Captain Fantastic

Captain Fantastic

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Graziosa commedia indie su quel che resta della controcultura e dei suoi figli, Captain Fantastic di Matt Ross si fregia di qualche slogan contro il sistema capitalistico e tanta celebrazione degli affetti familiari. Vincitore del premio del pubblico alla Festa del Cinema di Roma.

L’ultimo dei fricchettoni

Nel cuore delle foreste del Nord America, lontano dalla società, un padre fuori dal comune dedica la propria vita a trasformare i suoi sei figli in adulti straordinari. Ma una tragedia si abbatte sulla sua famiglia, costringendolo a lasciare quel paradiso, faticosamente costruito, per iniziare, insieme con i suoi ragazzi, un viaggio nel mondo esterno che metterà in dubbio la sua idea di cosa significa essere un genitore, e tutto ciò che ha insegnato ai suoi figli… [sinossi]
«Andai nei boschi perché desideravo vivere con giudizio,
affrontare soltanto gli aspetti essenziali della vita
e vedere se sarei stato capace di apprendere ciò che essa aveva da insegnarmi,
così da non ritrovarmi, nel giorno della mia morte, a scoprire di non aver vissuto.»
Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi

Villa con piscina o capanna nella wilderness? Torna l’eterno dilemma dell’uomo medio americano, perennemente in bilico tra le seduzioni del capitalismo più sfrenato e il richiamo di un ritorno a quella natura selvaggia su cui posero piede, per poi violarla irrimediabilmente, i suoi padri fondatori. A rispolverare l’atroce dubbio tipicamente wasp ci pensa ora Captain Fantastic, graziosa commedia indie statunitense presentata all’undicesima Festa del Cinema di Roma. Con protagonista un deliziosamente paterno Viggo Mortensen, affiancato da un nugolo di vivaci ragazzini, il film, firmato da Matt Ross (una lunga carriera da attore prima dell’esordio, nel 2012 con 28 Hotel Rooms, passato al Festival di Torino) racconta la storia di un uomo e dei suoi sei figli e di come la loro vita cambi radicalmente dopo la morte della madre. La numerosa famiglia pratica d’altronde un ménage alquanto particolare, dal momento che i due genitori hanno scelto di crescere i figli nei boschi, lontani dagli agi della vita moderna. Tra allenamenti ginnici mattutini, battute di caccia, cura dell’orto, sane letture e schitarrate notturne attorno al falò, la vita di questo insolito nucleo familiare sembra scorrere serena e ben regolamentata, finché non arriva dalla città la notizia del suicidio materno. È venuto ora il momento di imbarcarsi in un viaggio periglioso verso la giungla urbana, armati della propria purezza di spirito, di doti atletiche sconosciute ai civili e della venerazione per Noam Chomsky, personalità assai più degna di Babbo Natale di essere celebrata, specie nel giorno del suo compleanno.

Affronta questioni piuttosto complesse Captain Fantastic, che vanno dal rifiuto del capitalismo, del sistema educativo istituzionale, a discorsi sulla puericultura che prevedono il non mentire mai ai propri figli e il fornirgli un’adeguata e aperta educazione sessuale. Sono però i toni fiabeschi e la ricercata bizzarria nei comportamenti, abiti, modi di esprimersi dei nostri protagonisti a tradire il vero spirito di Captain Fantastic che in fondo è lo stesso che animava gli edificanti film per famiglie targati Disney del bel tempo che fu. In questo non c’è nulla di male, certo, però allora forse non era il caso di scomodare Chomsky e Marx, Dostoevskij e Trotsky, trascendentalismo e figli dei fiori, se lo scopo era poi semplicemente celebrare l’amore familiare, qualsiasi sia la location prescelta, capanna tra gli alberi o villetta a schiera. E così tra una risatina e l’altra, specie per qualche brillante battuta anticonvenzionale, si finisce per provare un certo smarrimento nel corso della visione di Captain Fantastic, perché non si riesce a capire se il film voglia celebrare gli ultimi lacerti della controcultura e il suo indomito spirito anarchico, oppure metterla alla berlina e spargerne le ceneri nel gabinetto.

E forse quel senso di straniamento nasce anche dal fatto che gli ideali e i valori della controcultura americana sono divenuti troppo preziosi oggi per vederli messi in discussione così esilmente, senza argomentazioni, senza di fatto prendere mai una posizione anzi, riequilibrando sempre con il bilancino gli eccessi. Se in Captain Fantastic il papà fricchettone ha ragione, infatti, ce l’ha anche il nonno capitalista, entrambi dopotutto sanno come si maneggia una balestra e in certe situazioni è questo che conta. Quanto ai ragazzi, la loro proclamata critica verso le istituzioni, si accompagna ad una perfetta conoscenza della Costituzione Americana.
Soffre dunque di un eccesso di cerchiobottismo questa sciarada fricchettona variopinta e ruffiana, che conosce bene la ricetta e stempera regolarmente la sua sapida critica anticapitalista nel roseo incanto di una celebrazione degli affetti familiari. Su quelli d’altronde, è difficile non essere d’accordo.

Info
Il sito ufficiale di Captain Fantastic.
Il trailer originale di Captain Fantastic.
Captain Fantastic sul sito della Festa del Cinema di Roma.
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