Dolcezza Extrema

Dolcezza Extrema

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Presentato alla trentacinquesima edizione del Fantafestival, Dolcezza Extrema di Alberto Genovese è una frastornante cavalcata sulle ali di un immaginario weird e iper-contaminato.

Master of (sci-fi) Puppets

Gli abitanti di una lontana galassia vivono nel culto del benessere fisico e dell’estetica più estrema, e ricordano il martire Elfisio, morto fulminato dalla scarica di una lampada abbronzante. Quando il re Grigorio ordina che, in memoria di Elfisio, sia consegnata ad ogni pianeta una speciale lampada, per il trasporto viene ingaggiata l’astronave Dolcezza Extrema, con un equipaggio di ex criminali e rockstar fallite… [sinossi]

Nel variegato programma della trentacinquesima edizione del Fantafestival, la palma dell’opera più libera, fuori dagli schemi, refrattaria a ogni tentativo di classificazione, va senz’altro a Dolcezza Extrema. Film, quello di Alberto Genovese (già regista di un altro titolo fortemente weird come L’invasione degli Astronazi) dalla genesi di oltre tre anni, che mescola pezzi di immaginario nerd delle più svariate tipologie, dalla science fiction classica ai manga, dall’animazione tradizionale a quella digitale e in stop motion, dal cotè scenografico dell’heavy metal all’approccio lisergico di certo cinema popolare “cannibale” (a chi scrive è venuto in mente un cult del riciclo “creativo” come Turkish Star Wars). In fondo, proprio il riciclo è, dichiaratamente, uno dei concetti principali che sottendono alla realizzazione del film di Genovese: fin dalla scelta di utilizzare come “attori” dei pupazzi derivanti da oggetti comuni (come calzini e bottoni) che si muovono su un universo digitale, con l’unico comprimario in carne ed ossa rappresentato dall’attore Eddy Endolf, al secolo Marco Antonio Andolfi (noto al pubblico dell’horror italiano per il suo La croce delle sette pietre).

Negli 82 minuti del suo film, Genovese mostra un’immaginazione debordante, un attitudine alla contaminazione e alle giustapposizioni più ardite (la fantascienza col mito del corpo sempre giovane e in salute), un approccio alla materia divertito e assolutamente libero. Il film ha il merito di non appesantire troppo il materiale di partenza col tema della satira di costume, con una sovrapposizione troppo esplicita della trama col bozzetto sociale in forma di fantastico; lasciando che lo sberleffo al mondo del fitness, delle lampade abbronzanti e dei corpi sudati e asessuati che popolano le palestre, resti implicito ma non per questo meno efficace. L’irriverenza del film sta tutta nei suoi personaggi fatti di bottoni, calzini e stracci, che vagheggiano divinità di luce artificiale e improbabili martiri; nel volto del “Re Grigorio” di Andolfi e nel suo alter ego deforme Bakterio Piloro, nei suoi intermezzi musicali e in acido buttati nel mezzo della narrazione a spezzarne deliberatamente il ritmo. Se l’attitudine del regista è quella di chi non guarda in faccia nessuno, in fondo, ciò non può che valere anche per le regole del linguaggio cinematografico.

Di conseguenza, e coerentemente con queste basi, la trama del film (la consegna di un carico da parte di una nave guidata da un ex criminale, e la ribellione di quest’ultimo) è poco più di un pretesto, e risulta a tratti anche difficile da seguire. Meglio lasciarsi andare all’universo lisergico e da trip del film, ai suoi accostamenti cromatici vagamente anni ’80, alle schegge impazzite di immaginario di genere (tra gli altri, Alien, Star Wars, Capitan Harlock e il Muppet Show) frullate insieme senza soluzione di continuità. Similmente alle immagini, anche la colonna sonora di Antony Coia si muove tra presente, passato e futuro, con dissonanze assortite unite e pezzi grind e death metal, e a composizioni elettroniche più classiche che occhieggiano ai decenni passati. Lo spettacolo offerto dal film, che (nel modo più neutro possibile) non stentiamo a definire unico, può vantare una realizzazione tecnica decisamente buona, frutto di un lavoro lungo e apprezzabile; valorizzata anche da inserti (nei minuti finali) di animazione bidimensionale, e addirittura di alcune tavole di fumetto. L’insieme lascia certo storditi, a tratti con la voglia inappagata di racconto (quello che qui, inevitabilmente, latita), ma anche piacevolmente divertiti da un risultato così fuori dagli schemi, persino nel recinto (già fortemente caratterizzato) del cinema indipendente italiano.

Info
Il sito ufficiale di Dolcezza Extrema.
Dolcezza Extrema su facebook.
Il trailer di Dolcezza Extrema.
Dolcezza Extrema sul sito del Fantafestival 2015.
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