Student

Il regista kazako Darežan Omirbaev con Student mette in scena il Delitto e castigo di Dostoevskij attraverso una ricerca di essenzialità e un lavoro di geometrie figli della grande lezione del cinema sovietico.

Dostoevskij in Kazakhstan

Uno studente di filosofia soffre perché non ha soldi ed è solo. L’atmosfera opprimente di povertà e la feroce legge della sopravvivenza, la divisione netta della società fra ricchi e poveri, forti e deboli lo condizionano pesantemente… E così un giorno, influenzato da tutto questo, uccide, per derubarlo, il proprietario del negozio dove va abitualmente e una cliente di passaggio. L’amore per una ragazza accrescerà ancora di più il suo senso di colpa. Lo studente allora deve assumersi la responsabilità delle sue azioni… [sinossi – TFF 2013]

La prima sequenza di Student ci porta subito in ambito meta-cinematografico, col giovane protagonista che tenta di sbarcare il lunario sullo stesso set di quella diva locale, altrettanto giovane ma arrogante e viziata, che gli regalerà una scena indimenticabile. Non dal punto di vista recitativo, ma da quello della violenza classista: allorché un assistente le rovescia addosso, per errore, una bevanda, all’umiliazione che la ragazza immediatamente gli impone si somma il pestaggio delle sue guardie del corpo. Ma nessuno della produzione alzerà un dito per protestare. Siamo in Kazakhstan. Siamo in un angolo di quell’universo post-sovietico dove regna il diritto del più forte e i più poveri devono adeguarsi, restando in silenzio. In poche parole siamo nel capitalismo selvaggio di oggi. Questa è la cornice scelta dal kazako Darežan Omirbaev per il suo ultimo lungometraggio, libero adattamento di uno dei più celebri romanzi di Dostoevskij, Delitto e castigo.

Chi conosce il cinema di questo autore, tra i più interessanti emersi dalle repubbliche ex-sovietiche dell’Asia Centrale, sa bene che il meta-cinema e lo straniamento sono ingredienti abituali di una poetica talora un po’ ermetica, ma di indubbio spessore: Kardiogramma (passato a Venezia nel 1995) e Jol (premiere a Cannes, maggio 2001) ne sono forse gli esempi migliori. In Student quel suo sguardo pensieroso e critico nei confronti della società contemporanea si è fatto ancora più livido. Lo studente protagonista, conscio della propria debolezza economica e abituato ad assistere quotidianamente alle ingiustizie e ai soprusi tipici di uno stato ultraliberista, dopo aver rimuginato a lungo su lezioni universitarie tese a esasperare il già alto livello di cinismo e spregiudicatezza finanziaria, passa repentinamente dal silenzio all’azione; e lo fa portando a termine due omicidi, uno dei quali premeditato e l’altro casuale, che hanno qualcosa di ancor più assurdo, disturbante, avvilente, nelle modalità con cui avvengono, da cui l’inevitabile rodimento interiore.

Nell’elaborazione del dramma appena accaduto, il bravo Omirbaev condensa in inquadrature sempre molto studiate, rivelatrici, tanto il disagio del protagonista che quello del mondo circostante. E in questa ricerca dell’essenzialità, nonché di certe geometrie approntate in fase di ripresa e di montaggio, la grande lezione del cinema sovietico si sposa con una stilizzazione che fa addirittura pensare, complici i silenzi e la gestualità trattenuta degli attori, a un’altra grande rielaborazione filmica dell’opera di Dostoevskij: Rikos ja rangaistus, ovvero lo straordinario Delitto e castigo realizzato da Aki Kaurismäki nel 1983.

Info
Il trailer di Student.
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