Rotterdam 2023 – Presentazione
Ai nastri di partenza Rotterdam 2023, la 52a edizione della manifestazione che torna così in presenza nella fredda e ventosa città olandese, dal 25 gennaio al 5 febbraio, dopo due anni online vista la condizione particolarmente difficile della pandemia nel paese. Primo anno di direzione in presenza quindi per Vanja Kaludjercic, che ha preso le redini della manifestazione nel 2021. E torna alla grande con le sezioni competitive Tiger Competition, Big Screen Competition, AmmodoTiger Short Competition, e quelle non competitive, Bright Future, Harbour, Limelight. Numerosi focus e retrospettive, incontri con gli autori e videoinstallazioni completano il programma.
In partenza Rotterdam 2023, la 52a edizione dell’IFFR, tornato finalmente in presenza, per il terzo anno con la direzione artistica di Vanja Kaludjercic. Rotterdam 2023 si conferma come una delle più grandi e ricche manifestazioni cinematografiche del Nord Europa, proponendo circa 400 titoli nelle varie sale della città, insieme a installazioni, performance e talk con gli autori. Le sezioni competitive sono tre. Nella Tiger Competition 16 opere, di autori emergenti da tutto il mondo, si contenderanno il premio principale; lo stesso numero di film nella Big Screen Competition invece dedicata a quegli autori con i piedi in due scarpe, tra il cinema popolare classico e quello art house; 24 saranno i corti nella Ammodo Tiger Short Competition. 27 titoli invece nella non competitiva Bright Future, uno dei cardini della manifestazione, dedicata a lungometraggi di filmmaker esordienti, scelti come interpreti del cinema del futuro. Harbour è lo spazio dedicato al cinema d’autore senza necessità di anteprima. Ritroviamo Esterno notte di Bellocchio, Fuoco fatuo di Rodrigues, l’Official Film of the Olympic Game Tokyo, il discusso lavoro di Naomi Kawase per le Olimpiadi, Pacification di Serra, Fairytale di Sokurov, Vera della coppia Covi-Frimmel, When the Waves Are Gone di Lav Diaz. Grande attesa per i meno visti Convenience Story di Satoshi Miki, regista ben noto ai frequentatori del Far East Film Festival, Deadly Love Poem dell’indonesiano Garin Nugroho, Kunstkamera, viaggio nel castello-museo-wunderkammer di Jan Svankmajer, The Long Voyage of the Yellow Bus, fluviale autoriflessione di Julio Bressane sul suo cinema, I morti rimangono con la bocca aperta di Fabrizio Ferraro, Wicked Games Rimini Sparta, in cui Ulrich Siedl riunifica i due film precedenti, raccontando in un’opera singola le storie dei fratelli Richie ed Ewald. Anche Limelight raccoglie il meglio dei festival internazionali. Ci sono Nostalgia di Martone, The Whale di Aronofsky, Showing Up di Kelly Reichardt, Saint Omer di Alice Diop, Gli orsi non esistono di Panahi, Eo di Skolimowski. Ma anche due opere importanti dal mondo degli anime come I Can’t Stop Biting Yo, in realtà un’opera live action di Mamoru Oshii, e Lonely Castle in the Mirror di Keiichi Hara.
Le retrospettive sono sempre numerose. Cinema Regained è la sezione sul cinema classico, curata da Olaf Möller, dove vengono presentati tanto i restauri quanto i documentari sul cinema. Grande spazio al cinema filippino con i due documentari di Khavn De La Cruz, di casa a Rotterdam, National Anarchist: Lino Brocka e Nitrate: To the Ghosts of the 75 Lost Philippine Silent Films (1912-1933), e la proiezione di Cain at Abel di Lino Brocka. Omaggiati anche il cinema di Singapore, quello di Taiwan anni Sessanta e del Burkina Faso, ma ci sarà anche un film messicano di Santo, il wrestler supereroe mascherato, Santo contra los jinetes del terror di René Cardona, ideale raccordo con la retrospettiva sul cinema messicano, curata sempre da Möller, per il prossimo Festival di Locarno. Cinque sono i focus, sul cinema espanso di arc, filmmaker e performer, sulla regista e sceneggiatrice ungherese Judit Elek, sulla videoartista americana Stanya Kahn, sull’autore di anime Masaaki Yuasa, e poi The Shape of Things to Come?, documentari e opere di finzione sugli sviluppi sociopolitici degli ultimi 30 anni in India.
A completare il nutrito programma una videoinstallazione di Steve McQueen sarà visitabile per tutta la durata del festival. Si intitola Sunshine State, un’esperienza immersiva costituita da due grandi schermi che proiettano immagini della superficie solare con la colonna sonora tratta da The Jazz Singer, il primo talkie della storia del cinema. E poi i talk, nel senso degli incontri con gli autori, tra i quali lo stesso Steve McQueen, Albert Serra e Masaaki Yuasa.