Sophie’s Revenge

Sophie’s Revenge

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Asiatico per investimenti e scelta del cast, Sophie’s Revenge non ha nazionalità, non ha personalità e, malauguratamente per una commedia sentimentale, non ha cuore. L’esile e deludente lungometraggio di Eva Jin, che nemmeno la splendente Zhang Ziyi è riuscita a risollevare, ha aperto la dodicesima edizione dell’Udine Far East Film.

La ricerca della felicità (al box office)

Sophie è una scrittrice di manga, romantica e un po’ strampalata. Prossima alle nozze con il giovane e avvenente chirurgo Jeff, improvvisamente scopre che quest’ultimo si è innamorato di una famosa attrice, Joanna. Disperata e ossessionata da sua madre che, ignara dell’accaduto, la tormenta con i preparativi per le nozze, Sophie medita vendetta e trova un alleato nel presunto ex dell’attrice, il fotografo Gordon… [sinossi – catalogo Far East]

L’aspetto più interessante – e preoccupante – dell’esile e deludente commedia sentimentale Sophie’s Revenge (Fei Chang Wan Mei, 2009), lungometraggio che ha aperto la dodicesima edizione dell’Udine Far East Film, riguarda la natura produttiva, l’ibridazione tra la cinematografia cinese, coreana e occidentale. Coprodotto da Cina e Corea del Sud, Sophie’s Revenge non sembra annunciare liete novelle per il nuovo corso smaccatamente commerciale e internazionalista del cinema cinese e, più in generale, asiatico [1]. Come i peggiori remake hollywoodiani dei j-horror [2], il film diretto da Eva Jin e prodotto e interpretato dalla splendente Zhang Ziyi sceglie il sentiero sbagliato, evidentemente più facile e seducente soprattutto dal punto di vista economico, ma artisticamente disastroso. Asiatico per investimenti e scelta del cast, Sophie’s Revenge non ha nazionalità, non ha personalità e, malauguratamente per una commedia sentimentale, non ha cuore.

Immerso in una dimensione vendibile su più mercati (girato tra Pechino e Tianjin, disegna una metropoli fastidiosamente à la page), questo intreccio amoroso può vantare una buona confezione tecnica, ascrivibile più allo stile produttivo coreano che cinese, e qualche trovata estetica divertente. È quantomeno apprezzabile l’utilizzo della computer grafica (gli insetti che ricoprono la protagonista, il rapporto tra cuore e stomaco eccetera), dell’animazione e delle tavole del fumetto che scandiscono i cinque capitoli del lungometraggio, la gag dei flashback presentati come filmati televisivi e via discorrendo: Eva Jin, aka Jin Yimeng, anche musicista pop e vignettista, già regista del pluripremiato cortometraggio The 17th Man (2004) e del lungo Dinner, Sailfish (2008), sotto lo pseudonimo di Ema Jin, cerca di vivacizzare una storia che, al contrario, è prodotta e scritta dalla stessa Yimeng per piacere a tutti, per appiattirsi sui gusti di una platea potenzialmente internazionale. Ai piccoli sussulti della computer grafica fanno da contraltare l’inconsistenza dei personaggi fastidiosamente caricaturali e la meccanicità di un intreccio che ha il fiato corto dopo una quarantina di minuti. A ben poco servono alcune gag a sfondo sessuale o qualche sequenza da slapstick comedy – come la demenziale fuga in ospedale, tra i primi segni di un film con poche, pochissime idee).

Sophie’s Revenge ha ottenuto discreti risultati al box office e segna anche l’esordio nella commedia di Zhang Ziyi, volto asiatico tra i più spendibili a livello internazionale. Talentuosa e indubbiamente volenterosa, l’attrice cinese è però immersa in una sceneggiatura assai debole e si ritrova costretta a sfoggiare, una dietro l’altra, una serie di espressioni buffe che non possono certamente tenere in piedi un lungometraggio. A bellezza e talento bisognerebbe aggiungere un buon testo. Del resto del cast, composto da attori cinesi, hongkonghesi, taiwanesi e coreani, registriamo la buona prova di Fan Bingbing.
Più delle peripezie amorose della strampalata Sophie, ricorderemo la poco condivisibile corsa ai box office di questa coproduzione. Ne seguiranno molte altre. È inevitabile. Soprattutto preoccupante. La vitalità artistica di alcune cinematografie asiatiche non dovrebbe avere prezzo.

Note
1. Ovviamente non bisogna generalizzare, viste le mastodontiche differenze tra le varie cinematografie nazionali. Eppure, pur scommettendo a occhi chiusi sul cinema giapponese, non possiamo dire lo stesso per Cina, Hong Kong e in parte Corea del Sud. Momentaneamente estranee al processo di colonizzazione occidentale, perché ancora poco appetibili, sembrano invece le cinematografie thailandesi, filippine, indonesiane.
2. Termine usato per definire il nuovo corso del cinema horror nipponico, da Ringu a Ju-on e via discorrendo. Evitiamo la lista dei rifacimenti a stelle e strisce, produzioni spesso indifendibili e volontariamente private delle originali specificità.
Info
Il trailer originale di Sophie’s Revenge.
La scheda di Sophie’s Revenge sul sito del Far East.
Il sito ufficiale di Sophie’s Revenge.
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