Sultan Mahmud Mangkat Dijulang

Sultan Mahmud Mangkat Dijulang

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Presentato in una retrospettiva della Cinémathèque un’opera del cinema classico di Singapore, Sultan Mahmud Mangkat Dijulang, basata sulla figura storica dell’ultimo Sultano di Malacca. Grande sfarzo ed eleganza formale che lasciano tra le pieghe scene estremamente disturbanti.

Il kriss e il jackfruit

Un membro del Sultanato di Malacca, Megat Datuk Seri Rama, salva una giovane donna dalle mani di un gruppo di pirati. Elevato di grado dal Sultano Mahmud si attirerà gelosie e rivalità da un altro esponente della corte, Bija Tun Ali. [sinossi]

Il cinema di Singapore, questo sconosciuto. Se alcuni autori, come Eric Khoo, si stanno affermando ai festival internazionali, pochi sanno di una golden age di questa cinematografia che va dalla fine degli anni Quaranta alla fine degli anni Sessanta. Una storia cinematografica che ricorda quella di Hong Kong, in un paese che è stato colonia inglese fino al 1965, ed è stato colonizzato dalle stesse major cinesi, la Shaw Brothers presente nella città-stato con la Malay Film Production e la Cathay-Keris (le carcasse dei vecchi studios, proprio come quelle che ci sono a Hong Kong, si vedono nel recente film Snakeskin di Daniel Hui). E similmente all’altra ex-colonia britannica, anche il cinema riflette un melting pot culturale e linguistico, tra gli idiomi inglese, malese e cinese, riflesso tanto della variabilità locale quanto dei mercati di riferimento delle case di produzione. Un coacervo culturale che si concentra nella ex-colonia e che non riguarda invece la cultura indigena della Malesia, in ciò più omogenea, come fa dire Lav Diaz, in un raffronto con la cultura filippina, a un personaggio del film Death in the Land of Encantos.

Grande merito quindi della Cinémathèque Française che, con la nutrita retrospettiva Cinémas de Singapour, sta facendo luce su questa cinematografia. Retrospettiva in cui è stato possibile vedere il classico Sultan Mahmud Mangkat Dijulang del regista indiano K.M. Basker, della Cathay-Keris, in una copia proveniente dall’Asian Film Archives nel recentissimo restauro commissionato all’Immagine Ritrovata di Bologna (cosa che dovrebbe far sperare in un passaggio di questa opera o alla Cineteca di Bologna o al prossimo Cinema Ritrovato).
Il film è incentrato sulla figura, tra lo storico e il folkloristico, del decimo Sultano di Johor, Pahang e Lingga (1685 – 1699), dalla vita sfarzosa e decadente, sorta di Ludwig malese, ma anche incredibilmente crudele e spietato, che ha concluso rovinosamente la sua dinastia. Un bianco e nero di confezione elegante, ricostruzioni sfarzose di palazzi e costumi, la filosofia del kriss, il pugnale antico malese e indonesiano dotato di una propria anima che ricorre nelle situazioni chiave del film, una storia shakespeariana di intrighi di corte, ma anche un melò alla Douglas Sirk, con intermezzi di musical in stile bollywoodiano. Del resto il regista è indiano e il cinema del subcontinente, con i suoi stilemi, un influsso fondamentale nella golden age di Singapore. A ciò si aggiungono delle grandi star della Cathay-Keris, a partire dal protagonista interpretato da M. Amin. Tutto ciò con un sottotesto di lotta di classe, di un senso di decadenza del sistema feudale giunto al traguardo. E in Sultan Mahmud Mangkat Dijulang, un film di estrema eleganza formale, il regista K.M. Basker inserisce una scena estrema e splatter, secondo i nostri canoni, ma che non risalta e si colloca con grande naturalezza nel contesto complessivo del film. Una donna incinta ottiene un piccolo brandello del grande jackfruit. Scoperta viene condannata a morte dal sultano. Il boia incaricato non riesce per pietà, espressa in uno straziante campo controcampo, a compiere la missione. Ucciso a sua volta da una guardia che si premura di uccidere la donna. Segue poi la visione del feto estratto dal suo ventre. Probabile scena dal significato simbolico in un contesto folkloristico. Sono numerose infatti le leggende aventi come protagonisti feti strappati da madri, vedi il Kuman Thong e i tanti horror a tema ben noti agli appassionati, nella cultura thailandese, ma anche in quelle cinese e malese. Ulteriore ingrediente della dimensione e del retaggio panasiatici di questo film.

Info
La scheda di Sultan Mahmud Mangkat Dijulang sul sito della Cinémathèque.

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