Sal

Parla al futuro il Sal Mineo di James Franco, rivelando prodromi di un futuro pianificato, da vivere con entusiasmo ipotetico. Per questo motivo il gesto cinematografico dell’esordiente regista di Palo Alto risulta più risarcente che omaggiante. Più affettuoso che ossequioso, composto nel concedere uno spazio all’assassinio del tutto improvviso e non preparato. A Venezia 2011.

Ipotesi Mineo

Le ultime ore della vita dell’attore Sal Mineo, ex idolo giovanile e protagonista di film di grande successo come Rebel Without a Cause ed Exodus. Il 12 febbraio 1976, Sal Mineo non era più il fenomeno di un tempo, ma, dopo anni di penosi insuccessi, stava finalmente trovando la strada per diventare l’attore e regista che a lungo aveva desiderato essere. Avrebbe dovuto girare il suo primo lungometraggio e mancavano solo pochi giorni alla prima di una pièce che gli aveva già procurato recensioni entusiastiche a San Francisco. La vita di Sal Mineo si stava finalmente assestando quando fu brutalmente troncata da un aggressore solitario e da un delitto insensato… [sinossi]

Il ritorno sul luogo del delitto vansantiano di Harvey Milk è il movimento scelto da James Franco per il proprio esordio sulla lunga distanza. Ma laddove l’autore di Elephant tracciava una fedele parabola del simbolo della rivendicazione dei diritti civili degli omosessuali nella comunità di San Francisco degli anni Settanta, la narrazione di un’inerzia esistenziale – intima – desiderata da Franco individua invece il proprio prototipo nella fine prematura dell’un-tempo-noto-attore Sal Mineo.
Tuttavia, se le analogie con l’opera di Gus Van Sant riguardano anche il tempo (i gloriosi seventies, si diceva) e lo spazio (la west coast californiana), l’approccio stilistico di concerto con il direttore della fotografia Christina Voros si allontana diametralmente dalle immagini di Harris Savides per Milk.
Le movenze visive dell’opera prima di James Franco vanno infatti in direzione adattativa, ovvero volte al raggiungimento di una fotografia lo-fi, il più possibile vicina a due servizi televisivi d’epoca che, in apertura e chiusura di film, annunciano la morte di Mineo. Quasi a voler fissare definitivamente la porzione finzionale in un unico spazio di verità classicamente biopic tra l’altro politicamente scomodo, considerato il tono insinuante dei giornalisti televisivi nel comunicare la notizia della morte dell’attore.

Su tutto si impongono continuamente le Faces cassavetesiane, in un cinema de-visu che ai normali riferimenti iconografici di un’epoca da riferire lascia soltanto brandelli, margini di inquadratura. Il fregio di un’automobile, l’oggettistica di una stanza d’hotel, l’evocativa – si diceva – fotografia.In questo, l’asciuttezza di struttura narrativa, una fascinazione prepotente per la sfinge Val Lauren/Sal Mineo e l’infedeltà dichiarata verso una ricostruzione fedele, portano il film di James Franco a poggiare su pochissimi elementi. Ricorre il numero due: a questa cifra ammontano gli esponenti di rapporto con cui il protagonista si relaziona, ma due risultano essere anche gli (ultimi) giorni narrati nella vita di Mineo. Allo stesso tempo nettamente divisi appaiono i due ambiti vitali, tra pubblico e privato. Fattore determinante – quest’ultimo – per la narrazione della duplice indole del protagonista. Artista maturo, risoluto e determinato, incapace di accettare compromessi quando discute gli ultimi dettagli del film imminente con un produttore. Cosiccome uomo amorevole e preoccupato per la salute di un’amica, sicuro di sé al limite della gigioneria durante le prove della piece P.S., your cat is dead, in cui ridicolizza la spalla Keir Dullea attraverso la soggettiva del regista Milton Katselas (cameo che proprio James Franco si concede). D’altro canto personalità anche infantile, rivelata nel disordine a cui abbandona la propria stanza, subito redarguito da un’inserviente d’albergo. Parla al futuro il Sal Mineo di James Franco, rivelando prodromi di un futuro pianificato, da vivere con entusiasmo ipotetico. Per questo motivo il gesto cinematografico dell’esordiente regista di Palo Alto risulta più risarcente che omaggiante. Più affettuoso che ossequioso, composto nel concedere uno spazio all’assassinio del tutto improvviso e non preparato.

Info
Sal sul sito del Tribeca.
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