Sadako vs. Kayako

Sadako vs. Kayako

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In Sadako vs. Kayako le due fantasmesse per eccellenza del j-horror si confrontano. Peccato che il duello non arrivi mai, che la tensione sia ai minimi storici e che l’intera trama risulti un risibile affastellamento di cliché.

Maledetto il giorno che t’ho guardato

La studentessa universitaria Natsumi ha da poco acquistato un videoregistratore usato per passare su dvd alcune vecchie videocassette. Guardando un video trovato nel lettore, cade vittima della maledizione dello spirito maligno Sadako, di cui in precedenza aveva sentito parlare. Intanto la liceale Suzuka, perseguitata da alcuni strani sogni, è attratta dalla casa che si trova in fondo alla via in cui vive. Anni prima l’abitazione era stato teatro dello sterminio di una famiglia, e qui Suzuka vi incontra lo spirito di Kayako e di suo figlio Toshio. Quando Natsumi e Suzuka si conoscono, capiscono entrambe che l’unica soluzione per liberarsi dai sortilegi di cui sono vittima consiste nel far sì che Sadako e Kayako si fronteggino e si distruggano a vicenda. Non resterà quindi che introdurre la videocassetta nella casa e attendere che lo scontro abbia inizio… [sinossi]

Sono le tre e mezzo del mattino nella sala 1 del Cinema Massimo: sullo schermo appaiono i titoli di testa di Sadako vs. Kayako, il film che concluderà la “notte horror”, riproposta dopo il grande successo di pubblico del 2015. Il pubblico, che è fedelmente rimasto al proprio posto, dopo il thriller paranoide con riflessi sovrannaturali Sam Was Here di Christophe Deroo e il cult punk-horror The Return of the Living Dead di Dan O’ Bannon (indubbio apice della nottata), accoglie Sadako vs. Kayako con applausi e urla di giubilo. L’idea, con ogni probabilità, è quella di divertirsi con un giocattolone horror. La stessa idea, non c’è dubbio, che ha spinto la Kadokawa a far partire la produzione del film, rinverdendo i “fasti” di Freddy vs. Jason, diretto nel 2003 da Ronny Yu con protagonisti Freddy Krueger e Jason Voorhees, rispettivamente babau delle saghe di Nightmare e Venerdì 13. Stavolta a sfidarsi a una singolar tenzone horror sono due spiriti demoniaci, la Sadako di Ringu e la Kayako di Ju-on (in realtà ci sarebbe anche Toshio, il figlio di Kayako, nonché il gatto Mar…), che hanno maledetto rispettivamente due studentesse universitarie che si sono ritrovate tra le mani la celeberrima vhs con il video, e una liceale che ha avuto in sorte la sventura di traslocare a pochi metri di distanza dalla casa di Kayako.
Al di là di qualsiasi speculazione sul senso di una produzione di questo tipo, palesemente solo alla ricerca dei fan più appassionati e degli yen (o dollari, o euro) nel loro portafoglio, a lasciare basiti è la totale superficialità con cui Sadako vs. Kayako è stato portato a termine. Non si sta certo parlando da esegeti delle due saghe – assai più interessante lo sguardo di Hideo Nakata rispetto a quello di Takashi Shimizu, in ogni caso – né l’intenzione è quella di una lettura filologica delle due maledizioni, ma vedere una sceneggiatura che non rispetta neanche le più basilari regole dettate nel corso degli anni dai due mostri appare a dir poco bizzarro. Basterebbe la restrizione temporale a cui va incontro la maledizione della vhs, che passa dal canonico “tra sette giorni morirari” a soli due giorni concessi agli sventurati visionatori del video, per far dubitare del senso già labile di un’operazione di questo tipo.

La verità è che Sadako vs. Kayako non farebbe paura neanche a un bimbetto, privo com’è di qualsiasi senso della tensione, del ritmo e della grammatica dell’orrore. Fa specie leggere alla voce regia il nome di Kōji Shiraishi, che pure qualche anno fa cercava di trovare traiettorie personali all’interno del j-horror, con titoli come Noroi (The Curse, visto nel 2005 sempre a Torino) o Kuchisake-onna (The Slit-Mouthed Woman, presentato nel 2007 a Udine durante le giornate del Far East), ma in questo caso non riesce neanche a raggiungere il minimo indispensabile per inquietare i suoi spettatori. Non che il regista abbia potuto far leva sullo script, visto che la sceneggiatura è infarcita di banalità di ogni tipo, perde di vista qualsiasi senso della logica e non per amore dell’onirismo surreale, e tratteggia personaggi con i quali appare davvero arduo provare la benché minima empatia.
Resterebbe solo il confronto tra le due fantasmesse, che rantolano e appaiono dietro la schiena delle vittime designate sempre seguendo lo stesso schema, senza mai sorprendere, senza mai far avvertire un sussulto di sorpresa. Peccato che anche il duello, che lo spettatore attende con sempre minor pazienza durante l’arco del film, si riduca a un paio di botte negli ultimi dieci minuti di film, durante i quali il piano architettato con ogni cura possibile dal miglior medium di tutto il Giappone salta in quattro e quattr’otto. Shiraishi prende questa sbrindellata creatura persino sul serio, e quindi Sadako vs. Kayako perde anche l’occasione di trasformarsi in uno scult parossistico. Resta solo la noia con cui Sadako e Kayako portano all’inferno le loro vittime. Le due saghe, con tutti i loro limiti, non meritavano un trattamento simile.

Info
Il trailer di Sadako vs. Kayako.
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