Holly

Holly

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In concorso a Venezia 80 Holly della regista belga Fien Troch, incentrato su una vicenda sovrannaturale, una ragazza che ha predetto il futuro e sembra dotata di poteri taumaturgici, un espediente in realtà per esplorare un mondo giovanile in perenne stato di disagio, una comunità alle prese con l’elaborazione del lutto. Un pretesto interessante per un film irrisolto che non riesce a prendere una direzione precisa tra le tante possibili.

Here to you Holly and Bart

La quindicenne Holly chiama la scuola dicendo che quel giorno resterà a casa. Poco dopo nell’istituto scoppia un incendio in cui muoiono diversi studenti. L’intera comunità, colpita dalla tragedia, si riunisce per cercare consolazione. Anna, una delle docenti, è affascinata dalla strana premonizione di Holly e la invita a far parte del suo gruppo di volontari. La sola presenza di Holly trasmette tranquillità, calore e speranza. Presto però tutti vogliono incontrarla e sentire l’energia catartica che emana da lei, chiedendo alla ragazza sempre di più. [sinossi]

Una piccola comunità di lingua olandese è al centro del nuovo film della regista belga Fien Troch, dal titolo Holly, presentato nel concorso internazionale di Venezia 80. La Holly del titolo è una ragazza di liceo che sembra possedere poteri paranormali. Tutto infatti comincia con lei che, un giorno, sentendosi male, telefona a scuola avvisando della propria assenza, e comunicando di presagire che qualcosa di terribile sarebbe successo. In effetti un incendio divampa facendo numerose vittime tra gli studenti, come il film ci fa capire staccando da quella telefonata e mostrando le foto dei morti nella scena successiva, ambientata mesi dopo. Impossibile dubitare dei poteri di preveggenza della ragazza che, in effetti, diventa una dispensatrice di energie positive e, come tale, una figura carismatica in quella comunità ferita. Da subito la regista tratta quel fenomeno sovrannaturale senza l’enfasi da film di genere ma, al contrario, come fosse una situazione naturale. Quello che le interessa è servirsene come espediente narrativo per indagare la psicologia di quei ragazzi e non solo, un certo disturbo giovanile che prevede anche il bullismo e l’elaborazione del lutto in una piccola comunità.

Tutto si può dire fuorché Fien Troch non sia una regista capace. Usa, per esempio, inquadrature che si aprono lentamente, per sottolineare situazioni particolarmente tese, a partire dalla scena della telefonata premonitrice, oppure nelle strette di mano di Holly con le persone sofferenti, come i famigliari delle vittime. E scruta i suoi personaggi con primissimi piani, rendendoli protagonisti dell’inquadratura, scandagliandoli nel profondo dell’anima. Quello che vuole essere il film, ovvero un film di persone vere e pulsanti, giovani con disagio, come l’amico inseparabile di Holly Bart, che è oggetto di bullismo, o persone con problemi come la sterilità dell’insegnante e ovviamente la difficile elaborazione del lutto che riguarda l’intera comunità. Personaggi osservati come i pesci dei vari acquari che si vedono nel film. Sofferenze tutte catalizzate dall’azione taumaturgica di Holly.

Holly rimane però un film irrisolto, che non riesce a prendere una direzione tra le tante che tocca: l’elaborazione del lutto di una piccola comunità, stile Il dolce domani, la psicologia e gli effetti sociali di una santona, stile il film filippino Himala, il coming of age spirituale o il disagio giovanile. E il film si chiude con le malinconiche note di The Power of Love, cover del successo dei Frankie Goes to Hollywood, ma a latitare è il potere del cinema. Fien Troch ha una sua storia a Venezia, avendo vinto la miglior regia di Orizzonti 2016 con Home, e avendo presieduto la giuria di Orizzonti l’anno successivo. Con ciò rimane inspiegabile che un film come Holly sia stato inserito nel concorso principale.

Info
Holly sul sito della Biennale.

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