Fairytale – Una fiaba

Fairytale – Una fiaba

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Presentato in concorso al 75° Locarno Film Festival, Fairytale (Skazka) è la nuova opera del grande Aleksandr Sokurov, che torna a riflettere sul tema del potere immaginando una sua Divina Commedia, un mondo dell’oltretomba, dove si ritrovano Stalin, Hitler, Churchill e Mussolini, incrociando Gesù Cristo e Napoleone.

Divina Commedia senza castigo

I corpi di Gesù Cristo e Joseph Stalin giacciono l’uno a fianco dell’altro. Solo il secondo si animerà e comincerà a vagare per un purgatorio, insieme a Hitler, Churchill e Mussolini. Divagazioni ideologiche, riflessioni sulla vita sono al centro delle loro conversazioni, dove ognuno parla la propria lingua. Consapevoli di essere ormai immortali. [sinossi]

Nubi, tuoni, luce: un caos primordiale governa l’incipit dell’ultimo film di Aleksandr Sokurov, Fairytale (il titolo originale russo è Skazka), presentato in concorso al 75 Locarno Film Festival. In una sorta di purgatorio, si ritrovano Hitler, Mussolini, Churchill e Stalin. C’è una grande porta che si apre ogni tanto che prefigura un’ascesa al paradiso, un paradiso senza fine. Quando arriva Hitler viene detto che non potrebbe in realtà essere accolto in quel mondo, non potrebbe farne parte ma unicamente in quanto suicida. Le coordinate morali, e storiche, sono provocatoriamente messe in discussione. Cristo continua a giacere mentre Stalin si alza in piedi. Che c’entra Churchill con i grandi criminali della Storia? Ma forse del premier inglese, in quanto parte della coalizione dei vincitori, non ci si ricorda dei bombardamenti di Dresda, veri e propri crimini contro l’umanità.

Figurativamente Sokurov organizza una composizione come un collage, anche esibitamente grossolana, tra filmati di repertorio delle quattro figure storiche, che si ritagliano in paesaggi disegnati in chiaroscuro alla Piranesi, vedute capriccio, nebbia, architetture contorte e decadenti, villaggi abbarbicati su colli leggendari, rovine, grotte, grovigli di radici e rami, folle indistinte inneggianti i dittatori nelle loro passerelle sul loro podio, ammassi di cadaveri, soldati morti, oche sparpagliate, gabinetti con tre scarichi d’acqua. Un universo metafisico dove trionfa il wagneriano Crepuscolo degli Dei. Un lavoro ormai molto semplice con il digitale, che permette di fare tutto anche senza attori o ricostruzioni sceniche reali. Ma che in mano al Maestro russo rimane un qualcosa di estremamente rigoroso, guidato da una visione alta, del cinema, dell’arte, dell’etica.

In Fairytale confluiscono alcune coordinate della poetica del grande cineasta russo. Torna ovviamente l’interesse per i despoti della sua tetralogia del potere, della quale riprende ora il solo dittatore tedesco. Ancora una volta colti in una sorta di fase senile, insensibile, come se ignorassero gli orrori della Storia di cui sono stati responsabili, come si evince in quella frase di Hitler in Moloch che ignora cosa sia Auschwitz, o in quello scambio di battute tra l’imperatore Hirohito e il generale MacArthur, ne Il Sole, che negano le proprie responsabilità rispettivamente per Pearl Harbour e Hiroshima. Sono le figure della Storia colte nella loro dimensione umana, nella vita quotidiana, nei loro capricci di uomini di potere. Ci sono dibattiti tra questi sulle ideologie, ideologie fluide. Mussolini, che è stato prima socialista, che afferma di essere apprezzato da Lenin, che definisce una realtà il fascismo al contrario del comunismo che è un’utopia; Stalin che reputa i comunisti quali i migliori cristiani. Sokurov ancora una volta realizza un’autopsia della Storia, scandaglia la storia della civiltà umana con le sue contraddizioni, naviga nelle sue pieghe non accontentandosi di letture facili e manicheiste. Vale la riflessione su un popolo, quello tedesco, che ha prodotto i più grandi filosofi e musicisti, ed è stato al contempo capace di essere grande nel male e di progettare l’Olocausto.

Confluisce anche in Fairytale la Divina Commedia, il progetto che il cineasta russo covava da tempo, sempre rinviato per le emergenze degli ultimi due anni. Un’opera che evidentemente Sokurov filtra con la sensibilità della grande letteratura russa. Se nella concezione di Dante il castigo è qualcosa di imprescindibile, i personaggi storici non solo rimangono impuniti, ma nemmeno provano i rimorsi e i sensi di colpa di un Raskòl’nikov. Ma esiste una giustizia d/nella Storia? E come Dante Sokurov manifesta la sua presenza, in una battuta di Hitler che esorta a non ascoltare il regista russo, a non lasciare spazio alla malinconia, ma ad andare avanti.

C’è il pittoricismo, c’è quella tensione figurativa che ha sempre guidato l’opera del Maestro Sokurov, che qui si traduce in un’estetica da inchiostro, da chiaroscuro, da litografia, tra Gustav Dorè e Piranesi. E a proposito di quest’ultimo, Fairytale condivide certe visioni architettoniche verticali, quasi alla Escher. Se pensiamo all’opera più celebre del grande incisore veneto, le Carceri, possiamo chiederci se Sokurov assegni all’arte quella giustizia negata dell’umanità. Per un autore che ha più volte contemplato la dimensione del museo, della raccolta di opere d’arte, dei grandi contenitori della memoria dell’umanità, l’Ermitage nell’Arca russa e il Louvre in Francofonia, si tratta ora di mettere in scena una fiera degli autori delle atrocità, un’esposizione dei despoti come in un museo delle cere.

Info
Fairytale sul sito di Locarno.

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