Big Game – Caccia al Presidente

Big Game – Caccia al Presidente

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Buddy movie e doppio racconto di formazione per la strana coppia formata da un ragazzino finlandese e dal presidente degli Stati Uniti. Con Big Game – Caccia al Presidente, Jalmari Helander propone la sua idea di blockbuster europeo.

Presidente da un altro pianeta

Il presidente degli Stati Uniti d’America è vittima di un complotto e durante una traversata transoceanica è costretto ad abbandonare l’Air Force One con una capsula di salvataggio. Atterra nella foresta finlandese, ma non è al sicuro. E’ braccato da spietati terroristi aiutati da agenti dei servizi segreti corrotti. L’uomo più potente del mondo troverà un inaspettato alleato in Oskari, un ragazzino finlandese di 13 anni armato soltanto di arco e frecce, che sarà la sua più valorosa guardia del corpo… [sinossi]

Il presidente è un alieno. Se poi è quello degli Stati Uniti, in tenuta da G8 ma con indosso una scarpa sola, per un ragazzino finlandese intento in un periglioso percorso formativo nella foresta, non può essere altrimenti. Lo sa bene Jalmari Helander, già autore del sorprendente horror-creature natalizio Trasporto eccezionale – Un racconto di Natale, e che ora con Big Game – Caccia al Presidente gioca a reinventare il genere family-adventure facendo precipitare l’uomo più potente del pianeta, incastrato in una capsula nominata opportunamente 1492 (data della scoperta del Nuovo Mondo), in un universo ancestrale, le cui rigide regole sono dettate da una natura inospitale eppure lussureggiante e incontaminata. Novello E.T. su un pianeta sconosciuto, il nostro presidente dovrà imparare tutto daccapo e ad accompagnarlo nel suo percorso ri-educativo sarà il suo nuovo, ma un po’ rude, giovane amico, Oskari (Onni Tommila, nipote del regista e già protagonista di Trasporto eccezionale). Il piccolo, alla vigilia del suo tredicesimo compleanno, deve affrontare un severo rituale d’iniziazione nordico: nel corso di un giorno e una notte vagherà per la foresta in solitaria e tornerà alla civiltà con quello che la natura avrà deciso di dargli. Ancora non sa, però, che la sua preda sarà nientemeno che il presidente USA. Il quale, in onore ad un certo realismo magico-fiabesco, è afroamericano, ma da solo non sa fare neanche le flessioni, e per questo merita di essere punito dalla sua stessa guardia del corpo, che in accordo con un ufficiale del Pentagono e un gruppo di terroristi mediorientali punta a deporlo per il bene del proprio paese. Ha inizio così una caccia all’uomo nelle infide foreste finlandesi ma anche un doppio rituale di iniziazione, che passa attraverso la natura più selvaggia e le sue insidie. Sia Oskari che Bill (questo è il nome del presidente) dovranno imparare a difendersi e uccidere, anche se il primo non sa ancora tirare con l’arco e il secondo non è nemmeno in grado di utilizzare un’arma da fuoco.

Big Game si sviluppa dunque come un buddy movie interculturale, transgenerazionale e interraziale, giocoso e avventuroso, ma non privo di stoccate animate da una sapida ironia geopolitica. Forte del suo script ben congegnato, Jalmari Helander fa dei pericoli della wilderness e degli oggetti a disposizione (si veda l’utilizzo del frigo) gli strumenti scatenanti di sequenze action spettacolari, che poggiano sulle solide basi di un’originalità in grado di solleticare lo stupore infantile dello spettatore. Oltre ad essere un esplicito omaggio alla poetica spielberghiana, Big Game con il suo mix di azione e sentimenti (con i quali si intende soprattutto l’amicizia virile e il rapporto padre-figlio) è il diretto discendente di un’ampia porzione della filmografia per ragazzi degli anni ’80, quella che va da Explorer a Karate Kid, da All’inseguimento della pietra verde a Indiana Jones.

Dal momento poi che questa volta non sono gli USA ad ambientare un loro giocattolone avventuroso sul Vecchio Continente, bensì è il loro più protervo rappresentante a finire su suolo straniero, abbiamo un punto di vista tutto europeo sull’alieno statunitense, e la raffigurazione degli oriundi finlandesi è esente da qualsiasi, superficiale cliché. Il tutto assume dunque più l’aspetto di un reale percorso di incontro, piuttosto che dell’abituale turismo da cartolina un po’ posticcio a cui siamo tristemente abituati dai blockbuster hollywoodiani.
Un cinema europeo di intrattenimento capace di parlare a un mercato internazionale è dunque possibile, basta avere il talento e il coraggio di credere nelle proprie, e magari piuttosto bizzarre idee, il tutto senza prendersi troppo sul serio.

Info
La scheda di Big Game – Caccia al Presidente sul sito della Eagle Pictures.
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