Upside Down

Upside Down

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Un po’ meno zucchero e si sarebbe sfiorato il capolavoro. In ogni caso, Juan Solanas con Upside Down ci introduce a squarci di surrealtà pura che da soli meritano una visione sul grande schermo.

Mondi capovolti

Guardate verso il cielo e preparatevi a sgranare gli occhi: città, foreste e oceani, capovolti sopra le vostre teste. Due mondi – uno sopra, uno sotto – così vicini, eppure da sempre irraggiungibili. Fino a quando qualcuno, un giorno, ha osato sfidare la legge di gravità. [sinossi]

“Questa è meglio di una buona idea, mio caro, questa è una Rivoluzione!”. Sono le emblematiche parole con cui Bob, il bonario personaggio interpretato da Timothy Spall, accoglie la scoperta appena effettuata dall’amico Adam alias Jim Sturgess, una scoperta destinata a sconvolgere tanto le leggi fisiche che quelle morali del loro mondo. O dei mondi, sarebbe forse il caso di dire…
Il regista di Upside Down, Juan Solanas, è figlio di Fernando E. Solanas e cioè di uno dei più grandi registi argentini. Almeno in questo caso vale il detto: buon sangue non mente. E se il cinema di Solanas padre prima di approcciare più metonimicamente il reale, negli ultimi documentari, si era spesso avvalso di categorie come il surreale, l’allegoria, la metafora, per parafrasare la realtà in senso critico, sottilmente polemico, non ci stupisce più di tanto che anche il figlio sia in grado di approcciare con personalità l’immaginario fantastico, seppur entro una più standardizzata cornice “mainstream” statunitense: del resto conoscevamo di lui un lavoro realizzato in Francia, il cortometraggio dal titolo L’homme sans tête, che già nel 2003 aveva fatto ben sperare. Vi si intravvedevano infatti quelle capacità visionarie e quel lirismo esplosi poi in Upside Down. Di tale lungometraggio, sceneggiato peraltro dallo stesso Solanas, colpisce innanzitutto la volontà di illustrare un universo alieno, alternativo, popolato comunque da umanoidi, in cui due pianeti gemelli le cui atmosfere sono tra loro in contatto hanno seguito uno sviluppo sociale diametralmente opposto. Espansione capitalista da un lato, povertà e devastazione dall’altro. Ciò è avvenuto anche perché uno dei due mondi ha cominciato ben presto a colonizzare l’altro, sfruttandone le risorse, comprese quelle umane, e utilizzando i “cugini” più poveri quale mercato ove collocare i propri prodotti di scarto. Quasi un “dumping” interplanetario, verrebbe da dire. Ma tale politica coloniale si era potuta affermare in questo modo, pure per gli interventi di una potente “corporation”, determinata a tenere separati i mondi in virtù di leggi fisiche ritenute immutabili.

1. Tutta la materia è attratta dal centro di gravità del pianeta da cui proviene, non l’altro.
2. In virtù della prima regola, il peso di un oggetto può essere controbilanciato con la materia del mondo opposto (“materia inversa”).
3. Dopo un variabile, ma solitamente breve, lasso di tempo, la materia a contatto con quella inversa dà origine alla combustione.

Ci sarà forse in giro qualche novello prometeo, disposto con la propria esperienza a contraddire l’inviolabilità di tali princìpi e dell’ordine sociale da essi legittimato? Ebbene sì, costui si chiama Adam. Come è lecito supporre proviene dal Mondo di Sotto, il più povero; e sarà proprio l’amore per una donna che vive nel Mondo di Sopra a fargli correre rischi inenarrabili, pur di sovvertire le regole del sistema. Messa così potrebbe sembrare una semplice favoletta romantica, arricchita dal fascino e dalla bravura attribuibili con facilità tanto a Jim Sturgess che all’adorabile Kirsten Dunst. In parte è così. Eppure, come avevamo già rilevato per il gioiellino cinematografico firmato un annetto fa da Andrew Niccol, In Time, la storia sentimentale si fa veicolo qui di una trasformazione sociale profonda, assolutamente rivoluzionaria, in quella realtà immaginaria e distopica che conserva però diversi tratti in comune, rispetto agli scompensi e alle degenerazioni del mondo che noi conosciamo; tutto raccontato con una cura dei dettagli, con un’attenzione alle peculiarità di un mondo così diverso e al contempo così vicino al nostro, che sono tipiche della migliore science fiction.

Se quindi il sostrato politico è palpabile, evidente, finanche condivisibile, gli strumenti utilizzati per far pulsare di vita propria il Mondo di Sopra e il Mondo di Sotto, nonché i punti di passaggio tra i vari mondi, risultano assolutamente degni di nota. Pescando dalla tavolozza colori incantevoli, mescolati al grigio delle città semi-distrutte del Mondo di Sotto, Juan Solanas ci introduce a squarci di surrealtà pura che da soli meritano una visione sul grande schermo. Tendendo, peraltro, verso una dimensione pittorica i cui richiami, dalla tradizione romantica a quella surrealista, sono tutt’altro che banali. Parallelamente le scenografie virtuali, come anche quelle più concrete, descrivono una notevole varietà di ambienti, ognuno dei quali ha il suo fascino, sognante o sinistro che sia. E lo stesso giochino delle inquadrature capovolte, associato a un montaggio studiato apposta per disorientare e tenere in apprensione lo spettatore, contribuisce a definire un linguaggio cinematografico ricco, creativo, da cui deriva una tensione costante. Al film si può giusto rimproverare la deriva eccessivamente melensa, glicemica, degli ultimi cinque minuti. Un po’ meno zucchero e si sarebbe sfiorato il capolavoro. Ma le ultimissime immagini, che testimoniano la ricerca di un nuovo equilibrio tra i due mondi, contribuiscono almeno a rilanciare il messaggio rivoluzionario dell’opera.

Info
Il trailer italiano di Upside Down.
Upside Down su facebook.
Il sito ufficiale di Upside Down.
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