Lower City

Lower City

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Se c’è qualcosa che davvero non si può rimproverare al cinema brasiliano è la volontà di voler ragionare sulle problematiche sociali che attanagliano da sempre quella che fu, da principio, colonia portoghese… Lo dimostra anche Lower City.

Angeli caduti

Deco e Naldinho si conoscono da quando erano bambini. Vivono insieme facendo lavori di cargo e piccole consegne a bordo della Dany Boy, una barca a motore di cui sono i proprietari. La storia comincia quando i due amici affrono un passaggio a Karinna, una spogliarellista che cerca lavoro a Salvador. Dopo aver attraccato nella città di Cachoeira, i due amici escono per divertirsi un po’ e si recano ad un combattimento di polli. Naldinho scommette i soldi che ha guadagnato lavorando, si altera durante un combattimento, e finisce in una rissa. Deco va in difesa del suo amico, ferendo fatalmente l’aggressore. Sono costretti a scappare da Salvador… [sinossi]

Se c’è qualcosa che davvero non si può rimproverare al cinema brasiliano è la volontà di voler ragionare sulle problematiche sociali che attanagliano da sempre quella che fu, da principio, colonia portoghese. Negli ultimi anni è stato possibile riscontrare questa spinta in film come Árido Movie di Lirio Ferreira, Suely in the Sky di Karim Aïnouz (tra l’altro co-sceneggiatore di Lower City), il recente L’anno che i miei genitori andarono in vacanza di Cao Hamburger, senza arrivare a scomodare i nomi di Walter Salles, Fernando Meirelles e Kátia Lund. Film che, senza cercare a tutti i costi un arroccamento su posizioni tardo veriste, insinuano il loro sguardo nella realtà brasiliana, muovendosi tra le pieghe di un’umanità che appare a ogni passo in bilico tra Paradiso e Inferno.
Non diversamente agisce Sérgio Machado, sceneggiatore (suo lo script di Abril Despedaçado di Walter Salles) che esordisce con Lower City alla regia di un lungometraggio, dopo aver bazzicato il mondo dei corti, sia di fiction (nel lavoro a più mani 3 Histórias da Bahia) che documentari (Onde a Terra Acaba); il quarantenne cineasta di Salvador mette in scena il più classico dei triangoli amorosi (la donna che divide due amici), trasformando i panorami della regione di Bahia in una sorta di versione proletaria e malsana della Parigi truffautiana in cui si svolgevano le vicende di Jules e Jim. In questo modo riesce a raccontarci un mondo, sotterraneo e sdrucito, abitato da dropout, prostitute e biscazzieri, senza mai farlo apparire artefatto; la ricerca della purezza che i tre protagonisti inseguono inutilmente per l’intera durata della pellicola, è sincera e straziante.

Machado non regala facili speranze al suo pubblico, e il crescendo emotivo della pellicola va di pari passo a una discesa nel maelström in cui tutto (ideali, speranze, amicizie) è destinato a naufragare inesorabilmente. Ma, al di là di una trama onesta per quanto indubbiamente prevedibile (anche per i già citati cortocircuiti cinefili), il vero gesto politico Machado lo relega ai titoli di coda: in quelle riprese, a tratti sporche, delle strade di Salvador, con la macchina da presa che si sofferma sui volti che tanto assomigliano a quelli dei tre protagonisti (notevoli Lázaro Ramos – visto nell’ottimo O Homem Que Copiava di Jorge Furtado, Wagner Moura e Alice Braga – nipote di Sonia Braga, vista anche in Io sono leggenda), è nascosto il vero e profondo senso di una pellicola come Lower City. La realtà potrà anche essere celata tra le trame di una storia d’amore e d’amicizia (per quanto potente ed emozionante essa sia), ma deve esser sempre pronta a tornare a far capolino da dietro la porta

Info
Il trailer di Lower City.
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