Cute Girl

Cute Girl

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Commedia romantica musical incentrata sulle popstar Kenny Bee e Fong Fei-fei, Cute Girl (anche circolato con il titolo alternativo Lovable You) rappresenta l’esordio alla regia di uno dei più importanti cineasti asiatici di tutti i tempi, Hou Hsiao-hsien. Spesso considerato, a torto, come un filmetto trascurabile nella poderosa filmografia del regista, Cute Girl contiene già in nuce i suoi temi e il suo stile, la coralità, lo sguardo sul mondo, il contrasto tra società urbana e rurale.

Country Road

Wenqi Pan, detta Wenwen, è una ragazza di una famiglia agiata. Suo padre organizza per lei un matrimonio con Qian Ma, pure di estrazione altolocata. Wenqi scappa di casa dalla zia in campagna, promettendo di tornare a casa dopo pochi giorni per adempiere al suo dovere. Lì incontra Daigang Gu, un geometra, e i due si innamorano perdutamente. Wenqi però tornerà in città seguendo il volere famigliare. Daigang la riconquisterà? [sinossi]

Una scena madre, programmatica e teorica di tutto il cinema di Hou Hsiao-hsien, è quella, ne I ragazzi di Feng Kuei, in cui i giovani protagonisti si trovano in un palazzo in costruzione, in un piano alto, e si affacciano sulla città dal grande spazio vuoto di una parete mancante che ha la forma rettangolare come uno schermo cinematografico. Quello sguardo è lo sguardo sul mondo di un regista che sembra aver abolito le inquadrature di dettaglio, lavorando con teleobiettivo in formato anamorfico. Un’istanza estetica e formale già perfettamente presente nel primo film del regista, Cute Girl, circolato anche con il titolo alternativo Lovable You mentre la traslitterazione del titolo originale è Jiu shi liu liu de ta. L’esordio di Hou Hsiao-hsien è spesso stato liquidato da esegeti distratti come un filmetto trascurabile, una semplice opera commerciale su commissione nel filone dei musicarelli, incentrata sulla popolarissima popstar di Hong Kong Kenny Bee, affiancata da una celebrità taiwanese quale Fong Fei-fei. Ma basterebbe un confronto con il linguaggio stereotipato di un filone che si gioca su montaggi frenetici, su close-up, per capire la differenza e riconoscere la nascita dell’autorialità del regista. La protagonista insieme alle sue amiche, i bambini del villaggio rurale che giocano e corrono, il conflitto tra i contadini e i tecnici autostradali. Inquadrature che comprendono anche decine di personaggi: molto difficile nella concezione corale dell’autore, nella sua estetica dei grandi spazi piani e della smisurata lunghezza focale, isolare una figura dal suo contesto. E Hou Hsiao-hsien sottolinea e rivendica questa sua scelta stilistica nella ripetizione della scena dell’asta di beneficenza, dove scoppia il conflitto amoroso, che si rivede in televisione. Il linguaggio televisivo, in formato 4:3 con macchina a mano pieno di panoramiche a schiaffo, contrasta, nella sua pochezza, con quelle stesse immagini in formato cinematografico.

Hou Hsiao-hsien paga il tributo al genere con la stessa partitura canora reiterata, pervasiva e ossessiva, con numeri musicali extradiegetici come diegetici. Appartiene a uno di questi ultimi, con il protagonista Daigang che suona l’armonica a bocca sotto un grande albero sulla cui alte fronde è appollaiata Wenqi, la scena clou dell’innamoramento dei due protagonisti. La storia è molto semplice ed è riconducibile a quella di un triangolo amoroso, con la protagonista Wenqi e il conflitto tra i due suoi pretendenti, l’uno, Qian, imposto dal padre per un matrimonio combinato, e l’altro, Daigang, di cui è veramente innamorata. Lungi dall’essere risolto in facile manicheismo, stile Il laureato, a favore del secondo, il film mostra la protagonista che esita, che invoca la bigamia come possibile soluzione. Un conflitto amoroso che è occasione di gag, come quella onirica dei due pretendenti impegnati in un duello settecentesco, dove peraltro perdono entrambi. O come tutte quelle che coinvolgono i mezzi di comunicazione, le cabine telefoniche adiacenti da cui chiamano i due spasimanti, e i due grandi apparecchi telefonici a casa di Wenqi, di colore diverso. La soluzione in realtà passerà per la rivelata agiatezza dello stesso Daigang ma poco importa. Quello che interessa a Hou Hsiao-hsien è caricare questa rivalità amorosa di conflitti più ampi, che saranno poi centrali nel suo cinema. Quelli tra natura e cultura, tra vita rurale, in un’elegiaca dimensione pastorale, dove sboccia l’amore vero che alla fine prevalerà, trionfando nel ritorno alla campagna, e la vita urbana, dove invece viene imposto il fidanzamento. Hou Hsiao-hsien affronta anche, in quest’ottica, la tematica ambientale, che sarà poi centrale nel successivo The Green, Green Grass of Home, nel conflitto ambientale che vede gli abitanti del villaggio opporsi alla realizzazione della strada che deturperebbe il proprio territorio.

Il conflitto tra i due spasimanti viene risolto anche con una costruzione formale che mette in scena l’amore vero, l’empatia e l’assonanza tra i personaggi di Wenwen e Daigang, nei ripetuti incroci casuali dei due, nel traffico stradale, allo zoo e poi in campagna, e nella simmetria delle due scene in cui i due vengono presentati nei rispettivi ambienti lavorativi, mentre entrambi si tolgono le scarpe. E il film si conclude con la consacrazione dell’amore puro, con una ellissi temporale che intercorre tra la scena i cui i due escono dalla casa della famiglia di lui, camminando in un ideale percorso che li porta, con lei improvvisamente incinta, a quell’albero dell’amore, origine e compimento della loro unione. Unione che termina con gli auguri del regista, nella scritta “buon anno” che allude a un buon auspicio per una nuova vita di coppia, che tornerà analogamente nel finale del successivo Cheerful Wind.

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Il trailer di Cute Girl.

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