All These Sleepless Nights

All These Sleepless Nights

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Presentato tra i documentari fuori concorso al Trieste Film Festival, All These Sleepless Nights di Michal Marczak è un film che, tramite una scrittura “nouvellevaguista”, travalica ogni confine di genere descrivendo con rara efficacia l’annegamento nel presente di due ragazzi.

Mi dimentico di me

Cronaca di un’estate a Varsavia, quando Kris e Michał, compagni di classe in un istituto d’arte, vogliono provare l’esperienza di una vita al massimo. Vagano di notte per la città, spostandosi da una festa all’altra, da un incontro all’altro. [sinossi]

Vincitore del premio alla miglior regia alla scorsa edizione del Sundance, All These Sleepless Nights del documentarista polacco Michal Marczak arriva anche in Italia grazie al Trieste Film Festival che per la sua 28esima edizione lo ha messo in programmazione tra i documentari fuori concorso. Ma All These Sleepless Nights, che ha anche un distributore italiano, la I Wonder, è uno di quei film inclassificabili e dunque imprevedibili, spiazzanti. Anzi, definirlo documentario, vorrebbe dire perdere la dimensione, puramente Nouvelle Vague, di intreccio inestricabile tra recitazione e istanti di verità, brandelli di scrittura in contesti improvvisati e lirismo quotidiano, stratificazione continua di toni tra il drammatico, il tragico, il comico e il disperato, che sostanziano questo film facendone un oggetto decisamente inusuale – e dunque preziosissimo – nel panorama del cinema contemporaneo.

Gli stessi protagonisti, Kris e Michał, in cui si mischiano esperienze biografiche e qualità recitative dei due interpreti, sembrano in qualche modo dei sorprendenti e inattesi eredi dei personaggi dei primi film di Truffaut e Godard: in loro il gusto dell’atto situazionista non è mai troppo scindibile dal gesto infantilmente teppistico, così come accadeva tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta ai giovani volti del nuovo cinema francese. Ma di diverso da allora c’è un senso di disperazione e di annichilimento di cui All These Sleepless Nights si fa portatore sin dall’incipit, dove uno dei protagonisti immagina di poter mettere in sequenza le esperienze della vita di un uomo, verificando come si possa dire che, ad esempio, il tempo che passiamo a guardare i fuochi d’artificio corrisponde a quattro giorni della nostra esistenza. E se tutto questo capitasse di viverlo davvero senza pause? Ecco che allora lui e il suo amico si riversano in strade, piazze, case per abbandonarsi a un festeggiamento costante e ininterrotto, dove l’unica filosofia è quella di abbandonarsi al presente, per poi rendersi conto – come dice uno di loro – che quel presente li mangia, li tritura e li lascia ad annegare.

Perciò, quasi come in una odierna riedizione del detto dannunziano della vita come opera d’arte, i due ragazzi si esibiscono nella pura performance festaiola senza alcuna finalità specifica: lo stesso atto del rimorchiare delle ragazze – cui puntano in maniera ossessiva – è solo un gesto per riaffermare la propria disperata vitalità. Non è un caso che nel momento in cui uno di loro si metterà con Eva – nome quantomai evocativo – e si lascerà deviare in una intensa crescita personale e affettiva (forse il momento più bello del film), deciderà poi di lasciarla senza motivo, solo perché deve continuare a vivere come se tutto fosse un accidente, una casualità, allo stesso modo del camminare per strada a occhi chiusi (che è quanto accade all’inizio del film).

Quel che però fa di All These Sleepless Nights un film davvero potente è la regia, e insieme il miracoloso equilibrio di toni: Michal Marczak riesce a gestire con maestria ogni situazione, grazie a una macchina mobile e sensoriale, sensuale e nervosa, capace allo stesso tempo di restituirci momenti di formidabile verità così come di esatto simbolismo. Non solo il gesto rabbioso e divertito di saltare sopra una decina di volanti della polizia per scatenarne gli antifurti, non solo il rimanere ostentatamente in mezzo alla strada sfidando il passaggio delle auto, ma soprattutto frammenti lancinanti – e a volte anche brevissimi – come quello che vede Michał camminare in un parco sotto una pioggia battente finendo per ritrovarsi davanti a una scalinata inondata d’acqua e – tutto preso dalla sua disperazione esistenziale – affrontarla come se nulla fosse.
Momenti, come detto, a volte anche molto brevi ma efficacissimi e, invece di trovarsi a rimpiangerli come una situazione possibilmente da sfruttare più a lungo, se ne ricava l’idea di come Marczak abbia lavorato: per abbozzi, per ragionata istintività, per via di un meccanismo evenemenziale, perfettamente in grado di restituire la labilità dell’esistere.

Info
La scheda di All These Sleepless Nights sul sito del Trieste Film Festival.
Il trailer di All These Sleepless Nights su Youtube.
Il sito ufficiale di All These Sleepless Nights.
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