Peter Greenaway. Film, Video, Installazioni
De Gaetano analizza con estrema cura tutti i lavori di Peter Greenaway, dando importanza a tutte le parti che lo compongono, compreso il retroterra culturale, ma anche l’elemento musicale (Michael Nyman, ovviamente), quello pittorico, scenografico…
“Bisognerebbe scrivere libri solo su ciò che si conosce bene. Un articolo lo si può inventare su qualunque argomento, un libro no: è troppo personale, troppo intenso. E nel corso della vita, di quanti argomenti uno può dirsi così esperto da avere la presunzione di comunicarlo agli altri? Uno, due, tre, quattro, cinque?”
Così comincia il volume scritto da Domenico De Gaetano, nell’introduzione emblematicamente intitolata My life with Peter. È un incipit che ci immerge in un lavoro che è impossibile non definire “personale”, un viaggio a metà strada fra l’oggettività tipica della critica cinematografica (e nel caso specifico di Peter Greenaway, artistica) e l’intimità dell’esperienza di vita dell’autore con il regista inglese (De Gaetano conosce e ha lavorato con il regista inglese).
La monografia di De Gaetano è un aggiornamento/approfondimento di un suo testo, già edito da Lindau, del 1995. Dalla prima versione sono passati quasi quindici anni e il cinema di Peter Greenaway ha saputo, ancora una volta, rivoluzionarsi e ripensarsi, pur rimanendo legato alla stessa idea di cinema. Il viaggio (questa ci sembra la formula più adatta per descrivere il libro di De Gaetano) che intraprende l’autore è un percorso che non sonda unicamente il cinema di Greenaway ma analizza, se possibile, anche le correnti culturali che lo sottendono. Il saggio procede così in forma sincronica, rispettando l’ordine cronologico delle opere: si parte dagli esordi sperimentali che appartengono liminalmente al movimento strutturale-materialista, a quello minimalista, più in generale al cinema d’avanguardia cui s’inscrivono i lavori di Mark Snow Malcom Le Grice, David Crosswaite. A questo periodo appartengono i corti degli anni Sessanta/Settanta (Train, Tree, Revolution ecc.) che De Gaetano raggruppa nel secondo capitolo fino a Cute Above the Rest, che anticipa il primo lavoro B.F.I., A Walk Through H (1978), che apre il terzo capitolo, a sua volta uno sguardo del suo cinema già maturo ma ancora sperimentale: oltre a A Walk Through H, anche Vertical Features Remake e The Falls, che chiude gli anni Settanta e apre la strada a Greenaway al lungometraggio di finzione.
Gli anni Ottanta, affrontati nel quarto capitolo, sono contraddistinti dai film più conosciuti del regista: lo splendido esordio I giardini di Compton House, Lo zoo di Venere, Il ventre dell’architetto, Giochi nell’acqua, Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante. Il quinto capitolo affronta di petto il cinema greenawayiano attraverso titoli importantissimi quali L’ultima tempesta (importante anche per l’evoluzione dell’uso del digitale nelle tecniche di ripresa cinematografica), The Baby of Mâcon, I racconti del cuscino e Otto donne e mezzo. A questo punto Greenaway ha esaurito le cose da dire, almeno per quel che riguarda la “semplice” macchina cinema, ed è qui che si apre un nuovo, interessante periodo artistico che è quasi un ritorno al passato: installazioni ed esperimenti come Le valigie di Tulse Luper e Ripopolare la Reggia (quest’ultimo realizzato con la collaborazione vitale dello stesso De Gaetano, che ha trovato non poche assonanze artistiche fra la bellezza magnificente della Reggia di Venaria e l’agire del regista), o ancora un lungometraggio come Nightwatching.
De Gaetano analizza con estrema cura tutti i lavori di Peter Greenaway, dando importanza a tutte le parti che lo compongono, compreso, come si diceva, il retroterra culturale, ma anche l’elemento musicale (Michael Nyman, ovviamente), quello pittorico, scenografico ecc. A fine lettura permane un senso di completezza, una sensazione che non sempre si prova dopo aver letto un saggio di analisi critica cinematografica. Questa sensazione è il naturale effetto che deriva dall’incredibile puntualità dell’autore, che ha saputo far interagire particolare e generale, pubblico e privato. In un’epoca in cui l’arte è soffocata dalla quantità, piuttosto che dalla qualità, De Gaetano ha saputo cogliere nel lavoro di Peter Greenaway la perfetta interazione di fattori intellettualistici sorretti da una lucida e personale idea di arte e di cinema. Un libro adatto per chiunque voglia approfondire il cinema del regista inglese ma anche per chi, come me, ha intenzione di approfondire quei meandri culturali che spesso rimangono a latere del discorso critico.
Domenico De Gaetano
Peter Greenaway. Film, Video, Installazioni
Edizioni Lindau
Torino, 2008.
Collana: Saggi
Illustrazioni: N° 26 b/n f.t.
Formato: cm. 14×21
Pagine: 288
ISBN: 978-88-7180-770-6
Prezzo: euro 24