Offside

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A pochi mesi dalla condanna a sei anni di reclusione comminata a Jafar Panahi, Bolero Film porta in sala Offside, già recuperato lo scorso febbraio dalla Berlinale tra le proiezioni speciali. Un film che rivendica le infinite risorse del popolo iraniano, e allo stesso tempo si pone come ideale grido di libertà.

L’ultimo stadio della dittatura

Si celebra a Teheran la partita decisiva per la qualificazione ai mondiali di calcio 2006. L’accesso agli stadi in Iran è vietato al gentil sesso, ma un centinaio di donne, sfidando la polizia dispiegata in modo massiccio di fronte allo stadio e noncuranti delle manganellate, riescono a entrare nello stadio e dopo una trattativa ad assistere al primo tempo… [sinossi]

Per affrontare un film come Offside di Jafar Panahi è forse necessario porsi prima l’interrogativo su quali  motivi possano aver spinto la meritoria Bolero a distribuirlo con ben cinque anni di ritardo su suolo nazionale. Al di là del valore meramente artistico, infatti, l’opera nasconde al suo interno un’importanza politica sulla quale sarebbe a dir poco scellerato soprassedere: Jafar Panahi, autore tra i più rilevanti della moderna cinematografia iraniana, è stato condannato nel dicembre del 2010 a una pena di sei anni di reclusione. Inoltre, per venti anni, non potrà lavorare come regista cinematografico: questa è la punizione che gli è stata inflitta dal tribunale di Teheran per aver preso parte, nei primi mesi dell’anno, alle manifestazioni di protesta contro il repressivo governo di Mahmud Ahmadinejad. Fatte salve queste considerazioni Offside rischia dunque seriamente di passare alla storia come “l’ultimo film di Panahi”. In questo senso appare significativa la scelta del soggetto trattato nel film: nel giugno del 2005 si svolge a Teheran l’incontro di calcio tra le nazionali di Iran e Bahrain, valevole per le qualificazioni al Mondiale del 2006. All’Iran basterebbe un pareggio per raggiungere il prestigioso obiettivo, e nell’intero Paese (da sempre non troppo avvezzo ai successi sportivi) l’entusiasmo è alle stelle: anche le donne vorrebbero assistere alla partita, ma questo viene loro impedito dall’ordine costituito, visto che secondo le leggi iraniane solo gli uomini possono accedere allo stadio. Ciononostante centinaia di coraggiose donne, opportunamente travestite da uomini, si intrufolarono nell’impianto per prendere parte a un evento storico per la loro terra.

Offside concentra le sue attenzioni proprio su un gruppo di donne che, noncuranti delle regole, decidono di eludere i controlli per vedere la partita dal vivo, e ne pagano le conseguenze. Rispetto alle precedenti creature partorite dalla mente creativa del cineasta iraniano (Il palloncino bianco, Lo specchio, Il cerchio e Oro rosso), Offside possiede un’anima leggera che sembra apparentemente cozzare contro le presunte velleità “contestatarie” del film. Un tema interessante, e che sarebbe il caso di approfondire senza lasciarsi prendere la mano da uno schematismo semplicistico.
Accusare Panahi di aver voluto dirigere un film “contro” l’Iran contemporaneo sarebbe infatti a dir poco riduttivo: pur senza mai dimenticare lo sguardo critico sulle derive assolutiste e antidemocratiche del governo di Teheran, Offside mette in scena le infinite risorse del popolo iraniano, che brama una primavera politica e ideologica che sotto il potere di Ahmadinejad sta assomigliando sempre più a un’utopia. Pur non rappresentando la punta estetica più alta della carriera di Panahi, il film ha la capacità e l’intelligenza di non adagiarsi mai su uno sguardo dall’alto, in grado di dominare il panorama che lo circonda. Tutt’altro, Panahi sposa completamente l’ottica e la visuale dei suoi (proletari) protagonisti, siano esse le donne che i militari che le prendono in consegna una volta svelata la loro sessualità. Una scelta dialettica sanamente e puramente rivoluzionaria, che racconta la realtà iraniana con indiscutibile amore e senza alcuna reticenza intellettuale. Un’indole sottolineata con forza dal bel personaggio della prima ragazza che entra in scena, protagonista del coup de théâtre finale che ribalta la prospettiva dell’intero film, acuendone il valore di contestazione e di rivolta contro la cecità e la barbarie di un sistema politico corrotto. Un grido di libertà.

Info
Il trailer di Offside.

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