Il castello invisibile

Il castello invisibile

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Presentato nella sezione Limelight dell’IFFR 2023, Il castello invisibile è il nuovo film d’animazione di Keiichi Hara, che ancora una volta crea un mondo immaginifico, attingendo anche a piene mani da archetipi fiabeschi, per parlare del mondo degli adolescenti giapponesi e delle loro frequenti situazioni di disagio, schiacciati da una società opprimente con il mito dell’efficienza.

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Ragazza timida e ansiosa, con genitori distaccati, Kokoro non riesce ad andare a scuola e trascorre la maggior parte del suo tempo rintanata nella sua stanza. Un giorno, un portale luminoso si apre nel suo specchio, portandola in un maestoso castello su un’isola sperduta dove incontra altri sei studenti delle scuole medie come lei. Wolf Queen, la custode dell’isola, affida al gruppo un compito: trovare una chiave nascosta nel castello ed esaudire un desiderio. [sinossi]

Un castello incantato sulla cima di un isolotto sperduto nell’oceano. Non ci sono terre emerse avvistabili, forse non esistono del tutto in quel mondo. Si tratta della costruzione fantastica centrale nel nuovo film del grande autore d’animazione Keiichi Hara, Il castello invisibile (Lonely Castle in the Mirror), presentato ora nella sezione Limelight dell’International Film Festival Rotterdam 2023 dopo l’uscita nelle sale giapponesi. Una realizzazione per la verità stereotipata, graficamente povera, già dalle prime immagini in palese computergrafica, che non fa onore all’immaginario dell’autore. Ma si tratta comunque di un’immagine volutamente stereotipata, convergenza di figure fiabesche. Il tipico maniero con gli interni ornati da quadri e candelabri, ampie poltrone e grandi scalinate con corrimano. Ancora una volta Keiichi Hara parte da un’opera letteraria, in questo caso un romanzo della scrittrice Mizuki Tsujimura, uscito anche in Italia con il titolo Il castello invisibile, che è valso all’autrice il Japan Booksellers’ Award 2018. Scrittrice che peraltro si dichiara una grande fan di Doraemon, e Hara, curiosa coincidenza, proprio con quella serie di anime si è fatto le ossa. Il castello invisibile riprende soprattutto il tema antico dello specchio da Alice nel paese delle meraviglie, specchio che diventa un portale colorato per un’altra dimensione. Citate, anche già nella biblioteca del maniero, fiabe classiche come Cenerentola o Cappuccetto Rosso.

Nel castello si ritrovano sette adolescenti della stessa scuola, Yukishima 5, a parte quello che vive alle Hawaii, accomunati da una serie di analoghe problematiche. Con una tutrice, Wolf Queen, molto simile al piccolo angelo del precedente film di Hara Colorful, i personaggi si riuniscono negli ampi saloni, fanno attività ricreative, sorseggiando sempre il tè alla fragola: il castello funziona da luogo terapeutico. Ancora una volta Keiichi Hara mostra una straordinaria sensibilità verso gli adolescenti del suo paese, schiacciati in un sistema scolastico squallidamente meritocratico, dove solo i migliori possono frequentare le scuole superiori d’élite, anticamera di ruoli di successo nella vita adulta. Kokoro, protagonista del film, è una ragazza che si isola dal mondo, non va a scuola come altri ragazzi che si ritrovano nel castello. Prova uno stato di forte ansia quando tenta di uscire di casa. Si trova quindi a un passo dallo stato di hikikomori, condizione patologica che colpisce molti adolescenti in tutto il mondo, che non a caso ha un nome giapponese perché in quel paese è emerso per la prima volta il fenomeno nella sua gravità. La situazione di ragazzi che marinano la scuola appare poi una piaga molto diffusa nel paese. Gli altri ragazzi del castello hanno avuto traumi, per esempio la morte di una sorella, oppure le alte aspettative dei genitori nello studio del pianoforte, oppure delusioni sentimentali, e sono accomunati da condizioni psicologiche delicate. Percepiti in una condizione di debolezza, diventano anche facile preda di bullismo. E la scuola pubblica giapponese appare decisamente mediocre, incapace di seguire queste situazioni.

Il castello invisibile si avvicina molto a Colorful, del resto tanti elementi accomunano i due film, come le scene in ospedale con personaggi in fin di vita. Agli adolescenti viene offerta dall’alto, da una sorta di entità superiore ultraterrena, una possibilità di riscatto, di uscita dalla propria condizione di disagio. Questo salvifico ente fantastico è destinato a svanire dalla mente dei ragazzi, una volta che questi avranno raggiunto il loro simbolico obiettivo, rappresentato in questo caso da una chiave da cercare nei meandri del castello. Come se si sia trattato di un’illusione, di un mero incentivo motivazionale, nel trovare le proprie forze, nel superare i propri problemi. Narrativamente la soluzione dell’enigma arriverà con la scoperta di un disegno, in questo caso un quadro con sette volpi nei punti segnati del castello, che Kokoro scopre a casa di un’amica. Ancora una volta nel cinema di Keiichi Hara è fondamentale il dipinto interno quando non l’atto stesso di dipingere come in Miss Hokusai.

La storia de Il castello invisibile è scandita per mese cominciando da maggio. Da un lato si tratta di quella sensibilità per le stagioni tipicamente giapponese, le stagioni della vita, che si chiuderà in una struttura circolare. Ci sono dei misteri che il ragazzo occhialuto e secchione cerca di spiegare. Perché i ragazzi non si ritrovano quando ritornano nel mondo reale? Perché si cercano nella stessa scuola ma, nelle rispettive classi, nessuno li conosce. Appartengono a mondi paralleli, secondo un cliché comune nella fantascienza? La spiegazione sarà rivelata alla fine e avrà lo scopo di far capire l’universalità di quelle situazioni di disagio, comune a tante generazioni, che tornano con ciclicità.

Info
Il castello invisibile (Lonely Castle in the Mirror) sul sito di Rotterdam 2023.

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