Dear John

Dear John

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Nuovo melodramma nato dalla penna del prolifico Nicholas Sparks e trasferito sul grande schermo per la regia dello svedese Lasse Hallström: Dear John.

Caro amico ti scrivo…così ci guadagno un po’.

John Tyree è un ragazzo dall’indole ribelle e cresciuto senza madre che ha un rapporto tormentato con il padre e con se stesso. Un giorno decide di arruolarsi nell’esercito americano e viene mandato in Europa. Quando torna a casa, per una licenza, incontra Savannah Curtis, studentessa modello e ragazza molto diversa da lui della quale s’innamora, ricambiato. A pochi mesi dal congedo di John però l’America viene colpita dagli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 e il ragazzo viene impiegato in missioni di guerra sempre più pericolose in Medioriente. I loro incontri diventano sempre più sporadici e il loro unico contatto è lo scambio di lettere d’amore, una corrispondenza che avrà però conseguenze fatali… (sinossi)

Sparks ci riprova, è proprio il caso di dirlo. Esce con un ritardo di soli sette giorni rispetto al non fortunato The Last Song questo Dear John, ennesima fatica nata dalla penna del prolifico Nicholas Sparks e trasferita sul grande schermo per la regia dello svedese Lasse Hallström di Chocolat e Hachiko, tra i tanti.
Il John (Channing Tatum – Step Up) del titolo è un ragazzo silenzioso e scostante in licenza militare dalle forze speciali, che in quel del Sud Carolina incontra Savannah (Amanda Seyfried – Mamma mia! , Mean Girls), bellissima ed intelligente ragazza del sud con il sogno di diventare insegnante di sostegno. In sole due settimane di frequentazione, John e Savannah si innamorano perdutamente, tentando di affrontare insieme lo spettro del ritorno nell’esercito di John, che lo porterà lontano per due anni. John parte infatti per l’Afghanistan, abbandonando la ragazza e il padre (affetto peraltro da una forma di autismo), promettendo però di scrivere lettere a profusione alla sua amata. Attraverso lo scambio di missive, John e Savannah si scoprono reciprocamente e si tengono in contatto, ma nell’aria aleggia l’incombente tragedia…

Dear John possiede, curiosamente, uno scheletro molto simile al (per poco) predecessore The Last Song, con elementi che vanno a ripetersi quasi identici (l’incontro sulla spiaggia, il rapporto difficile con il padre, l’amore tra il personaggio tormentato e il personaggio equilibrato, generoso, e ovviamente ricco), se non fosse per la voglia di improntare il tutto su un gradino di maggior maturità. Maturità che doveva evincersi attraverso elementi come la tragicità della guerra (benché cosparsa di ovvio patriottismo americanoide e di insopportabile fierezza per l’amor di patria) e della lontananza dal proprio amore, la cui insita debolezza lo porta a sciogliere i propri patti; ed infatti Savannah lascia John per sposarsi con un altro, comunicandoglielo proprio attraverso le tanto amate lettere. Poteva esserci, quindi, un “unhappy ending” che sarebbe davvero servito a dare smalto all’altrimenti povera pellicola.
Ma la storia è tirata, trascinata, in una maniera che ne fa perdere anche quel briciolo di interesse che poteva profilarsi in quello che potremmo definire “finale alternativo”. L’avrebbe reso salvabile quello che, percepito in sala, doveva e poteva essere un buon finale: al capezzale del padre morente, John legge una lettera dedicata a lui, affermando che l’ultimo pensiero bello della sua vita era l’amore che provava per questo padre particolare, anaffettivo a causa della sindrome di Asperger, ma pur sempre un uomo straordinario che aveva saputo prendersi cura di lui. Un finale così avrebbe sovvertito le ovvie sorti della storiella d’amore, dove prevedibilmente John e Savannah andavano a rincontrarsi dopo anni e dove ancor più prevedibilmente riuscivano ad essere “felici e contenti”.

E invece no. I bei primi piani carichi di pathos di Hallström (ben lontano qui dal raccontare vere storie d’amore controverso, come in Buon Compleanno Mr. Grape) non salvano da un’estenuante tira e molla dove John, tornato dalla guerra, rincorre una Savannah più matura e sposata, che però si scopre esserlo solo per pietà. Si nota, infatti, che Savannah ha sposato un uomo malato di cancro (si, allo stadio terminale), precedentemente padre di un bambino autistico, e che lei non ha mai dimenticato il suo vero amore John. E’ quasi crudele assistere a ciò che avviene a fine pellicola : i due protagonisti diventano, all’insaputa della sceneggiatura, due mostri che attendono la morte del poveraccio di turno per tornare finalmente insieme ed in più completare la buona azione nell’adottare il figlio autistico del morto. Dear John non può neanche considerarsi un film strappa lacrime, anche perché oltre a non essere poi così toccante, la storia d’amore perde drammaticamente colpi a causa dei continui escamotage di rinconciliazione/allontanamento che sul finale diventano davvero troppi da sopportare. E se è vero il detto “non c’è due senza tre”, ci toccherà aspettare a breve un altro prodotto targato Sparks, sperando in un esito diverso e sperando che lasci sindromi serie come l’autismo e il cancro fuori da squallidi meccanismi di narrazione pseudo romantica.

Info
Il sito ufficiale di Dear John.
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