See You Tomorrow, Everyone

See You Tomorrow, Everyone

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Il pop e il melò, la commedia e il dramma, il teen-movie e l’umbratile melanconia del tempo passato, senza dimenticare un’acida riflessione sul Giappone moderno, è questo l’universo poetico di See You Tomorrow, Everyone di Yoshihiro Nakamura.

Vita di Satoru

Il piccolo Satoru, appena terminate le elementari, decide di lasciare la scuola ripromettendosi di rimanere a vivere in eterno nel complesso residenziale in cui è nato e cresciuto. Anno dopo anno vede i suoi amici, i suoi compagni di classe e le ragazze di cui si innamora abbandonare il quartiere per trasferirsi in altre zone della città, ma ciononostante non demorde, pronto a lottare per un sogno di felicità personale e collettivo. [sinossi]

Al di là delle apparenze, il vero tratto distintivo dell’opera cinematografica di Yoshihiro Nakamura è possibile rintracciarlo in un amoroso e stratificato sguardo sulla vita giapponese degli ultimi trenta/quaranta anni. Un approccio palesato nel capolavoro Fish Story ma che è possibile scorgere, oltre che nei vari Golden Slumber e The Foreign Duck, the Native Duck and God, perfino nei due thriller ospedalieri The Glorious Team Batista e The Triumphant General Rouge, dittico affidato alle cure attoriali di un eccellente Hiroshi Abe.
Anche See You Tomorrow, Everyone, ultimo parto creativo di Nakamura presentato alla quindicesima edizione del Far East Film Festival alla presenza dell’autore (dopo che, nel 2010, la sua presenza a Udine venne resa impossibile dal blocco aereo in seguito all’eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll), è a sua volta permeato da una nostalgica memoria dei tempi andati. Dopotutto a evidenziare la volontà di lavorare nuovamente sulla storia recente del Giappone è la struttura stessa del film, la cui trama si dipana tra il 1981 e il 1997, raccontando sedici anni di vita del giovane Satoru, fiero abitante di un danchi (1), al punto di prendere la decisione di non abbandonarlo in nessun caso. Attraverso piccoli bozzetti di vita quotidiana, e le gioie e i dolori di Satoru, See You Tomorrow, Everyone trasporta sul grande schermo un pezzo di vita del Giappone che in ben pochi avrebbero la voglia di raccontare. La reazione alla crisi occidentale degli anni Settanta, la cosiddetta bubble economy (“baburu keizai”) che a partire dal 1986 spinse l’economia nipponica attraverso una politica speculativa sui prezzi degli immobili e del mercato azionario, la terribile recessione del 1991 sono tutti argomenti trattati da Nakamura, senza che ci sia la necessità di citarli apertamente.

Quel che hanno rappresentato gli anni Ottanta e Novanta in Giappone prende corpo in See You Tomorrow, Everyone solo ed esclusivamente in due protagonisti, Satoru e il danchi che il ragazzo eleva a propria nazione. Entrambi immobili – Satoru soffre di una fobia, legata a un evento traumatico vissuto a dieci anni, che gli impedisce fisicamente di uscire dal complesso residenziale – questi due protagonisti vivono sulla propria pelle la decadenza politica, sociale ed etica di un Giappone che abbandona progressivamente la collettività per sposare l’ideale statunitense del self made man e della competitività. Contro questo gigante di pietra combatte (inutilmente?) Satoru: nonostante le stranezze del proprio modus vivendi, regolato su una autodisciplina ai limiti del parossismo, il ragazzo mette in pratica una forma di resistenza che è anche inno riottoso, umile ma mai domo allo “spazio comune”.
Un’indole vagamente socialista che trova nei suoi amici e vicini spesso e volentieri simpatia, ma quasi mai una compiuta comprensione. Anche per questo anno dopo anno Satoru rimane sempre più solo, con i compagni di classe con cui condivise le elementari (uniche classi portate a termine dal giovane) che abbandonano il danchi per trovare il proprio spazio nel mondo, disperdendosi. Nakamura mette in scena questa diaspora volontaria informando gli spettatori con scritte che racchiudono gli anni di distanza dal diploma elementare e il numero di studenti diplomati (107) al quale viene di volta in volta sottratta la cifra di coloro che si sono trasferiti.

Satoru è dunque l’ennesimo eroe solitario, semplice e comune, della filmografia di Nakamura, e non è certo un caso che il suo volto sia quello di Gaku Hamada, alla quinta collaborazione con il regista: nel suo sguardo quasi atemporale – riesce a interpretare senza eccessive forzatura un tredicenne come un ventisettenne – la macchina da presa di Nakamura racchiude un intero universo poetico, dove trovano spazio il pop e il melò, la commedia e il dramma, il teen-movie e l’umbratile melanconia del tempo passato. Senza dimenticare un’acida riflessione sul Giappone moderno, che non sa accettare le generazioni di migranti e non ha più la forza di trovare ispirazione nella propria cultura. Tanto che a Satoru basta ripassare a mente le brevi lezioni di karate del maestro Mas Oyama (colui che, per usare le parole pronunciate da Nakamura sul palco del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, “combatté contro una mucca, e vinse!”) per mettere al tappeto i violenti teppisti ubriaconi che infestano il danchi con la loro presenza.
Satoru, come tutti i grandi sconfitti della storia del cinema, è in realtà un perfetto eroe vincente, e per questo per lui andarsene dal danchi non significa disperdersi, ma provare semmai a ricostruire una collettività altrove. Tenero, dolente, spassoso e avvincente, il cinema di Yoshihiro Nakamura torna a illuminare gli occhi degli spettatori.

Note
1. Complesso residenziale popolare tipico dell’architettura giapponese a cavallo tra gli anni Cinquanta e Settanta. Sorsero in aree suburbane con il principale scopo di riuscire a combattere la crisi abitativa delle grandi conurbazioni, prese d’assalto dai nuovi impiegati provenienti dalle campagne.
INFO
Il trailer di See You Tomorrow, Everyone.
Un’intervista a Nakamura, regista di See You Tomorrow, Everyone.
La scheda di See You Tomorrow sul sito del Far East Film Festival.
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