Fish Tank

Fish Tank

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Convincente opera seconda della regista e sceneggiatrice inglese Andrea Arnold, Fish Tank imbocca sentieri accidentati, nel suo procedere come un coming of age percorso però da qualche lampo fuori fuoco, nelle gelosie accecanti e in certe derive sentimentali forse evitabili.

Mia, la cattiva dal cuore d’oro

Gran Bretagna: Mia ha 15 anni, un carattere impetuoso, nessuna amica, una madre coetanea, eccetto per l’anagrafe, una sorellina specializzata in turpiloquio e una grande passione per la danza hip hop. Per lei ogni giorno è uguale all’altro, fin quando in casa arriva Connor, il giovane amante della madre… [sinossi]

Sembra essere il controcampo della sua opera precedente questa seconda avventura da regista per l’inglese Andrea Arnold. Fish Tank, in effetti, con quella panoramica finale che dalla strada arriva a inquadrare il tetto di un palazzo, dove si scorge benissimo il “braccio” di una telecamera di sorveglianza. Con questa scelta stilistica la Arnold pare ci suggerisca appunto che tutto ciò che abbiamo appena visto veniva diciamo così controllato dall’alto, proprio come avveniva in Red Road, dove la protagonista era l’addetta al controllo delle telecamere disseminate nella città di Glasgow. Parlavamo di controcampo perché stavolta si guarda verso l’alto, verso l’occhio della cinepresa/telecamera di sorveglianza e tutti i personaggi paiono guardati a loro volta. Solo in qualche momento Mia (la splendida protagonista del film) si rifugia in un palazzone diroccato per isolarsi dal mondo “basso”, per evitare di invischiarcisi ancora di più, e per guardare per un attimo tutti dall’alto. In quei momenti, e solo in quei momenti, Mia raggiunge il proprio personalissimo apice di vita e in lei sembrano identificarsi sia la vera regista che la protagonista del film precedente. Due donne, togliendo per un attimo la Arnold da questo discorso, che sono alla ricerca  di un uomo al quale affidarsi completamente, eppure così ciecamente votate a un’autodeterminazione che finisce spessissimo per autodistruggerle. Entrambe provano, in modi diversi, a possedere quel loro mondo, a “sorvegliarlo”, insomma a dominarlo, quantomeno con gli occhi.

A guardare sopra, appunto, overlook, sguardo totalizzante e perfettamente assimilabile a quello della regista che plasma col proprio sguardo il mondo. Mia, però, è ancora giovane e a differenza della protagonista di Red Road non ha ancora capito quali sono le verità della (sua) vita. Se ne tiene a distanza ponendo tra sé e il mondo che la circonda una barriera di fuck you e di violenza ma in realtà è pronta ad aprire il suo cuore a chiunque provi a bussare ad esso. Mia è certamente una ragazza difficile ma la sua vita non ci viene raccontata come fosse una cronaca del disagio, come spesso ha fatto Ken Loach, ma in un intimo percorso esistenziale, irto come di prammatica di difficoltà, ma comunque virato tutto al proprio interno da una ragazza a cui mancano disperatamente i punti di riferimento. L’unico punto in cui la Arnold pare scivolare un poco è proprio nel voler disseminare il percorso di Mia di troppe buche, come fossero le tappe quasi forzate di uno svezzamento che traghettasse la giovane dell’adolescenza all’età matura. Difetto, questo, che combacia straordinariamente con quelli evidenziati nel suo esordio, segno evidente di una già marcata cifra narrativa che speriamo non depisti l’autrice verso territori inerpicati. Già Fish Tank, dicevamo, imbocca sentieri accidentati, nel suo procedere come un coming of age percorso però da qualche lampo fuori fuoco, nelle gelosie accecanti (anch’esse bissano quelle proposte in Red Road) e in certe derive sentimentali forse evitabili.

Ciò che invece la Arnold dimostra di possedere fin dal proprio esordio, e che conferma appieno in questa sua seconda fatica, è la facilità con cui sembra disegnare questi ritratti al femminile, vivissimi, (st)ruggenti figure sbilanciate e innamorate follemente di una vita peraltro abbastanza schifosa. Vite densissime di scarti, anche illogici, che la Arnold riprende standole sempre attaccata, indugiando abbondantemente anche sulle loro tante imperfezioni. Ma in questo universo realissimo, vissuto praticamente in diretta, c’è spazio per qualche magico momento in cui la regista riesce a sospendere la narrazione, un attimo lunghissimo dove c’è spazio solamente per un respiro affannato e in cui pare di sentire un cuore maledettamente vitale pompare sangue come un matto.

Info
Il trailer italiano di Fish Tank.
Fish Tank sul canale RaiCom.
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