From Vegas to Macau

From Vegas to Macau

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Una action comedy ipertrofica e un po’ demenziale, dove rispende un istrionico Chow Yun-fat: è From Vegas to Macau, presentata al FEFF 2014.

Abracadabra

I problemi nella vita di Ken emergono quando, a Hong Kong, l’agente speciale Lionel (Philip Ng) si infiltra nella sala riunioni di Mr. Ko (Gao Hu), un riciclatore di denaro sporco, si impossessa dei filmati di una telecamera nascosta e li nasconde in un orsacchiotto di pezza. Ken viene chiamato in causa perché Lionel è il figliastro di un suo amico, il truffatore Benz (Benz Hui) e l’orsacchiotto viene portato a Macao dal figlio di Benz, Cool (Nicholas Tse), aspirante allievo di Ken, e dal nipote Karl (Chapman To). Mentre i cattivi sono alla ricerca dei filmati nascosti, le autorità sfruttano il talento di Ken per incastrare Mr. Ko.[sinossi]

Grande protagonista della 16esima edizione del Far Est Film Festival, il cinema di Hong Kong nella stagione 2013-2014, della quale la kermesse udinese ha fornito un sapido assaggio, ha riportato in auge tutta la sua irrefrenabile vitalità, non solo grazie alle opere di autori oramai conclamati come Fruit Chan (The Midnight After), Pang-Ho Cheung (Aberdeen) o il maestro dell’action Dante Lam (Unbeatable, That Demon Within), ma anche con quei prodotti di stampo più smaccatamente commerciale come le commedie a sfondo erotico 3D Naked Ambition di Lee Kung Lok e Golden Chickensss di Matt Chow. Rientra a pieno titolo tra i blockbuster indirizzati al grande pubblico anche From Vegas to Macau di Wong Jing, action comedy ambientata tra i variopinti e luminescenti casinò della ex colonia portoghese, tutta costruita intorno al ritorno in grande spolvero di Chow Yun-fat.

Come accadeva per le star del cinema classico hollywoodiano, l’ingresso del divo hongkonghese è qui ritardato oltremodo, per far crescere l’attesa e donare maggior risalto alla sua performance, ma anche per segnalare al pubblico la presenza di un nuovo stuolo di giovani interpreti, qui protagonisti di un lungo incipit dalla natura prettamente corale.
La rocambolesca sciarada di inganni e vecchi trucchi di prestigio, prende infatti inizio ad Hong Kong, quando il giovane infiltrato Lionel (Philip Ng) riesce a penetrare nel covo del boss Mr. Ko e a riprendere le sue attività illecite, nascondendone il filmato in un soffice orsacchiotto. Lionel fa però una brutta fine e il peluche finisce nelle mani del fratello Cool (Nicholas Tse) e del suo eccentrico cugino dia capelli bicolori Karl (l’irresistibile Chapman To, già visto in 3D Naked Ambition). I due, insieme all’anziano truffatore Benz si recheranno a Macao per chiedere aiuto e ospitalità a Ken (Chow Yun-fat) un talentuosissimo baro, ora in pensione. La situazione si complicherà oltremodo con l’arrivo in loco di Mr. Ko e della sua addestratissima gang, fermamente intenzionata a recuperare il compromettente filmato.

Terza pellicola firmata da Wong Jing e con protagonista Chow Yun-fat sull’argomento del gioco d’azzardo, dopo God of Gamblers e God of Gamblers’ Return, From Vegas to Macau è un frullato di tutto quanto il cinema hongkonghese può offrire. Wong Jing non lesina infatti in cambi di registro, saltando a piè pari dal musical allo stile fumettistico, da momenti esplicitamente slapstick (affidati tutti alla comicità demenziale di Chapman To) fino all’action con correlati exploit di arti marziali.

Da parte sua, Chow Yun-fat non si tira certo indietro, cimentandosi in qualsiasi specialità, tra tavoli da gioco, sparatorie, carte volteggianti nall’aere o lanciate come lame contro il nemico, il tutto è portato poi a compimento mantenendo un invidiabile aplomb, ma elargendo anche di quando in quando allo spettatore qualche spassosa faccetta in grado di rispolverare la sua potente maschera comica.
Sovrabbondante e ipertrofico From Vegas to Macau non è, né certo vuole esserlo, un film per palati raffinati e contiene numerose allusioni a matrici ispirative di stampo hollywoodiano non proprio aggiornatissime. Si va Ocean’s Eleven e seguiti (per via dell’ambientazione, ma anche per la coralità del cast) a prodotti anni ’90 come l’immarcescibile Mission Impossible depalmiano (l’utilizzo di maschere facciali e quello di cavi da sospensione) ma anche il meno interessante Entrapment di Jon Amiel (si vedano le sequenze con i sensori a infrarossi).

Quello che colpisce però è la sfrontatezza con cui From Vegas to Macau porta avanti il suo frullato scomposto, di una freschezza così rara e unica, che ogni cosa appare lucidata e rinnovata a puntino per essere poi lanciata incontro ad uno spettatore completamente basito e frastornato. Giochi di prestigio che solo il cinema di Hong Kong riesce ancora a regalare.

INFO
La scheda di From Vegas to Macau sul sito del FEFF 2014
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