For the Love of Spock

For the Love of Spock

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Presentato al Trieste Science+Fiction, For the Love of Spock è l’affettuoso documentario su Leonard Nimoy a opera del figlio, Adam. Per celebrare il 50° anniversario di un mondo immaginario diventato un franchising, per omaggiare la sua figura simbolo, una sentita, quanto doverosa e meritata, agiografia.

Life long and prosper

Nato per celebrare il 50° anniversario di Star Trek – La serie classica, dopo la scomparsa di Leonard, nel febbraio 2015, For the Love of Spock è diventato il racconto dell’esperienza personale del figlio e regista Adam Nimoy e dei suoi rapporti con Leonard e Spock. Il film è impreziosito da materiali inediti e interviste con amici, familiari e colleghi, tra cui William Shatner, il cast della serie originale, Zachary Quinto, il nuovo equipaggio dell’astronave Enterprise e il regista J. J. Abrams. [sinossi]

For the Love of Spock parla di colui che è forse il più famoso personaggio alieno dell’immaginario fantascientifico, televisivo e cinematografico, che aveva il cuore al posto del nostro fegato, irrorato da sangue verde, ma che è rimasto nel cuore, nel posto giusto, di tante generazioni di umani. Un’icona assoluta della cultura pop, che ha attraversato, dall’inizio alla fine, il franchising fantascientifico più antico e longevo. Stiamo parlando ovviamente del signor Spock, il vulcaniano con le orecchie a punta, protagonista assoluto di Star Trek, il primo della serie iniziale, perché dopo il pilot tutti gli altri interpreti furono sostituiti, fino a essere omaggiato virtualmente anche nell’ultimo capitolo cinematografico, Star Trek Beyond di Justin Lin, il terzo capitolo del reboot iniziato da J.J. Abrams.
A raccontarlo in un affettuoso omaggio è il figlio Adam Nimoy secondo un progetto concepito inizialmente insieme allo stesso Leonard prima della sua morte per la commemorazione del 50° anniversario della serie classica. Il relativo cambiamento all’impostazione originale è subito chiaro ed evidenziato in For the Love of Spock. Adam Nimoy iscrive il film tra due immagini dei due libri autobiografici che il padre ha scritto, I Am Spock, scritto nel 1995, e I Am Not Spock del 1975. L’inversione cronologica nel mostrare i due volumi è significativa, il più vecchio essendo stato scritto per rimarcare una distanza, e evitare la confusione, tra l’attore e il suo personaggio. Ma questo primo libro ingenerò confusione e fu interpretato come un disconoscimento, come la volontà di appendere le orecchie a punta al chiodo. Così Nimoy concepì il secondo libro come omaggio all’adorabile vulcaniano e il documentario For the Love of Spock, presentato in apertura del Trieste Science+Fiction Festival è stato pensato nello stesso spirito. Avrebbe potuto intitolarsi “I Am Nimoy”…

La storia di Leonard Nimoy è la classica storia americana del self made man. Proveniente da una famiglia ebraica di Boston di origine ucraina, il padre barbiere, ha fatto di tutto prima di riuscire a intraprendere la carriera di attore, ha fatto il tassista, ha lavorato in un negozio d’animali, faceva lavoretti di tutti i tipi, dal giardinaggio al riparatore di oggetti vari. Il suo modello era Lon Chaney per le sue capacità trasformistiche. Adam Nimoy infarcisce il film con episodi inediti e divertenti – le protesi delle orecchie a punta che all’inizio non si applicavano bene – e gioca sui cliché di quell’immaginario: per raccontare che tutti gli attori del pilot furono licenziati e sostituiti da altri, tranne Leonard Nimoy, fa vedere una foto dell’equipaggio originale con i suoi membri che, a parte Spock, si dissolvono come nel teletrasporto. Scene divertenti prese dalla serie originale, come quando Spock tradisce la felicità di rivedere il capitano Kirk, dopo la sua scomparsa, per poi accorgersi di aver ceduto alle emozioni e tornare alla suo aplomb di uomo governato dalla pura logica. Oppure nello scherzoso riferimento alla somiglianza con il diavolo, sempre del capitano, che ironizza sui problemi che ci furono nel far passare quel personaggio che avrebbe potuto non venire approvato nel Bible Belt, quell’area degli Stati Uniti di rigida osservanza alla Bibbia. Il rapporto con William Shatner, con i loro due personaggi complementari, è ovviamente il fulcro del successo del mondo di Star Trek. E la capacità di interpretare un dissidio interiore, un forte conflitto tra una componente razionalistica e una emotiva (yin e yang li definisce George Takei alias Sulu), tenuta faticosamente a bada per privilegiare la propria metà vulcaniana, è comunque notevole. Segno di un lavoro di attore che si è mostrato in tante altre occasioni, al cinema, in televisione, a teatro. E che è emerso in tutta la sua poliedricità – Nimoy è stato anche cantante, scrittore, poeta e regista – in quell’interregno in cui, incredibile a dirsi, il mondo è rimasto senza Star Trek, dalla fine della serie animata, nel 1974, al primo film, Star Trek: The Motion Picture di Robert Wise, nel 1979. E Leonard Nimoy è stato anche regista a partire dal terzo film, che lo vede resuscitare, Star Trek III – Alla ricerca di Spock, che sembrò lanciarlo in una nuova carriera, nella regia di film hollywoodiani di successo, come Tre scapoli e un bebè. Ma la cosa durò poco.

Ora sono tanti a esibirsi nel gesto del saluto vulcaniano, astronauti, scienziati, lo stesso presidente Obama. Gesto inventato dallo stesso Nimoy, attingendolo dalla cultura ebraica, segno di quanto grande sia stato il suo contributo, in prima persona, nel disegnare il suo personaggio. Anche se è venuto a mancare il suo primo interprete, il personaggio di Spock prosegue con il volto di Zachary Quinto, dalla notevole somiglianza, nel reboot, e potrebbe nel futuro passare il testimone come James Bond da un attore a un altro. Il personaggio Spock, vivrà in eterno, lunga vita e prosperità! Adam Nimoy ha firmato un commosso omaggio al padre, non occultando però i problemi, le sue lunghe assenze dalla famiglia, gli assalti dei fan e i suoi dissidi. La vita di un uomo straordinario. Un’agiografia, certo, ma sentita e meritata.

Info
For the Love of Spock, il trailer.
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