a capire attraverso i loro racconti questa terribile realtà… [sinossi]

Nulla è paragonabile alla morte di un figlio, una ferita aperta che nemmeno lo scorrere inesorabile del tempo riesce a cicatrizzare. Ed è al dolore di una, di dieci, di cento, di milioni di donne, il cui corpo e la cui mente sono stati segnati dallo stesso triste destino, che la regista Barbara Cupisti dedica il più straziante degli omaggi nel suo Madri, in concorso nella sezioni Orizzonti della 64a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Immagini e parole che lacerano e fanno male, che documentano senza sosta e filtri censori la follia umana, raccontando di un legame fatto di sangue e lacrime che neanche le distanze ideologiche, i conflitti etnici, le discriminazioni razziali o le guerre in nome di qualche “Dio della guerra” hanno il potere di spezzare. Un documentario che azzera tutte le distanze, capace di unire e non di allontanare ulteriormente ciò che secoli di storia hanno trasformato in atroce e dura realtà.

E a conti fatti non importa che le madri intervistate siano israeliane o palestinesi, perchè non sono né la terra né la bandiera che rappresentano o i motivi che le mettono per causa di forza maggiore una di fronte all’altra il motivo portante alla base del “viaggio” audio-visivo portato a termine dalla Cupisti, ma piuttosto la sofferenza per una perdita che non si può dimenticare, che resta viva e non smette mai di tormentare tutte coloro che la provano giorno dopo giorno, trascinandosi dietro istantanee di vita talmente vissuta da trasformare le case in veri e propri mausolei. Un solido e crudo reportage in prima linea che si mantiene in perfetto equilibrio, che non risparmia e non si risparmia, che mostra l’immostrabile senza però spettacolarizzare la morte come avviene puntualmente sul piccolo schermo. È una visione apocalittica che mette con le spalle al muro gli spettatori, un incubo più reale della realtà stessa vissuto attraverso gli occhi e le testimonianze dirette di madri e di donne alle quali è stato estirpato ciò che hanno messo al mondo.

Info
La pagina dedicata a Madri sul sito della Biennale.
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