Squola di Babele
di Julie Bertuccelli
Nell’anno di silenziosi appostamenti all’interno di una classe d’accoglienza a Parigi, Julie Bertuccelli con Squola di Babele riesce a cogliere il progressivo disgregarsi delle barriere linguistiche e sociali, facendo tutte le mosse giuste.
Dentro e oltre i muri
Un anno in una classe d’accoglienza parigina dove ventiquattro ragazzi fra gli undici e i quindici anni appena arrivati da tutto il mondo, imparano il francese e si adattano a far convergere i vari mondi di provenienza con quello richiesto dal sistema scolastico francese. [sinossi]
Le classes d’accueil sono dei corsi speciali per insegnare il francese a tutti i ragazzi arrivati da poco nel paese e introdurli nel percorso scolastico. Le classes d’accueil sono anche la differenza principale che separa La squola di Babele da La classe, Palma d’Oro a Cannes 2008. Il lavoro di Laurent Cantet, checché se ne dica, era un film di finzione a tutti gli effetti, realizzato a partire da una sceneggiatura tratta dalle memorie dell’insegnante François Bégaudeau e da una serie di laboratori di recitazione coi ragazzi di alcune scuole del XX arrondissement. Ai ragazzi veniva chiesto di rappresentare e mettere in scena il dissidio linguistico, culturale e generazionale da loro vissuto contro l’istituzione scolastica, incarnata nel suo corpo docenti e nei suoi sistemi d’insegnamento.
La squola di Babele condivide col film Palma d’Oro di Cantet un approccio “entre les murs”, in cui la classe viene vissuta e raccontata esclusivamente dall’interno, come un microcosmo dove le vicissitudini quotidiane vissute fra banchi e lavagne riflettono tutte le difficoltà e le storie del mondo che sta fuori dai cancelli della scuola. Ma molto diversi sono i soggetti che coinvolge, così come gli obiettivi che si propone: là le seconde generazioni, adolescenti francesi a tutti gli effetti, e i primi forti contrasti con le rigidità del sistema; qua giovani in piena pubertà appena giunti a Parigi da tutto il mondo alla scoperta di un’unità linguistica attraverso cui (re)imparare a comunicare. Là, le granitiche muraglie sociali che separano il mondo delle banlieue da quello dello stato organizzato; qua le barriere linguistiche come porta d’ingresso per la società civile.
Nell’anno di silenziosi appostamenti all’interno della classe d’accueil dell’insegnante Brigitte Cervoni, Julie Bertuccelli punta quindi a cogliere il progressivo disgregarsi di questa mura, anziché il loro consolidamento. Un anno in cui vediamo, settimana dopo settimana, crearsi un ponte fra scuola e famiglie d’origine, con le varie storie dei ragazzi cinesi, magrebini, libanesi, slavi, brasiliani, irlandesi che si fanno più nitide man mano che i rapporti con l’insegnante si fanno più aperti e che questa diviene un personaggio sempre più presente e importante.
Il messaggio apertamente positivo e umanista di Julie Bertuccelli corre il rischio in qualche occasione di portarla a cercare l’effetto “meravigliosa saggezza dei bambini” (che i fanciulli si pongano domande profonde e diano risposte non banali o scontate desta stupore solo in chi ha scarsa considerazione di loro o cattiva memoria). Ma riesce sempre a calibrare bene le mosse giuste: fare un passo indietro prima di violare la loro intimità, mettersi di fianco quando c’è da giudicarli nei colloqui a tre con genitori e insegnante, avvicinarsi curiosa quando i ragazzi mettono alla prova la loro creatività e le loro riflessioni sul mezzo cinema (il cortometraggio Elèves d’ici venus d’ailleurs realizzato dai ragazzi durante l’anno). Quest’ultimo aspetto in particolare avvicina e distanzia La squola di Babele da La classe, avvicinandolo all’idea di prodotto laboratoriale ma mostrandone il “dietro le quinte”: nel momento in cui l’ideazione e la riflessione sulla rappresentazione delle percezioni sociali e delle differenze culturali si dischiudono e si realizzano.
Documentario o messa in scena; realistico o idealistico, poco importa. Sarà per la grande tradizione di racconti sul mondo dell’infanzia e le passioni ancora acerbe o per l’attenzione spiccata verso una delle istituzioni in cui ha più senso porsi domande sull’immigrazione e l’accoglienza, ogni volta che la Francia mette il naso dentro gli edifici scolastici ne esce sempre qualcosa che merita più di uno sguardo.
Info:
Il trailer di Squola di Babele su Youtube
La scheda di Squola di Babele sul sito della distribuzione Kitchen Film
- Genere: documentario
- Titolo originale: La cour de Babel
- Paese/Anno: Francia | 2013
- Regia: Julie Bertuccelli
- Montaggio: Josiane Zardoya
- Interpreti: Abir Gares, Agnieszka Zych, Alassane Couattara, Andréa Drazic, Andromeda Havrincea, Arachchige, Brigitte Cervoni, Daniel Alin Szasz, Daniil Kliashkou, Djenabou Conde, Eduardo Ribeiro Lobato, Felipe Arellano Santibanez, Kessa Keita, Luca Da Silva, Marko Jovanovic, Maryam Aboagila, Miguel Angel Cegarra Monsalve, Mihajlo Sustran, Naminata Kaba Diakite, Nethmal Mampitiya Arachchige, Oksana Denys, Ramatoulaye Ly, Thathsarani Mampitiya, Xin Li, Yong Xia, Youssef Ezzangaoui
- Colonna sonora: Olivier Daviaud
- Produzione: Arte France Cinéma, Les Films du Poisson, Sampek Productions
- Durata: 94'
- Data di uscita: 23/04/2015